Home Nazionale Ex calciatore ucciso, “volevano scioglierlo nell’acido”

Ex calciatore ucciso, “volevano scioglierlo nell’acido”

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Milano, 15 dic. (AdnKronos) – Un “omicidio pianificato nei dettagli” quello di Andrea La Rosa, ex calciatore il cui cadavere è stato ritrovato dai carabinieri all’interno di un bidone nascosto nel bagagliaio di un’auto due sere fa. Qui i suoi assassini lo avevano occultato con l’obiettivo di farlo sparire. Allo stato delle indagini, due le persone indagate, sottoposte a fermo perché indiziate di concorso in omicidio e soppressione di cadavere. Si tratta di Antonietta Biancaniello, 59 anni, e del figlio Raffaele Rullo, 35 anni. A chiarire le circostanze del fermo e a fare il punto sulle indagini Michele Miulli, comandante del Nucleo investigativo del comando provinciale del carabinieri di Milano.
“Quella che inizialmente veniva denunciata come scomparsa da subito appariva qualcosa di diverso a causa di una serie di indizi” spiega il pm che ha disposto il fermo, Eugenio Fusco, chiarendo che “dagli operanti che hanno raccolto la denuncia si è passati subito alla compagnia di San Donato Milanese. Quindi l’indagine è approdata al nucleo di via della Moscova”.
“L’indagine è in corso – sottolinea Miulli – in relazione all’epoca della morte e relativamente alle sostanze che sono state trovate per cercare di distruggere il cadavere”. Il comandante chiarisce che “da subito si è ipotizzato l’omicidio piuttosto che la scomparsa volontaria; dunque immediate sono partite le ricerche non solo di La Rosa ma anche dei responsabili”. La vittima aveva condiviso l’incontro che avrebbe avuto di lì a poco con Rullo e con la madre di lui con il suo circuito relazionale, in particolare la fidanzata e un compagno della squadra di calcio. “Non sappiamo se per scherzo o se perché preoccupato” precisano gli investigatori.
Lo scopo era consegnare 8000 euro che si aggiungevano ai 30mila euro precedentemente prestati sempre a Rullo. Difficile capire la motivazione alla base del prestito. “La Rosa ha prestato denaro anche ad altri conoscenti. Non ci risulta che per lui fosse un’attività di lucro. Forse – ipotizzano – si trattava soltanto di una persona gentile nei confronti di altre che avevano necessità. Non ha dato mai soldi a persone con le quali non aveva relazioni”. Allo stato delle indagini, dunque, La Rosa avrebbe semplicemente prestato soldi a un amico. E in effetti non ci sono evidenze che il rapporto tra i due fosse conflittuale.
Le tracce di La Rosa si perdono dal momento in cui mette piede nella casa di Milano, dove vivono Rullo e la madre. Siamo al 15 di novembre. I militari che investigano sul caso si insospettiscono “per il tenore di un sms che parte dal cellulare di La Rosa il 15 novembre”. La sensazione è che “a scriverlo non fosse stato lui ma qualcun altro”. Per altro proprio da quel giorno il telefono viene spento e non verrà mai più riacceso come conferma anche Apple.
L’idea da cui muovono i carabinieri è dunque che “a scrivere il messaggio fosse stato l’assassino di La Rosa”. Da allora “Rullo è stato sentito più volte come persona informata sui fatti. Ha fornito indicazioni poi smentite dalle indagini”. Insomma era “chiara l’idea che ci stesse nascondendo qualcosa. In noi si faceva strada la convinzione che fosse autore omicidio”.
La svolta “nei giorni scorsi” quando viene “colta una impercettibile conversazione” ambientale, “che ci ha fatto intuire – spiega il comandante – che stessero per spostare qualcosa di ingombrante che poteva anche emettere cattivo odore e dunque c’era necessità di reperire del materiale da un certo sito”. Così “abbiamo potuto assistere al momento in cui la donna si è fatta aiutare” da una persona del tutto ignara “a caricare nel bagagliaio di un’autovettura un bidone che era coperto”. L’auto, alla cui guida c’era la donna, è stata seguita “sulla provinciale Milano – Meda. L’abbiamo fatta fermare nel corso di un normale controllo. La donna ha riferito che stava trasportando del gasolio, senza tradire alcuna emozione”. La macchina è stata dunque portata in caserma e lì la scoperta del cadavere.
Per quanto riguarda la causa della morte, “non possiamo per ora attribuirla con certezza. Tuttavia è stata rilevata una ferita da arma da taglio all’altezza della gola. Se essa è la causa del decesso solo dopo l’esame autoptico potremo eventualmente confermarlo”. I presunti assassini hanno anche cercato di fare scomparire il cadavere versandogli addosso dell’acido. “E’ stato versato del liquido corrosivo”, spiegano gli investigatori che indicano “corrosione sulle falangi e sui capi di abbigliamento. Riteniamo che sia stato versato dell’acido per agevolarne la decomposizione”.
La madre di Rullo stava “trasportando il bidone in un sito nella disponibilità del figlio, a Seveso. Qui sono stati trovati 24 flaconi di acido. Riteniamo che lo avrebbero usato per indurre la decomposizione del cadavere”. E’ stato trovato anche il libretto di circolazione e le chiavi dell’auto di Andrea La Rosa, ma non ancora quest’ultima. Rinvenuto anche del contante, più di 6000 euro “che riteniamo essere parte di quegli 8000 di cui Rullo si era appropriato”.
Ancora da capire pienamente il movente del delitto. “Il fatto di non dovere più restituire nemmeno i 30mila” del prestito precedente “può essere un buon movente” spiega il comandante. Rullo, esperto informatico, non ha precedenti, ma “le indagini ci hanno restituito un certo profilo del soggetto. Abbiamo potuto svolgere accertamenti sul computer dell’indagato” evidenziano i carabinieri. “Nel corso delle indagini ci siamo fatti l’idea di una figura che vive di espedienti e dedito ad attività illecite che non sono contenute in questo decreto di fermo, ma che verranno successivamente approfondite”. Una grande differenza con La Rosa, che gli investigatori non esitano a definire “un bravissimo ragazzo”. Al momento nessuna confessione, gli indagati “hanno reso dichiarazioni”. Ci sarà ora l’interrogatorio di garanzia e sarà il gip a decidere quale provvedimento emettere.