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Bioshopper anche per alimenti sfusi, 6 italiani su 10 dicono sì

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Roma, 6 ott. (AdnKronos) – Sì ai bioshopper compostabili, per il primo imballaggio degli alimenti sfusi, per quasi 6 italiani su 10. E’ quanto emerge dal rapporto di ricerca integrato ‘I sacchetti biodegradabili per il reparto ortofrutta’ realizzato da Ipsos Public Affairs e presentato oggi all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo da Nando Pagnoncelli e Luisa Vassanelli.
A partire dal 1 gennaio 2018, infatti, anche i sacchetti a fini di igiene o per alimenti sfusi, utilizzati come imballaggio primario in gastronomia, macelleria, pescheria, ortofrutta e panetteria, dovranno essere biodegradabili e compostabili secondo la norma UNI EN 13432. Dal report, nel dettaglio, emerge che il 66% degli italiani acquista la frutta e verdura al supermercato nonostante il canale preferito di acquisto sia il fruttivendolo (33%) e più dell’80% preferisce comprarla sfusa perché ritenuto più sano. I sacchetti per il confezionamento di frutta e verdura sono usati dall’80% degli italiani che fanno la spesa al supermercato e il 58% di essi si dichiara pronto ad accogliere favorevolmente l’introduzione dei sacchetti in materiale biodegradabile e compostabile.
Il rapporto è uno studio integrato composto da una ricerca qualitativa e una ricerca quantitativa, con 1.000 interviste Cawi (Computer-Assisted Web Interview) su un campione rappresentativo della popolazione italiana dai 18 ai 65 anni.
Il 71% degli italiani ritiene che, rispetto al passato, vi sia un’attenzione maggiore anche al riciclo dei materiali, e infatti, in 10 anni, le dichiarazioni sulle abitudini di raccolta registrano forti incrementi percentuali (+45% per l’umido, +34% per le pile; +33% per i farmaci). Emerge forte l’esigenza di mettere fine a comportamenti che impattano sulla salute del Pianeta: infatti, rispetto all’attribuzione di responsabilità sulla creazione delle ‘garbage trash’, il 70% degli intervistati si auto-colpevolizza.
Emerge anche la volontà di spendere qualcosa in più per un prodotto che salvaguardi ambiente e occupazione; solo una quota residuale del campione (16%) non si trova d’accordo. A fronte di questa accresciuta consapevolezza, la direttiva europea relativa all’introduzione dei sacchetti per il primo imballo alimentare (frutta e verdura, gastronomia, panetteria, pescheria, macelleria) in materiale biodegradabile e compostabile, recepita dall’art. 9 bis d.l. n. 91/2017 (c.d. decreto Mezzogiorno), viene accolta con favore dal 58% degli italiani che la ritiene la naturale conclusione di un ciclo virtuoso iniziato nel 2011.
Sul tema del pagamento di tali sacchetti, il 71% ipotizza un esborso economico mentre circa un intervistato su tre (29%) si dichiara assolutamente contrario. In ogni caso, il 59% valuta il costo di 2 cent per sacchetto del tutto accettabile; mentre una minoranza (13%) si dichiara in disaccordo. Peraltro, una forte apertura di credito all’acquisto a pagamento viene fornita dalla prospettiva occupazionale, che incontra il favore della quasi totalità del campione (86%), purché supportata efficacemente da un messaggio credibile e onesto (65%).
“Un dato emerge su tutti dalla ricerca – afferma Alessandro Ferlito, responsabile commerciale di Novamont – per il consumatore il sacchetto, sia esso per asporto merci che frutta/verdura oggi è, a tutti gli effetti, un servizio perché non esaurisce la sua funzionalità nel singolo gesto di trasporto e perché portatore di valori rispetto all’ambiente. Gli italiani sono pronti alla nuova direttiva ma chiedono più qualità e più informazione e la Gdo, che da sempre è sensibile a questa domanda, saprà certamente rendersene interprete”.