Home Nazionale Dal ‘bio’ alla Co2, i Paesi Ue al top per il cibo buono, anche per l’ambiente

Dal ‘bio’ alla Co2, i Paesi Ue al top per il cibo buono, anche per l’ambiente

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Roma, 4 ott. – (AdnKronos) – L’Italia è al top per la riduzione delle emissioni di Co2 in agricoltura; la Francia è il Paese campione nella lotta allo spreco alimentare; la Germania ha la più alta percentuale di suolo agricolo ‘bio’. Sono questi i Paesi targati Ue in cui il cibo è buono, anche per l’ambiente, e che figurano nel Food Sustainability Index che la Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition ha realizzato in collaborazione con The Economist Intelligence Unit proprio per identificare quei Paesi che, attraverso delle pratiche virtuose, stanno contribuendo a cambiare in positivo il sistema alimentare.
Vediamoli nel dettaglio, a partire dall’I
talia che con un punteggio di 95,96 (in una scala da 1 a 100) si piazza al primo posto tra i Paesi europei per minori emissioni di Co2 equivalente in agricoltura. Un risultato molto incoraggiante se si considera che nel mondo le emissioni in questo settore sono aumentate del 20% dal 1990 a oggi (e raddoppiate dal 1960 a oggi) e che attualmente rappresentano il 24% dei gas serra totali.
In un mondo in cui si stima che entro il 2050 la produzione agricola possa aumentare del 70% diventa allora fondamentale lavorare per impattare di meno sull’ambiente. In questo senso, in Italia è stato fatto un primo passo in avanti con l’uso di energie rinnovabili che ha portato a una riduzione di circa il 34% delle emissioni di Co2.
In tema di spreco alimentare, è invece la Francia, tra i Paesi Ue, a dare il buon esempio. Qui, solo il 2,31% del cibo prodotto si perde all’interno della filiera, grazie a una legge all’avanguardia del 2016 che ha reso obbligatorio riutilizzare le derrate alimentari ancora commestibili ma rimaste invendute.
Un provvedimento significativo, che ha interessato ogni settore, dalle scuole alle grandi aziende e ha portato a stipulare convenzioni con associazioni no profit per la distribuzione di generi alimentari e a sanzioni per evitare la distruzione volontaria dei prodotti alimentari ancora consumabili.
Una legge importante se si considera che ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo (un terzo del cibo del mondo) vengono sprecate senza arrivare neanche a tavola, ovvero circa 4 volte la quantità necessaria a sfamare le quasi 800 milioni di persone sul pianeta che sono denutrite. Mentre il gas metano prodotto dal cibo che finisce in discarica è 21 volte più dannoso della Co2.
Agricoltura biologica: la Germania le dedica il 6,27% del totale dei terreni coltivati. Un numero alto se consideriamo che in Paesi come Regno Unito o Francia dedicano allo stesso scopo poco più del 3% delle terre disponibili. In più, la Germania punta a innalzare i valori fino al 20% entro pochi anni, accompagnando questa pratica a una gestione virtuosa delle risorse idriche puntando sul riutilizzo dell’acqua e sull’ottimizzazione dell’irrigazione.
E fuori dall’Europa? Allargando i confini, vale la pena di citare gli esempi brasiliano e australiano. Il Brasile si distingue per la sua ‘agricoltura giovane’: se in Europa solo 6% degli agricoltori ha meno di 35 anni, qui 1 agricoltore su 3 ha meno di 24 anni. Un contesto che, unito all’uso della tecnologia applicata ai sistemi di irrigazione intelligente o all’utilizzo dei droni per il controllo dei terreni o ancora al monitoraggio automatico delle condizioni climatiche, garantisce un migliore uso delle aree coltivabili e un’ottimizzazione di tutti i processi agricoli.
L’Australia è invece leader nella gestione dello spreco alimentare: solo lo 0,66% del cibo prodotto viene buttato via, mentre il rimanente 99,34% viene riutilizzato e impiegato anche in altri settori. Risultato raggiunto da una parte mettendo in atto una strategia che fa lavorare in sinergia produttori, distributori, trasformatori e rivenditori per dirottare il cibo sprecato dalle discariche ad usi più produttivi (come il compostaggio o l’arricchimento del suolo), dall’altra avviando pratiche di sensibilizzazione per i consumatori.
La geografia del cibo al di là del gusto si trova nel capitolo di “Mi ambiento – il libro dei fatti green”, promosso ed edito da Pentapolis Onlus e realizzato con la partecipazione della Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition, presentato in occasione del Salone della Csr e dell’innovazione sociale.