Home Nazionale Aids: Hiv in carcere, un progetto svela la ricetta per combatterlo

Aids: Hiv in carcere, un progetto svela la ricetta per combatterlo

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Venezia, 29 set. (AdnKronos) – Tanti timori infondati ma anche alcuni rischi sottovalutati. E’ quanto emerge dalla ricerca condotta su un migliaio di persone in 10 carceri italiane nell’ambito di “Free to live well with HIV in Prison”, progetto che, oltre a voler contrastare lo stigma e a migliorare la prevenzione dell’infezione nelle strutture carcerarie, punta a favorire un mutamento nella gestione dell’infezione e a definire modelli di buone pratiche che possano essere adottati anche in altre strutture. Scarsa igiene, punture di zanzare, resistenza da parte del virus ai disinfettanti sono i timori infondati risultati più diffusi tra i detenuti, insieme alla paura della saliva, che viene ancora considerata veicolo del virus da quattro persone su dieci, e dell’urina, anch’essa temuta come possibile fonte di contagio da quasi una persona su tre. Sottostima invece dei rischi legati ad eventuali risse (considerate innocue dal 60 per cento degli intervistati) e allo scambio di spazzolini e rasoi.
La ricerca, che è stata presentata oggi in prima nazionale dai promotori del progetto, SIMPSE, NPS Italia e Università Ca’ Foscari Venezia, grazie ad un contributo non condizionato di ViiV Healthcare e col patrocinio del Ministero di Giustizia e del Ministero della Salute, offre per la prima volta una fotografia della conoscenza sull’HIV nelle carceri italiane. E svela le false paure e i rischi non riconosciuti che intralciano l’efficacia della prevenzione, tracciando le linee per prevenire e combattere l’infezione.
Innovativa la modalità di approccio utilizzata che ha preso il via dalla raccolta dei dati che rivelano il livello di conoscenza sull’infezione da HIV nelle carceri, per erogare una formazione ad hoc e promuovere la prevenzione anche con l’ausilio dei test. Va inoltre segnalato che anche se solo un detenuto su cinque considera giusto che non si conosca l’eventuale sieropositività di un compagno di cella, nel complesso sono emersi segnali positivi a riprova di come gradualmente lo stigma verso la malattia si stia sciogliendo.