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Tumori: medici umani premiati nel nome di Veronesi, 4 su 5 sono donne

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Milano, 28 nov. (AdnKronos Salute) – Un premio per non dimenticare l’eredità di Umberto Veronesi, costruita in anni di vita col camice addosso, al fianco delle donne colpite da tumore al seno. “Noi medici siamo al servizio dei nostri pazienti, è nostro dovere ascoltarli per curarli nel modo migliore”, ripeteva sempre l’oncologo, morto l’8 novembre 2016 alla soglia dei 91 anni, non mancando mai di sottolinearlo, anche in ogni occasione pubblica in cui si parlava di cancro e terapie. In poche parole, umanizzare le cure. E c’è chi, da Nord a Sud del Belpaese, ha raccolto il suo appello. Sicuramente, fra gli altri, 5 camici bianchi – di cui 4 sono donne – eletti su giudizio delle pazienti di tutta Italia ‘Laudati Medici’.
Annamaria Cascone, patologa dell’azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona di Salerno; Donatella Grasso, oncologa del Policlinico San Matteo di Pavia; Luigi Manca, chirurgo del Città di Lecce Hospital; Luigia Nardone, radioterapista del Policlinico A. Gemelli di Roma e Maria Silvia Sfondrini, radiologa dell’ospedale Maggiore Policlinico di Milano: sono loro i primi professionisti ad aver ricevuto oggi durante una cerimonia a Milano il ‘Riconoscimento U.V. al Laudato Medico’, voluto da Europa Donna Italia per preservare la via indicata da Veronesi. Una ‘Menzione speciale’ dedicata al chirurgo plastico è stata invece attribuita a Carlo Iannace dell’ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino per il recupero psicofisico della paziente.
Premi ai medici più umani, consegnati nel giorno del compleanno dell’oncologo milanese, nato il 28 novembre 1925. “Questa edizione segnala che le donne, più degli uomini, rappresentano l’idea di medicina del professor Veronesi. Lui ci ha insegnato che cosa significa avere un medico/amico, un medico che cura contemporaneamente corpo e anima”, commenta Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia, ‘paziente zero’ dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, nato nel 1994 per volontà dell’ex ministro della Sanità e del banchiere Enrico Cuccia.
Il riconoscimento al Laudato Medico si ripeterà ogni anno sempre il 28 novembre, annunciano i promotori. E, chiarisce D’Antona, “ha lo scopo di rendere sempre più numerosi i medici che fanno della ‘carezza nella cura’ un mezzo per accelerare la guarigione. Mi fa piacere notare che, contro ogni previsione, questo messaggio è stato recepito dal Nord al Sud del nostro Paese”.
Alla cerimonia di oggi era presente anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che dell’oncologo ha un ricordo personale: “Ho conosciuto Umberto Veronesi in un periodo difficile della mia vita – ricorda – una persona straordinaria che mi ha insegnato ad affrontare la malattia con coraggio. Da lui ho imparato a conviverci, ad accettare che avrebbe fatto parte della mia vita e a essere consapevole di non dover mai smettere di curarmi. Avere a fianco qualcuno che capisce il dolore che si sta provando e che sa trovare le parole giuste per sciogliere quella paura che pietrifica è parte fondamentale della guarigione”. Per questo, prosegue, “voglio mandare un ringraziamento sentito e sincero a tutti i medici che oggi ricevono il riconoscimento in sua memoria, perché sono stati capaci di perseguire l’umanizzazione delle cure da lui tanto indicata e sostenuta”.
La cura del tumore al seno, conferma Paolo Veronesi, chirurgo senologo come il padre all’Ieo, “non è più solo mera tecnica chirurgica, medica e radioterapica: oggi passa attraverso l’ascolto delle persone, delle pazienti, dei loro bisogni e anche dei loro sogni. Capire ogni donna nei suoi desideri, al di là della ovvia volontà di guarire, ci consente di offrire a ciascuna il trattamento migliore. Mio padre è stato un pioniere in questo ed ha fatto scuola. E’ doveroso premiare i suoi migliori allievi”.
“Ci vollero – ricorda Alberto Costa, segretario generale della Scuola europea di oncologia, allievo di Veronesi – più di 10 anni per comprendere l’effetto dirompente e rivoluzionario dell’innovazione portata da Veronesi nel campo del tumore al seno. Disegnata con l’intenzione di trovare una cura più umana e rispettosa dell’identità corporea della donna, la chirurgia conservativa provocò col tempo un cambiamento epocale”. Così, “una scoperta apparentemente ‘tecnica’ come quella della chirurgia conservativa – continua – cambiò per sempre non solo il destino di milioni di donne oggi non più mutilate, ma anche più in generale le possibilità di guarigione di chi si ammala di tumore al seno”.
L’umanizzazione delle cure, osserva Gabriella Pravettoni, ordinario di psicologia all’università degli Studi di Milano e direttore della Divisione di psiconcologia dell’Ieo, risponde a un “cambiamento culturale. La parcellizzazione della cura tipica di questi ultimi decenni, dove il focus dell’attenzione era il corpo o ancor peggio l’organo malato, non risponde più alle esigenze della cura di oggi, dove la persona malata necessita di essere vista nella sua interezza”.
I Laudati Medici, indicati dalle pazienti italiane, lo hanno capito. Nel mese di ottobre 2017 Europa Donna Italia ha raccolto quasi 5.000 segnalazioni da tutto il Paese. I risultati emersi dal conteggio sono stati validati da un apposito Advisory Board composto da Paolo Veronesi e da Costa, Pravettoni, D’Antona e Luigi Cataliotti, anche quest’ultimo allievo di Veronesi e oggi presidente di Senonetwork Italia onlus, la rete dei centri di senologia italiani che si è posta come obiettivo principale quello di “garantire pari opportunità di cura a tutte le donne”. Curare, conclude Cataliotti, “vuol dire coniugare esperienza, appropriatezza, integrazione, corretta informazione e umanità. E proprio l’umanità sta alla base del riconoscimento istituito da Europa Donna, alla quale va il grande merito di questa iniziativa unica nel nostro Paese”.