Home Nazionale La figlia di Boris Giuliano: “Mio padre sapeva di morire ma fu lasciato solo”

La figlia di Boris Giuliano: “Mio padre sapeva di morire ma fu lasciato solo”

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Palermo, 24 apr. (AdnKronos) – “Mio padre era stato lasciato solo dalle istituzioni, da quei magistrati che avrebbero dovuto portare avanti le sue indagini. E che, invece, forse per paura o chissà, per connivenza, hanno fatto in modo che uno dei suoi esecutori materiali scappasse qualche giorno prima di ucciderlo”. E’ la denuncia di Selima Giuliano, la figlia di Giorgio Borsi Giuliano, il dirigente della Squadra mobile di Palermo ucciso dalla mafia il 21 luglio 1979. Intervenendo alla presentazione del libro scritto con Alessia Franco, ‘Raccontami l’ultima favola’ (Mohicani edizioni, 60 pagg., 10 euro), durante la ‘Via dei Librai’ a Palermo, Selima Giuliano, oggi quarantenne, ricorda il padre ucciso da Cosa nostra perché ritenuto un ostacolo dai boss su cui stava indagando. Sul palco anche il questore di Palermo Renato Cortese e il giornalista Franco Nicastro.
“Il libro – spiega Selima Giuliano, che non ama partecipare alla manifestazioni ufficiali ma che preferisce recarsi nelle scuole per parlare ai bambini – ha aiutato a fare luce su mio padre, che non era solo il poliziotto a caccia di mafiosi”. “Si è trovato a essere un eroe suo malgrado – dice Selima Giuliano -perché certamente era una persona normale, una persona coraggiosa. Con una intuizione in più in quegli anni, perché ricordiamo che è stato tra i primi ad avere un contatto con l’Fbi, e parliamo degli anni Settanta. Intuizioni forse dovute al lavoro precedente che faceva, cioè il manager. Iniziò a intraprendere un metodo investigativo del tutto nuovo, nei rapporti con i giornalisti e la sua squadra”.
Parlando poi del suo rapporto con il padre – Selima aveva appena sette anni quando il padre fu ucciso dai boss – la figlia del Capo della Mobile racconta, emozionata: “Posso dire che era un padre eccezionale, che aveva una grandissima qualità che spesso non abbiamo in tanti: di lasciare fuori dalla porta tutti i pensieri. Lui certamente sapeva che sarebbe morto, che da lì poco lo avrebbero ammazzato”. E ricorda la telefonata arrivata qualche tempo prima di essere ucciso in cui si annunciava che avrebbe avuto una “vita breve” perché sarebbe stato ucciso. “Aveva toccato dei punti nelle sue investigazioni che lo avrebbero portato alla morte e lui lo sapeva”, dice Selima.