Home Nazionale In Italia solo 22% manager è donna

In Italia solo 22% manager è donna

0

Roma, 28 lug. (Labitalia) – In Italia solo il 22% dei manager è donna, a fronte di una media europea del 29%. Lo rileva lo studio di The Boston Consulting Group e Valore D ‘Women at the top’, realizzato sulla base di 2.500 interviste, tra cui i principali direttori e responsabili delle risorse umane di aziende italiane e di multinazionali con sedi in Italia.
Un gap che parte da lontano, dai banchi di scuola, dove l’orientamento gioca ancora un ruolo centrale. Le ragazze, infatti, continuano a essere più orientate a percorsi di studio a carattere umanistico, dove l’occupazione, a un anno dalla laurea, si ferma al 40%. La percentuale di donne che trova occupazione al termine degli studi di Ingegneria balza, invece, al 79%, sempre in un arco di 12 mesi dalla laurea.
Una volta entrate in azienda, le donne si focalizzano maggiormente in aree di staff, rivestendo più raramente incarichi tecnici, che offrono tuttavia maggiori opportunità di sviluppo. A rallentare il percorso di crescita manageriale dei profili femminili è soprattutto la ‘cultura aziendale’. Ne è convinto il 48% del campione interpellato. Le altre ragioni sono da ricercare nella ‘scarsa chiarezza dei percorsi di carriera’ (26% del campione), e quindi negli ‘impegni familiari’ (23%).
La ricerca si concentra anche sul ruolo delle aziende individuando quattro azioni concrete per colmare questo divario in termini di diversity: sviluppare la pipeline di talenti, accorciando la distanza tra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro e aiutando attivamente le giovani nella scelta del percorso di studio; pianificare il percorso di carriera delle donne assicurando un adeguato numero di candidate a copertura delle posizioni chiave, soprattutto tecniche.
E ancora: agire sulla cultura aziendale, affinché le indispensabili azioni a supporto delle donne in termini di gestione della carriera, work-life balance e welfare aziendale possano essere realmente efficaci; misurare e valorizzare i risultati raggiunti su base costante.
Il 30% delle donne con un ruolo executive ha avuto entro i 30 anni il primo figlio, rispetto al 16% delle altre dirigenti e al 22% della media delle altre donne. Una considerazione che mette in discussione l’opinione molto diffusa secondo cui oggi, in Italia, famiglia e carriera in funzione apicale per il genere femminile siano difficilmente compatibili.
Per Laura Alice Villani, partner e managing director di Bcg, “nel proprio percorso verso la managerialità, le donne italiane soffrono visibilmente un tema di formazione non corrispondente alle richieste del mercato e un posizionamento all’interno di funzioni aziendali che non facilitano l’accesso ai vertici”.
“Se guardiamo ai differenti settori, il gender gap è particolarmente forte in quelli più tecnici e industriali. Due sono le ragioni che emergono dalla nostra analisi: un tema di cultura, che ha sempre attribuito agli uomini certi ruoli, e uno di formazione. Solo una donna su cinque oggi sceglie di studiare Ingegneria, mentre gli uomini sono più del doppio”, spiega.
“Questa ricerca -chiarisce Sandra Mori, presidente di Valore D- fotografa con chiarezza la presenza femminile in Italia. I dati parlano chiaro: più di due terzi delle donne ritiene che i principali ostacoli alla carriera siano culturali. Le aziende possono giocare un ruolo determinante per l’occupazione e la valorizzazione del talento femminile e Valore D è al loro fianco per implementare soluzioni concrete. Dalla formazione sui pregiudizi inconsapevoli per uomini e donne, ai programmi di mentorship, crescita professionale (Accelerating Path e C-Level School) per le donne e WelfareLab per le risorse umane”.