Home Nazionale Industria 4.0: formazione e tutele, serve un ‘ambiente’ protettivo (2)

Industria 4.0: formazione e tutele, serve un ‘ambiente’ protettivo (2)

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(AdnKronos) – Di fronte alla Quarta rivoluzione industriale che ha caratteri di “velocità crescente; di pervasività; di profondità nell’impatto sociale; di imprevidibilità”, sottolinea Sacconi, serve affrontare vecchi ma anche nuovi bisogni. In particolare “le nuove criticità per i diritti fondamentali del lavoro: salute, equo compenso, sicurezza sociale; il diritto alla continua occupabilità; il diritto alla vita buona in quanto equilibrio tra lavoro, affetti e riposo”. E questo in un quadro che vede l’Italia con bassi tassi di occupazione, alti tassi di inattività, invecchiamento della popolazione lavorativa; bassa produttività; elevata dimensione dei lavori ripetitivi nelle manifatture; propensione alla sostituzione di lavoro con macchine; basse conoscenze-competenze nei giovani e negli adulti; dualismi territoriali.
Infatti, come si evidenzia nel rapporto, circa un terzo della popolazione italiana risulterebbe occupata, con la conseguenza che in media ogni occupato si trova a mantenere se stesso e altri due individui. Ma non solo. Negli ultimi 25 anni l’età media dei lavoratori italiani è salita da 38 a 44 anni e gli occupati con meno di 35 anni sono diminuiti di 3,6 mln mentre con quelli con più di 45 anni sono cresciuti di 4,2 mln. Nel rapporto, inoltre, si evidenzia come sia errata “l’idea che lo sviluppo tecnologico sia un fenomeno incontrollato ed incontrollabile”. Anzi. Si calcola che in 27 Paesi europei la digitalizzazione abbia prodotto 11,6 milioni di posti di lavoro aggiuntivi tra il 1999 e il 2010.
Il rapporto mette in particolare l’accento anche su un fenomeno preoccupante: “la pretesa, alla luce del sole, di lavoro gratuito”. Una pretesa, questa, che “si determina in quelle imprese che ricorrono sistematicamente a tirocini lontani dai percorsi curricolari e in quelle istituzioni che mettono a gara prestazioni professionali senza remunerazione. Ne è presupposto la convinzione che la debolezza di molti contraenti, soprattutto giovani, li porti ad accettare la gratuità pur di accumulare esperienze. Queste pratiche devono essere contrastate non solo attraverso lo strumento normativo e l’attività ispettiva ma ancora più sotto il profilo culturale”.