Home Nazionale Napoleoni: “Da traffico illegale migranti in Siria Isis ha preso 500.000 dollari”

Napoleoni: “Da traffico illegale migranti in Siria Isis ha preso 500.000 dollari”

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Roma, 24 gen. (Labitalia) – Una volta i mercanti di uomini erano quelli che dall’isola di Gorée in Senegal portavano carichi umani, destinati alla schiavitù, dall’Africa alle Americhe. Oggi invece i mercanti di uomini, pur usando gli stessi metodi crudeli, sono protagonisti di un business sofisticato, che fattura centinaia di milioni di euro e che finanzia anche le azioni terroristiche compiute dall’Isis o in nome dell’Isis. A tracciare le rotte dei nuovi trafficanti di ‘merce’ umana è l’economista ed esperta di terrorismo internazionale, Loretta Napoleoni, nell’ultimo suo libro ‘Mercanti di uomini – il traffico di ostaggi e migranti che finanzia il jihadismo’, appena uscito per i tipi della Rizzoli (211 pag., 18,50 euro).
“Nell’estate 2015 -dice Napoleoni a Labitalia- nell’anno cioè di un grandissimo esodo, l’Isis in Siria è riuscita ad ottenere mezzo milione di dollari attraverso l’imposizione della tassa ai trafficanti per attraversare il suo territorio e passare in Turchia. I trafficanti, poi, con quegli stessi camion con cui portavano i migranti all’andata, al ritorno portavano merci di contrabbando che vendevano sia allo Stato islamico sia nel Sud della Siria al regime di Assad. Insomma, un grosso business che forse oggi si è un po’ ridimensionato perché il territorio sotto il controllo dell’Isis è più piccolo. Ma i migranti che oggi non possono passare dalla Turchia, passano dal Sud della Siria dove l’Isis è ancora molto forte, per poi raggiungere l’Egitto, la Libia e arrivare a Lampedusa”.
“La tratta di esseri umani -dice Napoleoni- è un business a lungo termine e può diventare sempre più remunerativa”. E nella sola Libia, “nel 2015 -riporta- questa attività ha fruttato circa 300 mln di euro netti”.
I mercanti di uomini di oggi sono “dei gruppi di criminali che operano in territori abbastanza vasti e non solo nei Paesi da dove arrivano i migranti ma anche in Europa, sono anche i jihadisti che partecipano a questo tipo di affari e infine anche alcune organizzazioni europee che accolgono i migranti e lo fanno a scopo di lucro, approfittando di questo esodo che è il più grande dalla fine della seconda guerra mondiale”, precisa Napoleoni.
Una delle principali fonti di finanziamento del terrorismo sono i rapimenti, anche se “l’Isis -avverte l’esperta- non rapisce ma compra gli ostaggi”. “In Siria – spiega – c’è un fenomeno nuovo: il rapimento è sempre a scopo di lucro però gli ostaggi vengono venduti anche all’Isis che li utilizza anche per motivi politici. E alcuni ostaggi possono avere un valore più alto da morti, altri invece sono scambiati perché hanno un valore politico”.
“I riscatti hanno giocato un grosso ruolo – ricorda Napoleoni- nella creazione di questa industria del traffico dei migranti, del contrabbando, dei migranti. I primi rapimenti sono stati fatti da gruppi di jihadisti che partecipavano al contrabbando della cocaina a inizio secolo nell’Africa occidentale e nel Sahel e che a un certo punto hanno deciso di investire le somme ingenti derivate dal pagamento dei riscatti (il primo rapimento di 32 europei nel 2003 ha fruttato 6 milioni di euro) nella partecipazione al commercio e al traffico dei migranti. Senza questi soldi che venivano dai riscatti, l’industria del traffico umano non sarebbe decollata così tanto”, dice Napoleoni.
Ma quand’è che il traffico dei migranti è diventato un vero e proprio sistema industriale? “Il crollo del muro di Berlino -ricorda Napoleoni – ha destabilizzato grosse aree del mondo, principalmente quelle dove le due superpotenze, Russia e Usa, si contendevano le proprie sfere di influenza, quindi l’Africa e l’Asia centrale”.
“Da lì – prosegue – è iniziato il processo di destabilizzazione e una delle fonti principali di sostentamento dei vari gruppi che combattevano tra di loro nelle guerre civili diventa il rapimento della popolazione locale, mentre allo stesso tempo la popolazione locale decide di migrare proprio per abbandonare zone che si trovano in anarchia totale. Questo è l’inizio della storia, ma la grossa spinta è avvenuta dopo l’11 settembre 2001 nel momento in cui il jihadismo ha scoperto quale fonte importantissima per il finanziamento del terrorismo fossero i rapimenti degli stranieri”.
Libia, Siria ma anche Sahel, Mali, Etiopia, la mappa di questi movimenti criminali è ampia. “La rotta dei migranti -osserva Napoleoni- coincide con le zone più destabilizzate dalla caduta del muro di Berlino e con quelle in cui troviamo anche l’ubicazione di gruppi jihadisti molto forti e importanti. Quindi l’Africa occidentale (dove si sposta il traffico di cocaina verso l’Europa nel 2001-2002 dopo l’introduzione del Patriot Act) dove inizia anche la partecipazione a questo traffico da parte di gruppi jihadisti”.
“La cocaina si muove lungo la rotta che va attraverso il Sahel dall’Africa occidentale fino ad arrivare in Tunisia e Libia ed è esattamente la stessa rotta che seguono i migranti”, sottolinea.
“Chiaramente all’inizio -dice Napoleoni- i migranti erano pochi, poi man mano che sono cresciuti il business del traffico di uomini è diventato addirittura più ricco di quello della cocaina. L’altra rotta è quella che viene dall’Africa Orientale e che passa dalla Somalia con la partecipazione della pirateria locale, e l’altra ancora è quella che passa dalla Siria”.
Questa è “fondamentale perchè in Siria arrivano i migranti dal centro Asia, Afghanistan, Pakistan, Bangladesh e trovano i trafficanti che li portano in Europa. E lungo tutte queste rotte vediamo l’incidenza massima dei rapimenti sia della popolazione locale sia degli stranieri”, conclude.