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Trapani: truffa centro medico riabilitazione, quattro misure cautelari

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Palermo, 22 mag. (AdnKronos) – I Carabinieri del Nas di Palermo, guidati dal capitano Giovanni Trifirò, hanno scoperto una truffa da parte di un Centro medico di riabilitazione di Marsala (Trapani) accreditato e contrattualizzato con l’Asp di Trapani. Quattro le misure cautelari emesse dal gip del Tirbunale, due misure cautelari personali di divieto di dimora ed altrettante misure cautelari del divieto di esercitare attività imprenditoriali e uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per il periodo di un anno. Colpiti C.R., amministratore unico della società e di G.C., direttore sanitario del Centro medico. Con lo stesso provvedimento “che ha ravvisato la responsabilità del Centro medico per il reato commesso nel suo interesse”, si è proceduto al sequestro preventivo diretto del profitto del reato di somme di denaro e beni patrimoniali del Centro sino alla concorrenza del valore della truffa, quantificata in circa 440.000 euro. Il Gip ha quindi accolto le richieste della Procura della Repubblica di Marsala che ha ravvisato, a carico dei predetti, la truffa aggravata in danno del Servizio nazionale “poiché l’indagine ha fatto emergere come, nel periodo preso in esame (2014-2015), talune prestazioni fisioterapiche eseguite dal Centro medico in regime di convenzione con il S.S.N., venissero rese arbitrariamente nei confronti di 106 pazienti affetti da gravi patologie neurologiche (tetraplegici, paraplegici, emiplegici, ecc.), presso i rispettivi domicili e non in regime ambulatoriale, peraltro da personale non qualificato, in quanto in possesso di diploma di massofisioterapista e non della prevista laurea di fisioterapista, in spregio alle esigenze terapeutiche e di salute degli stessi assistiti, al fine di trarne un costante, considerevole ed ingiusto guadagno. Questa condotta “ha rilevato scarsa qualità nelle prestazioni e “inappropriatezza” dell’assistenza medica di riabilitazione, nonché comportamenti opportunistici, messi in atto dalla stessa struttura sanitaria, per avere attestato ed indotto in errore la P.A. circa le prestazioni effettivamente rese”, dicono i Nas.