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Cup, proposta per equo compenso professionisti italiani

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Roma, 12 gen. (Labitalia) – “Bisognerebbe inserire nel disegno di legge sul lavoro autonomo il concetto di equo compenso del professionista che sia correlato alla qualità e quantità del lavoro svolto. Pertanto, abbiamo ritenuto necessario proporlo nel testo stabilendo la nullità delle clausole contrattuali difformi”. Lo ha detto la presidente del Comitato unitario degli ordini e collegi professionali (Cup), Marina Calderone, proprio ieri confermata nel suo ruolo, in audizione presso la commissione Lavoro della Camera.
Calderone ha esposto, su mandato di tutti gli ordini professionali, alcuni interventi di modifica al disegno di legge all’esame della commissione parlamentare. “Un criterio ragionevole -ha spiegato- per stabilire in quale misura calcolare l’equo compenso potrebbe essere, ferma restando la discrezionalità del giudice nel valutare caso per caso le patologie del rapporto, il riferimento ai parametri giurisprudenziali vigenti”.
La presidente ha poi ricordato come a pagare gli effetti della crisi economica degli ultimi anni siano stati soprattutto i liberi professionisti italiani.
Il provvedimento, composto da 22 articoli, è stato valutato in maniera positiva dagli Ordini professionali che lo hanno definito “un intervento costituzionalmente necessario”. “Si tratta di un testo moderno e adatto alle esigenze attuali del mercato del lavoro – ha dichiarato Calderone – che colma, almeno in parte, un ritardo non più tollerabile per il comparto del lavoro autonomo e professionale che rappresenta una realtà di 2,3 milioni di professionisti che alimentano un indotto occupazionale di circa 4 milioni di persone”.
Tra le osservazioni del Cup anche la valorizzazione del principio di sussidiarietà e del carattere di terzietà degli professionisti iscritti a un albo nazionale che rappresenta un tassello molto importante perché ribadisce quanto siano utili i professionisti nel rapporto con la pubblica amministrazione e nella tutela della fede pubblica.
Infine, la proposta riguardante il lavoro agile, che permette di conciliare le esigenze di vita e di lavoro dei lavoratori attraverso la flessibilità dei rapporti di lavoro. Per raggiungere questo scopo il Cup ritiene utile l’introduzione di forme contrattuali di lavoro agile atipiche, anche in deroga alla disciplina generale di legge o della contrattazione collettiva, purché gli accordi individuali raggiunti dalle parti contraenti siano formalizzati presso le Commissioni di certificazione e con le garanzie di protezione previste dai procedimenti richiesti.