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Subbiano: 118, nell’incontro con i sindaci gli elementi reali per decidere l’organizzazione più appropriata del servizio

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Subbiano: 118, nell’incontro con i sindaci gli elementi reali per decidere l’organizzazione più appropriata del servizio
118 Centrale Operatori

Nelle polemiche di queste ore, inserite notizie distorte e non vere. Il pregiudizio prevale sulla conoscenza e la valutazione del lavoro degli infermieri professionisti dell’emergenza.

 

SUBBIANO – Tra la Asl e i sindaci di Subbiano, Capolona e Castiglion Fibocchi è in programma una riunione tecnica per valutare l’organizzazione del servizio 118 nella zona.

Sarà quella la sede in cui saranno illustrate modalità organizzative, normative, valutazioni sulle esperienze già fatte sia nella stessa area che in altre aree. E solo la conoscenza approfondita di questi aspetti consentirà, a parere della Asl, di valutare i progetti.

Pur in assenza di questi dati è partita una mobilitazione e una campagna di stampa che si basano su supposizioni e soprattutto sulla diffusione di notizie che non sono nemmeno rispettose delle professionalità presenti sul territorio. Insomma, più una campagna basata sui “pregiudizi” che sui “giudizi”, ma che, è noto, lasciano poi nella opinione pubblica una “memoria distorta” sulla realtà. La Asl, rispettosa del fatto che questi progetti vanno prima illustrati e valutati dagli amministratori, non intende entrare nelle polemiche che sono proprie della politica, ma ritiene incomprensibile che sulle normative e sui regolamenti le dis-informazioni (che poi condizionano il giudizio delle popolazioni) arrivino da chi per professione o per incarico politico tali norme avrebbe il dovere di conoscere.

In attesa dell’incontro con i sindaci all’Azienda corre l’obbligo di sgomberare il campo da una serie di equivoci e di informazioni non vere sui quali si basano le polemiche di queste ore.

Negli ultimi anni la professione infermieristica ha subito delle radicali trasformazioni nell’aspetto culturale-formativo e legislativo anche come esigenza di adeguamento sociale, scientifico e tecnologico della sanità. Per esercitare la sua professione, l’infermiere oggi deve avere una laurea. A questa si è giunti attraverso passaggi istituzionali e normativi importanti: l’abolizione del mansionario ha previsto che il campo proprio di attività e responsabilità è determinato dai profili professionali, dagli ordinamenti didattici, nonché dal codice deontologico.

Tutto questo determina competenze specifiche, responsabilità ed autonomia. Per competenze si vuole intendere un insieme delle conoscenze, abilità ed atteggiamenti che consentono di ottenere risultati utili.

Con questi presupposti l’infermiere diviene il pernio dell’organizzazione sanitaria. Il DPR 27/3/92 che ha istituito il servizio 118, delinea chiaramente l’autonomia e la responsabilità infermieristica. La leva organizzativa è sempre e comunque la “formazione”: nella nostra realtà gli operatori 118 sono continuamente in aula, a fare esercitazione e simulazione e spesso sono gli infermieri ad essere docenti.

L’infermiere interviene nel soccorso iniziando dalla consolle telefonica in Centrale operativa 118 dove arrivano le richieste di soccorso, all’invio del mezzo adeguato, in auto medica affiancato al medico o in ambulanza assieme ad un equipaggio di soccorritori di livello Avanzato. La Asl8 ha iniziato ad introdurre l’infermiere in ambulanza senza medico dieci anni fa a Stia, dopo un importante percorso formativo. Forti delle capacità e padronanze dimostrate, si è trasportato il modello nella realtà di Arezzo, poi in Valdarno, ed infine a Monte San Savino nelle 24 ore, e a Subbiano nelle 12 ore notturne.

Le competenze dimostrate dell’infermiere nell’ambito dell’emergenza vengono dettate e definite da un modello “Standard orders protocol system”, ovvero un modello caratterizzato dalla predisposizione di protocolli operativi decisi del medico/direttore della Centrale 118, ed essendo firmati ed autorizzati rappresentano quindi una prescrizione (Dpr. 27/03/1992); questi protocolli nel contempo presentano una valenza diagnostico–terapeutica, in quanto consentono il riconoscimento delle condizioni, che stanno alla base dell’applicazione del protocollo. L’infermiere non fa diagnosi, ma si avvale di segni e sintomi, ed anche se fisicamente agisce da solo nel territorio, ha alle spalle una struttura forte altamente tutelante che è la Centrale operativa del 118. D’altronde lo stesso medico nel territorio effettua un “inquadramento diagnostico” e non una “diagnosi specifica”. Infine problema della gestione vie aeree (intubazione) l’infermiere sempre tramite protocolli e procedure gestisce in modo autonomo la sedazione e l’intubazione dei pazienti tramite presidi (tubo laringeo realizzati appositamente per l’uso infermieristico).

 

Per questi professionisti ci vuole rispetto, perché se lo sono guadagnato sul campo e perché le norme e le leggi glielo riconoscono. E, non di meno, i risultati che ottengono quotidianamente, nell’assistenza sul nostro territorio, sono la riprova tangibile che solo il pregiudizio e la scarsa conoscenza della realtà operativa e normativa, mettono in dubbio la loro capacità di lavoro.