Milano, 17 lug. (AdnKronos Salute) – Un decimo della popolazione infantile del pianeta è completamente ‘scoperto’ di fronte all’attacco dei virus. Nel 2016, infatti, un bambino su 10 nel mondo – 12,9 milioni di bimbi – non ha ricevuto alcun vaccino. Nello stesso anno, sempre a livello globale, sono circa 6,6 milioni i bambini che hanno ricevuto la prima dose del vaccino Dtp (difterite-tetano e pertosse) e che non hanno completato il ciclo di 3 dosi. Dal 2010 la percentuale di piccoli che hanno ricevuto il ciclo completo di vaccini è rimasta all’86% (116,5 milioni di bambini), con cambiamenti non significativi nell’arco dell’ultimo anno. Un dato lontano dal target di copertura vaccinale globale, fissato al 90%. Sono le stime del Rapporto annuale di monitoraggio sui programmi globali di immunizzazione, diffuso oggi dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’Unicef.
Secondo il report, tra i 194 Stati membri dell’Oms soltanto 130 hanno centrato uno degli obiettivi fissati dal Global Vaccine Action Plan (Gvap), e cioè il raggiungimento e mantenimento del 90% di copertura per il vaccino Dtp3. Se si vuole che tutti i Paesi arrivino almeno al 90% di copertura vaccinale, si calcola che sarà necessario vaccinare circa 10 milioni di bambini in più in 64 Paesi. Di questi, 7,3 milioni vivono in contesti fragili o di crisi umanitarie, inclusi Paesi in conflitto. In particolare, circa 4 milioni risiedono in 3 Paesi (Afghanistan, Nigeria e Pakistan) dove l’accesso ai servizi di vaccinazione è fattore critico per garantire una eradicazione della poliomielite che sia sostenibile nel tempo.
“Le popolazioni vulnerabili esistono in tutte le nazioni – dichiara Flavia Bustreo, vicedirettore generale dell’Oms e vice presidente di Gavi, l’Alleanza globale per i vaccini – In Europa circa 650 mila bambini che nascono ogni anno non ricevono la serie completa delle 3 dosi di vaccino contro difterite, tetano e pertosse nel primo anno. Dobbiamo tenere conto – sottolinea – che 3 bambini su 4 che non hanno avuto accesso ai vaccini vivono in Paesi politicamente instabili, molti dei quali colpiti da conflitti civili”. Un rischio “per loro e per la comunità intera”.
Nel 2016 – prosegue il Rapporto – 8 Paesi hanno avuto una copertura per il vaccino Dtp3 inferiore al 50%: Repubblica Centroafricana, Ciad, Guinea Equatoriale, Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Siria e Ucraina. Quanto alle altre vaccinazioni, nel mondo l’85% dei bambini riceve la prima dose di vaccino contro il morbillo entro il primo anno di vita e il 64% la seconda dose: livelli di copertura “al di sotto della soglia necessaria per prevenire la diffusione di epidemie, morti e raggiungere gli obiettivi di eliminazione del morbillo a livello regionale”.
Contro la rosolia 152 Paesi somministrano vaccini e dal 2010 la copertura globale è aumentata dal 35% al 47%. Gli esperti parlano di “importanti passi in avanti nella riduzione dell’incidenza di malattie come la sindrome da rosolia congenita, una condizione devastante che provoca perdita dell’udito, malformazioni cardiache congenite e cecità, assieme ad altre importanti disabilità”. Infine, i livelli di copertura relativi a vaccini di recente raccomandazione devono ancora raggiungere il 50%. Si tratta di vaccinazioni contro alcune malattie fra le principali cause di morte nei bambini al di sotto dei 5 anni, come il rotavirus responsabile di una grave forma di diarrea o la polmonite. “Molti Paesi a reddito medio sono in ritardo nell’introduzione di questi nuovi e più costosi vaccini – spiegano le agenzie delle Nazioni Unite per la sanità e l’infanzia – perché non riescono a ricevere sostegno economico esterno e i loro bilanci sanitari spesso non riescono a coprirne la spesa”.
Anche la situazione Europea è sotto stretto monitoraggio, soprattutto per la diffusione di teorie ‘no vax’. “Quella che noi definiamo ‘vaccine hesitancy’ sta destando sempre più preoccupazione – osserva Bustreo – In Europa abbiamo visto il riemergere di malattie da tempo sotto controllo attraverso l’uso dei vaccini, come ad esempio il morbillo”. Nel Vecchio continente l’anno scorso si sono verificate 35 morti a causa del morbillo, per la maggior parte in Romania ma con casi anche in Italia, Germania e Portogallo. “Tragedie inaccettabili perché potrebbero essere assolutamente prevenute”, ammonisce Bustreo.
Tornando al report Oms-Unicef, per gli autori “le stime di copertura nazionale spesso mascherano le grandi iniquità nella copertura all’interno degli stessi Paesi”.
“Nonostante il Rapporto ‘Stato di disuguaglianza: immunizzazione infantile’, diffuso nel dicembre 2016 sulle disparità emerse negli ultimi 10 anni nei Paesi a basso e medio reddito, abbia testimoniato miglioramenti globali – ammettono gli esperti – ancora in molti Paesi è necessario migliorare i livelli di equità, in particolare riducendo le disuguaglianze strettamente legate allo status economico della famiglia e all’educazione della madre. Più della metà della popolazione mondiale risiede in aree urbane e il numero della popolazione povera in ambienti urbani è in rapida crescita, in particolare in Africa e in Asia. Le persone che vivono in queste condizioni sono ad alto rischio di non ricevere o di ricevere solo in parte le vaccinazioni base”.
“I Paesi devono continuare a rafforzare i loro sistemi sanitari – riprende Bustreo – Il raggiungimento di un’alta ed equa copertura vaccinale richiede azioni mirate a livello sub-nazionale per la parte di popolazione più vulnerabile, e questo comprende di certo quelle popolazioni colpite da emergenze umanitarie, fenomeni migratori, conflitti. L’Oms e l’Unicef – conclude – aumenteranno gli sforzi per sostenere i Paesi nel migliorare la qualità e l’utilizzo dei dati di copertura a livello sub-nazionale, e a raggiungere una copertura vaccinale maggiore e più equa”.