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Callipo (Confsal Salfi): “A rischio le specificità nel pubblico impiego”

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Roma, 24 feb. (Labitalia) – “A rischio le specificità nel pubblico impiego”. A lanciare l’allarme è il sindacato autonomo dei lavoratori finanziari Confsal Salfi. Commentando la riforma della pubblica amministrazione, il segretario generale, Sebastiano Callipo, evidenzia due pilastri degli interventi normativi: “Uno attiene – spiega – al ridisegno dei rapporti tra legge e contratti, nel senso che, pur dettando la legge le regole generali, è rimessa al contratto la possibilità di intervento e di deroga”.
“L’altro, invece, riguarda la parte della riforma del pubblico impiego – prosegue – che comporta minori fondi alle amministrazioni, con trattamenti accessori più alti, laddove sussiste l’obiettivo dichiarato di far convergere gradualmente le retribuzioni di risultato tra ministeri, agenzie fiscali e altri enti centrali, alla luce della modifica dei comparti e del compromesso raggiunto nel recente provvedimento varato dal Consiglio dei ministri per il quale si prevede il superamento delle gabbie, ma si lascia spazio al riconoscimento dell’eccellenza, con l’assegnazione di un bonus annuale al personale dirigente e non, cui è attribuita una valutazione di eccellenza”.
Per Callipo, quindi, “mutatis mutandis, sussiste il conatus di armonizzare i trattamenti economici accessori tra un’amministrazione e l’altra, per ottenere una convergenza graduale in sede di contrattazione collettiva, attualizzando una distribuzione differenziata dei fondi in relazione all’entità delle retribuzioni, oggi godute dal personale in particolare, dirigente”. “Sostanzialmente, più alte sono le retribuzioni dei dirigenti del personale, meno margini sussistono – chiarisce – per gli aumenti in sede decentrata”.
“E’ nel nuovo comparto delle funzioni centrali che sussistono – avverte il segretario generale del Confsal Salfi – alcune significative differenze retributive”.
“Al di là dei due aspetti sopra enucleati, ovvero convergenza delle retribuzioni di risultato fra amministrazioni diverse e meno risorse alle strutture con trattamenti accessori più elevati, è da valutare nei fatti – sottolinea – se il compromesso attuato, fra superamento delle gabbie brunettiane ed erogazione di bonus per premiare le eccellenze, è sufficiente a garantire, da un lato, la voglia sociale di avere una buona amministrazione pubblica e, dall’altro, la sacrosanta esigenza dei colleghi di avere retribuzioni tabellari e accessorie in linea con il sacrificio che a loro si richiede quotidianamente”.
“Il tutto, nelle more di acquisire l‘atto d’indirizzo per l’apertura dei tavoli negoziali in Aran, per il rinnovo dei contratti e nell’attesa di incassare, dopo sette anni – ricorda – di blocco contrattuale, un indefinibile aumento lordo pro capite di 85 euro”.