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Pediatria: a 9 anni 1 bimbo su 10 obeso, primi 1000 giorni ‘chiave’

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Roma, 4 dic. (AdnKronos Salute) – Piccoli ma già extralarge. “Basti pensare che in Italia a 9 anni un bambino su 10 è obeso e 2 su 10 sono in sovrappeso, e che circa il 50% degli adolescenti obesi rischia di esserlo anche da adulti. Ma ciò che desta più allarme sono i dati sulle complicanze fisiche e psicosociali già presenti nell’infanzia e che tendono ad aggravarsi in età adulta”. A spiegarlo è il presidente della Società italiana di pediatria Alberto Villani, che oggi al ministero della Salute ha presentato la ‘Consensus su diagnosi, trattamento e prevenzione dell’obesità del bambino e dell’adolescente’ realizzata dalla Sip e dalla Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica, con il contributo dell’Area pediatrica che ha tra i suoi principali obiettivi il contrasto all’obesità infantile.
Il Documento riporta lo stato dell’arte delle conoscenze disponibili sull’argomento, offrendole alla comunità sanitaria nazionale, alle famiglie, alle scuole, ai decisori, quale base di riferimento per l’intervento preventivo e terapeutico. Ebbene, la parola d’ordine è prevenzione, e bisogna iniziare già a 6 anni a cercare alterazioni metaboliche ‘spia’. Ma i primi 1000 giorni sono cruciali per impostare comportamenti alimentari e uno stile di vita corretto. E questo perché “l’obesità infantile è un fenomeno dilagante e persistente”, spiegano gli esperti. Circa il 5% dei bambini/adolescenti italiani con obesità ha valori di glicemia superiori ai limiti di normalità, condizione definita di pre-diabete, cioè un’alterazione del metabolismo del glucosio che però può ancora regredire. Non è detto che questi bambini si ammalino di diabete, ma è molto importante che il metabolismo del glucosio rientri nei limiti di normalità attraverso il calo del peso, la corretta alimentazione e l’attività motoria.
Più del 30% dei bambini obesi ha valori di trigliceridi e/o colesterolo Ldl elevati e colesterolo Hdl (colesterolo buono) ridotto rispetto ai valori di normalità, condizione che li espone a rischi di sindrome metabolica e alla comparsa di arteriosclerosi. E ancora, più del 30% dei bambini obesi ha grasso accumulato nel fegato, condizione evidente di un danno epatico iniziale che però può progredire e peggiorare nel tempo, e più del 10% dei bambini obesi ha valori pressori superiori alla norma. Preoccupa in particolare il diabete. “Il diabete mellito tipo 2 che normalmente insorge in età adulta sta comparendo in età sempre più precoce – spiega Claudio Maffeis, professore di Pediatria all’Università di Verona – Uno studio statunitense ha pronosticato un costante incremento delle diagnosi negli adolescenti: nel 2050 il diabete 2 riguarderà in media un ragazzo americano ogni 1.500. Il diabete a esordio precoce è più aggressivo rispetto a quello che insorge in età adulta e le temibili complicanze compaiono in media tre volte prima”.
L’intervento tempestivo è decisivo. “Il riconoscimento precoce delle condizioni di alterazione metabolica offre la possibilità di intervenire in modo tempestivo ed efficace promuovendone la risoluzione con un corretto stile di vita ed una dieta equilibrata – spiega il presidente Siedp Stefano Cianfarani – Al contrario il persistere nel tempo di glicemia, lipidi e pressione elevati favorisce la comparsa precoce di diabete, ipertensione ed arteriosclerosi. Non a caso una delle indicazioni più importanti della Consensus è quella di ricercare alcune alterazioni metaboliche (incremento di glicemia, trigliceridi, colesterolo, pressione arteriosa) e del fegato grasso nel bambino con obesità già a partire dai 6 anni”.
Ma la chiave per la prevenzione dell’obesità è cominciare ancora prima: sin dalle prime età della vita. I primi 1.000 giorni di vita (gravidanza e primi due anni di vita) si sono dimostrati cruciali per la sensibilità dell’organismo all’esposizione a fattori di rischio o protettivi per il suo metabolismo, con effetti importanti a lungo termine sulla salute. La letteratura scientifica ha dimostrato che ciò che accade in questi primi mille giorni può influenzare la predisposizione a varie malattie nelle età future. Allattamento al seno, svezzamento secondo le raccomandazioni nazionali, no a sale e a zuccheri aggiunti sono tra le regole principali che i bambini devono seguire nei primi due anni di vita per prevenire sovrappeso e obesità e quindi l’insorgere di patologie in età adulta. Oltre a osservare la (vera) dieta mediterranea sin dalle prime età e praticare attività fisica per almeno 60 minuti tutti i giorni.
“La scuola, insieme alla famiglia, riveste un ruolo cruciale in quanto è l’ambiente in cui i bambini trascorrono gran parte del loro tempo e da cui apprendono i comportamenti da attuare – spiega Villani – Alcuni studi hanno dimostrato l’efficacia di alcune misure nella prevenzione dell’obesità infantile, tra queste la rimozione dei distributori automatici di bevande zuccherate e alimenti ricchi di sale e grassi, l’offerta di frutta e acqua a basso costo e gratuitamente e l’aumento delle ore di educazione fisica in orario scolastico ed extrascolastico. Inoltre – conclude – alcuni provvedimenti legislativi possono creare condizioni ambientali che facilitano scelte salutari, quali favorire l’accesso ai cibi sani, scoraggiare il consumo di cibi ipercalorici e di scarso valore nutrizionale e dare maggiori opportunità di essere fisicamente attivi implementando la qualità del trasporto pubblico e la sicurezza stradale, con la costruzione di piste ciclabili e pedonali nei centri urbani”.