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Ami l’androide alleata della scienza, online web-serie Janssen

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Milano, 23 mar. (AdnKronos Salute) – Ami, androide amica, sa ammalarsi per poi guarire. Vivere patologie sperimentandole sui propri ‘transistor’, per regalare dati preziosi agli scienziati che l’hanno creata e una chance a pazienti oggi senza speranza. Con i suoi poteri speciali nasce dalla fantasia di Andrea Martelli, regista pugliese vincitore della prima edizione del premio ‘Janssen Hi Future!’, e da oggi prende vita online sui canali di Janssen Italia, braccio tricolore dell’azienda farmaceutica del gruppo Usa Johnson & Johnson. La web-serie, in 4 puntate, si intitola ‘A.M.I. – Android for Medical Innovation’. Innovazione nelle scienze della vita, al servizio dei malati.
Il progetto ‘Hi Future!’, promosso da Janssen Italia in collaborazione con il Roma Web Fest, è partito nel maggio 2016 coinvolgendo film-maker, universitari e startupper in un contest che aveva come obiettivo quello di realizzare la prima serie sull’innovazione in salute e medicina, descritta con linguaggi il più possibile vicini alle nuove generazioni. Per accorciare le distanza tra la ricerca e le persone, fra il laboratorio e la vita vera. Martelli, barese, 30 anni appena compiuti, è stato premiato a ottobre durante la quarta edizione del Roma Web Fest, festival italiano dedicato alle web-serie e ai fashion film, vetrina per giovani talenti che cercano su Internet il modo per esprimersi e spiccare il volo.
I 4 episodi di Android for Medical Innovation – ‘Genesis’, ‘Invicta’, ‘Vertigo’ e ‘Ami’ – ripercorrono la storia di Ami da quando viene ideata a quando prende forma e intraprende la sua missione. Protagonisti i ‘genitori’, i 2 giovani ricercatori Elena Grandori e Gerardo Bianchi, interpretati da Fabrizio Stefan e Valentina Gadaleta, che hanno il sogno di donare agli uomini un’esistenza sana e felice. E’ così che ‘partoriscono’ Ami, nella serie Serena Cagnetta, un’androide progettata per studiare le malattie del genere umano. Può ammalarsi e guarire ‘a comando’, semplicemente introducendo o rimuovendo dei software infetti. Ma come l’uomo è dotata di libero arbitrio, è può decidere in autonomia i tempi e i modi per contribuire a creare un futuro libero da malattie.
L”occhio narrante’ è la videocamera di un regista nostalgico della pellicola, il Maestro Ugo Righini di Contizzecca, interpretato da Michele Cuonzo, che con il suo cameramen Roberto (Francesco di Crescenzo) sta girando un documentario su Ami. Dietro le quinte della web-serie c’è il lavoro di oltre 40 persone tra cast artistico, troupe e post produzione. Un gruppo dinamico e affiatato, perlopiù under 30. Gli effetti speciali sono curati dal team di Francesco Zaccaria, visual effects supervisor, mentre le musiche arrivano dalla collaborazione iniziata nel 2010 tra Martelli e il giovane compositore friulano Vincenzo Di Francesco.
“Siamo orgogliosi di mettere a disposizione della Rete le 4 puntate di questa appassionante web-serie – afferma Massimo Scaccabarozzi, presidente e amministratore delegato di Janssen Italia – Il nostro concorso ha avuto il merito di rendere il tema dell’innovazione nelle scienze della vita fruibile a tutti. Un concetto che Andrea Martelli ha espresso alla perfezione, lasciandosi ispirare dai temi di ‘Janssen Hi Future!’ e trasformandoli in uno strumento di comunicazione positivo ed efficace. Un invito, tramite la fantascienza, a vedere l’innovazione, anche tecnologica, come qualcosa di incredibilmente ‘umano’, al servizio della salute. Dato il suo grande successo, è nostra intenzione dare seguito al progetto con una seconda edizione di ‘Hi Future!'”.
La numero uno ha coinciso con una ricorrenza speciale per Janssen: i primi 40 anni di presenza in Italia. “Quarant’anni di start-up – sottolinea Scaccabarozzi all’AdnKronos Salute – E’ come se fossimo una start-up annuale, riuscendo ogni anno a uscire con un’innovazione farmaceutica importante”. Proprio “per questo abbiamo voluto creare un progetto che ci consentisse di parlare di ricerca e innovazione”, di far capire alla gente cosa c’è dietro una medicina: “Per portare un’innovazione al letto del paziente ci vogliono dai 10 ai 12 anni, 2,5 miliardi di investimenti, grande dedizione, tanta gente. L’idea era proprio quella di comunicare questo percorso”, la sfida del conciliare salute, tecnologia e innovazione.
Per Janet De Nardis, direttore artistico del Roma Web Fest Festival, presidente della giuria del premio, ‘Hi Future!’ è “un’occasione importante per i creativi italiani che vogliono collaborare con i brand, mettendo a disposizione il proprio talento e dimostrando il ruolo sostanziale del ‘racconto’ per arrivare al cuore delle persone. L’industria dell’audiovisivo è ormai indispensabile per la comunicazione, e per far conoscere il duro lavoro che sta dietro ogni piccola e grande azienda al servizio dei cittadini. In questo contesto si sviluppa il ruolo considerevole rivestito dal prodotto web-seriale”.
Quella di Ami è “una storia di passione per la ricerca, di sogni, lungimiranza, vittorie e speranza”, racconta Martelli, il ‘papà’ dell’androide, che ha scritto e prodotto la web-serie. “Spero che venga accolta positivamente e che la sua visione possa appassionare il pubblico, esattamente come la sua realizzazione ha appassionato noi. Il web, rispetto al cinema e alla televisione – riflette – è molto più ‘vicino’ allo spettatore. Mi auguro che Ami sia oggetto di confronto, condivisione e ispirazione per giovani ricercatori o aspiranti registi”.
Di fronte alla prospettiva di una seconda stagione del premio ‘Hi Future!’, il vincitore della prima risponde “Magari!”, e invita i colleghi a partecipare numerosi: “Bisogna osare nella vita e buttarsi – dice all’AdnKronos Salute – Quindi fatelo, perché per me è stata veramente una grande occasione. Non mi ero mai approcciato a questo tipo di temi e perciò è stata sicuramente una sfida. Janssen mi ha dato questa opportunità, di cimentarmi in tematiche che raramente vediamo in tv, sul web e al cinema”.
“Molto spesso, a livello drammaturgico – ragiona Martelli – si tende più a parlare del problema”, per esempio di una malattia, “e non del modo in cui si possa risolverlo. In questo caso mi sono trovato a poter raccontare una storia per fornire delle ipotetiche soluzioni, grazie alla fantascienza” che con Ami diventa scienza. “E’ vero, è un’androide. Ma ha una componente biologico-sintetica molto alta, quindi è praticamente umana”, anticipa il regista. Un androide umanizzato perché è anche di “umanizzazione” che Martelli vuole parlare: “Un concetto fondamentale è quello del rapporto medico-paziente”, della necessità di “andare un po’ oltre la mera cartella clinica”. Con i suoi amici ricercatori “Ami ha un rapporto reale, di sentimenti, di passione, di condivisione di valori. Ami è un androide, ma Ami è anche altro”. Si ammala per salvare il mondo.