Home Nazionale Salute: Censis, italiani temono di più tumori e non autosufficienza

Salute: Censis, italiani temono di più tumori e non autosufficienza

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Roma, 20 apr. (AdnKronos Salute) – La salute è il bene più prezioso per gli italiani, che oggi temono maggiormente i tumori (62,6%), le malattie che provocano la non autosufficienza (30,7%), le patologie cardiovascolari (28,3%), quelle neurologiche e le demenze (26,3%). E’ quanto emerge dal Monitor Biomedico 2015, l’indagine condotta periodicamente dal Censis nell’ambito del Forum per la Ricerca biomedica che fa il punto sulle questioni chiave della sanità italiana, presentata oggi a Roma.
Negli ultimi 30 anni la speranza di vita è aumentata di 6,5 anni per le donne e di 8 anni per gli uomini, raggiungendo rispettivamente 85 e 80 anni in media. Nel tempo la sopravvivenza a molte patologie, sia acute che croniche, è migliorata significativamente. E la domanda di cure sempre più efficaci continua a crescere. Gli italiani in particolare hanno aspettative elevate nei confronti dei farmaci, che secondo le loro opinioni devono principalmente guarire dalle malattie (lo pensa il 36,7%), contribuire a migliorare la qualità della vita (20,9%), aiutare a convivere in modo accettabile con le patologie (19,5%).
Nel rapporto si ricorda che gli investimenti in Ricerca e Sviluppo promossi dall’industria farmaceutica in Italia ammontano a 1,2 miliardi di euro, pari al 4,2% degli investimenti totali effettuati in Europa, mentre il numero degli addetti impiegati in tali attività è pari a 5.950 (il 5,5% del totale). Nei principali Paesi europei si investono più risorse (in Germania il 19% degli investimenti in R&S europei, il 18% nel Regno Unito, il 15,3% Francia) e si impiega un numero di addetti superiore (il 21,2% nel Regno Unito, il 18,8% in Germania, il 18,7% in Francia). Ma il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, precisa: “A questi fondi va aggiunto un altro miliardo e 200 milioni di euro che vanno alla produzione. Il valore del farmaco va visto anche da questo punto di vista. Da noi c’è una vocazione anche manifatturiera: abbiamo 174 fabbriche e gli investimenti vanno anche li‎, e anche di questi si deve tenere conto”.
Resta irrisolto – sostiene il Censis – il problema della sostenibilità dei costi a circo del Servizio sanitario nazionale per i farmaci innovativi. Si tratta di costi elevati, soprattutto quando la platea dei pazienti destinatari è ampia. Gli investimenti diretti possono superare 1 miliardo di euro, arrivando a 2,6 miliardi se si aggiunge il costo del capitale investito nella ricerca. Ma solo 2 farmaci innovativi su 10 consentono di ammortizzare i costi di ricerca e sviluppo. Il recente caso del farmaco anti-epatite C sofosbuvir è emblematico. Il costo di un ciclo terapeutico è pari a 37.000 euro per le strutture pubbliche, ma lo stanziamento aggiuntivo del Governo per questa terapia è stato finora di circa 1 miliardo di euro per 2 anni, che si ritiene permetterà di coinvolgere circa 50.000 malati, rispetto a una platea complessiva stimata in circa 1,5 milioni di persone che hanno contratto il virus e a un numero di malati con diagnosi di epatite C superiore a 300.000.