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Salute: terapie termali raccomandate contro malattie muscolo-scheletriche

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Roma, 27 giu. (AdnKronos Salute) – L’inserimento delle strutture termali nel circuito riabilitativo per il trattamento delle malattie muscolo-scheletriche rappresenta una risorsa rilevante e di sicuro impatto in termini di risparmio della spesa del Servizio sanitario nazionale, consente una riduzione delle liste di attesa ed è un’opportunità per i pazienti, che avrebbero la possibilità di usufruire di cure di alto livello in strutture maggiormente confortevoli anche dal punto di vista psicologico. E’ quanto emerge dalla Consensus Conference promossa dalla Forst – Fondazione per la ricerca scientifica termale, presentata oggi a Roma al ministero della Salute alla presenza del sottosegretario Davide Faraone.
Scopo dello studio (per il quale è stato istituito un panel di 8 esperti di università italiane, ospedali pubblici, servizi territoriali, istituti di ricerca e associazioni di pazienti) è stato quello di individuare gli aspetti di adeguatezza ed efficacia della terapia termale per la cura di patologie muscolo-scheletriche. La Consensus si è svolta seguendo la metodologia ‘Delphi’, che ha raccolto l’opinione di diversi esperti in ambito termale, al fine di formulare delle raccomandazioni basate sulla loro esperienza attraverso la somministrazione di questionari specifici, basati sulla recente letteratura scientifica ed elaborati da un board multidisciplinare e multi professionale.
“Abbiamo chiesto a un numero congruo di specialisti cosa pensassero circa le cure riabilitative in ambito termale per le patologie muscolo-scheletriche, anche post-intervento chirurgico come per esempio gli interventi di artroprotesi di anca o di ginocchio – spiega all’AdnKronos Salute Valter Santilli, professore ordinario in Medicina fisica e riabilitativa dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, presentando i risultati della Consensus – Questo perché probabilmente lo Stato va a risparmiare se una quota di pazienti, quelli che non necessitano di un’assistenza sanitaria continuativa, anziché fare riabilitazione in ospedale può essere trattata e curata in ambito termale in un ambiente ecologico e più accogliente”.
“Grande consenso è stato registrato sulle indicazioni, sulla scelta e sull’efficacia del trattamento – riferisce Marco Vitale dell’Università degli Studi di Parma – Abbiamo così concordato che le cure termali sono utili in pazienti affetti da diverse forme di artrosi, così come post-intervento chirurgico di natura ortopedica a carico di diverse articolazioni e della colonna vertebrale. Inoltre, è prevedibile per questi pazienti un programma riabilitativo che preveda anche l’esercizio terapeutico in acqua termale. Il tutto con un alto profilo di sicurezza, buoni risultati a lungo termine e la possibile integrazione con gli altri trattamenti di natura farmacologica e non”.
“La legge 323 del 2000, ‘Il riordino del sistema termale italiano’, poggia il sistema su tre pilastri: prevenzione, cura e riabilitazione – sottolinea il presidente Forst, Aldo Ferruzzi – La riabilitazione è prevista oggi solo per gli assistiti dell’Inail, ma prevederemo, anche in base ai dati della Consensus, di estenderla a tutti i cittadini che necessitano di riabilitazioni muscolo-scheletriche. Una volta terminata la fase acuta, tendenzialmente post-operatoria, che si concentra nella fase ospedaliera, poter indirizzare le persone a continuare la riabilitazione nell’ambiente termale determina vantaggi economici per il Ssn e va a beneficio dell’utente, spesso anche con periodi di recupero più brevi”.
“Il tema delle cure termali è centrale, proprio perché in questo Paese siamo abituati a circoscrivere la cura e la salute esclusivamente agli ospedali e ai farmaci – osserva il sottosegretario Faraone – Le cure termali sono l’esempio concreto di processi importanti, sia per la prevenzione sia per quel che riguarda l’azione terapeutica, che possono anche incrementare la deospedalizzazione, ovvero uno dei processi che in questo Paese bisogna agevolare. Se abbattiamo le spese sanitarie inutili, riusciamo a investire sulla sanità in processi utili ai cittadini e compiamo un importante impegno nella direzione della qualità della salute”.
Da dati forniti da Federterme, con il supporto dell’Università Luiss di Roma, risulta che nel 2014 i ricoveri per riabilitazione in regime ordinario per le malattie del sistema muscolo-scheletrico hanno comportato complessivamente quasi 3 milioni di giornate di degenza, per un costo totale pari a oltre 700 milioni di euro. Sommando anche i ricoveri per patologie del sistema nervoso, che ammontano a oltre 390 milioni di euro, si supera abbondantemente il miliardo di spesa annuale.
Utilizzando come riferimento la tariffa media giornaliera per le prestazioni termali, e mettendo il dato a confronto con il costo medio ponderato in euro di una giornata di degenza ordinaria e in Day hospital per la riabilitazione, emerge come il risparmio tra le due modalità sarebbe circa del 60% in favore del circuito termale. Il tutto – rilevano gli esperti – rappresenta quindi un modello ideale di razionalizzazione dei percorsi di cura clinico-assistenziali in ambito riabilitativo ed ecologico.
“Quello che è stato da sempre uno dei momenti elettivi dell’attività degli stabilimenti termali, appunto il trattamento e la cura delle malattie artroreumatiche e dell’apparato locomotore, e che già aveva trovato in diversi studi una serie di evidenze – commenta il presidente di Federterme, Costanzo Jannotti Pecci – oggi trova in questa Consensus Conference un’ulteriore conferma che va al di là del mero dato di analisi scientifica, perché tale riscontro arriva dalla classe medica, che poi di fatto è il nostro primo giudice. E’ un risultato molto importante. Per i pazienti si tratta di poter ricorrere a un trattamento terapeutico non solo efficace ma anche privo di effetti collaterali, e per il Ssn si tratta di dare una risposta terapeutica adeguata attraverso un mezzo che ha un costo del tutto ragionevole e che soprattutto è gradito dal paziente”.