Home Nazionale Bonifica ecosostenibile, un bosco in fabbrica per risanare il suolo inquinato a Marcianise

Bonifica ecosostenibile, un bosco in fabbrica per risanare il suolo inquinato a Marcianise

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Roma, 3 ott. (AdnKronos) – Un bosco di 17.500 pioppi per ‘neutralizzare’ un suolo inquinato nella terra dei fuochi. E’ la bonifica ecosostenibile sperimentata a Marcianise che ha permesso in soli 4 mesi la messa in sicurezza di un terreno di 35.000 m2 fortemente contaminato da metalli pesanti, quali piombo antimonio, arsenico e cadmio.
L’importante iniziativa di risanamento ambientale, tramite tecnica di fitorisanamento, ha riguardato un’area ex Sin (Siti di Interesse Nazionale) dove insiste il sito produttivo di una delle aziende della filiera Cobat, la Eco-Bat di Marcianise (Caserta). Il più grande produttore e riciclatore di piombo del mondo, attualmente l’unica azienda globale che offre un circuito chiuso di riciclaggio di batterie al piombo; il progetto, primo esempio su scala nazionale nel suo genere, nasce all’interno del sistema Cobat, Consorzio Nazionale di Raccolta e Riciclo.
L’iniziativa è stata sviluppata dai ricercatori dell’Università di Napoli Federico II all’interno del progetto comunitario Life Ecoremed, di cui è parte attiva la Regione Campania. Nello specifico, il Fitorisanamento è una tecnologia totalmente naturale nell’ambito dei più moderni sistemi di bonifica sostenibile con un triplice obiettivo: disinquinare un suolo contaminato, ripristinarne fertilità e produrre materiali utili per la filiera agro-energetica e della chimica verde.
La bonifica ecosostenibile sperimentata a Marcianise ha reso possibile, in soli 4 mesi, la messa in sicurezza di un terreno di 35.000 m2 fortemente contaminato da metalli pesanti, quali piombo antimonio, arsenico e cadmio, dando vita a un grande polmone verde all’interno del sito produttivo, contaminato da pregressi stoccaggi di scarti di lavorazione. Nello specifico l’intervento ha previsto un particolare piano di caratterizzazione dei livelli di inquinamento e la successiva messa in sicurezza del terreno con piantumazione di un bosco di 17.500 pioppi, vere e proprio piante ‘minatrici’ ideali a neutralizzare la presenza di metalli pesanti estraendoli dal terreno e impedendo la loro dispersione aerea. In pieno spirito di economia circolare le stesse piante andranno poi a costituire biomassa reimpiegabile nel ciclo dell’impianto.
La nuova metodologia, tutta ‘made in Italy’, consente di fatto di attuare un intervento risolutivo, migliorativo e a bassissimo costo rispetto alle prassi in uso: se applicato su ampia scala i risparmi economici sono nell’ordine di diversi milioni di euro per ettaro bonificato (da 1 a 6 milioni contro 100.000 euro/ha). L’analisi ‘chirurgica’ dei livelli di inquinamento permette una bonifica di precisione che non movimenta impattanti quantità di terra inquinata, azzera i rischi per la salute e consente di restituire i suoli alla collettività in tempi brevi, migliorandone la fertilità; il fitorisanamento rappresenta una tecnologia efficace anche per rendere i suoli idonei alle colture alimentari in un numero limitato di anni (5-10).
Non solo. L’innovazione del progetto sta anche nella replicabilità in altre aree sensibili del nostro Paese, ad esempio impianti petrolchimici, fonderie, discariche industriali e impianti industriali dismessi.
“L’azienda, che da tempo ha avviato una politica di miglioramento ambientale in linea con la certificazione Iso 14001 – spiega Luciano Morelli, amministratore delegato di Eco-Bat – ha scelto di sperimentare il protocollo Ecoremed nel terreno precedentemente contaminato e di attuare un intervento innovativo che si inserisce a pieno nel concetto di ‘Economia Circolare’ e di riduzione della produzioni di rifiuti: il compost utilizzato per la riqualificazione del terreno proviene infatti da un impianto di Salerno ed è prodotto della frazione organica dei rifiuti solidi urbani, mentre il legno di pioppo oltre a svolgere una funzione disinquinante sarà utilizzato nei forni come riducente”.
“L’intervento di Marcianise – osserva Giancarlo Morandi, presidente di Cobat – è un esempio virtuoso di attenzione all’ambiente, asse portante di Cobat, del quale Eco-Bat è il più importante socio. Con una quota di immesso al consumo pari a oltre il 60% del mercato nazionale, Cobat è il sistema di raccolta e riciclo di pile e accumulatori esausti più rappresentativo in Italia”.
“Le scelte compiute da Cobat a Marcianise – sottolinea Silvia Velo, sottosegretario del ministero dell’Ambiente, nel corso della visita all’impianto – sono perfettamente in linea con gli indirizzi europei e nazionali per le bonifiche sostenibili. Già con l’adozione del Testo Unico Ambientale è stata indicata la strada maestra in tali interventi, fatta di riutilizzo dei materiali, riduzione dei rifiuti e ottimizzazione delle risorse. E il ministero dell’Ambiente che rappresento sta lavorando molto su progetti sperimentali e di ricerca relativi a tecnologie basate sulla bioremediation, in particolare proprio nei Siti di Interesse Nazionale, dove negli ultimi cinque anni vi è stata una riduzione di circa il 10% di interventi tradizionali, dunque di quelli fatti di scavi e smaltimento del suolo contaminato”.