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Veneto: Coldiretti Padova, per consumo suolo a rischio 100 ettari nella provincia

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Padova, 11 dic. (AdnKronos) – “Negli ultimi cinque anni la nostra provincia ha perso oltre 160 ettari di terreno agricolo, vale a dire più di 200 campi da calcio di suolo strappato alla campagna. Se allarghiamo lo sguardo all’ultimo ventennio il quadro è ancora più desolante con oltre 5 mila ettari di terreno coltivato perso per sempre, per far posto a strade e quartieri, ma anche a zone artigianali poi dismesse o semi deserte. Ciononostante continuiamo a parlare di nuove lottizzazioni, di nuovi grandi centri commerciali, come quello di Due Carrare, di ampliamenti autostradali, come la terza corsia della A13. In ballo vi sono almeno un centinaio di ettari coltivati”, afferma il presidente di Coldiretti Padova Federico Miotto.
“Oltre che un danno diretto per l’agricoltura il consumo del suolo ha delle ripercussioni anche sulle tasche di ciascun cittadino. Un recente studio ha calcolato che nella nostra regione ogni ettaro di terreno cementificato comporta maggiori costi per la collettività di 6.500 euro, perché un suolo urbanizzato va gestito in termini di deflusso delle acque, di sicurezza idraulica, di manutenzione e altro. Ciò significa che nell’ultimo ventennio a Padova la perdita di suolo agricolo è costata qualche decina di milioni di euro. Dobbiamo invertire questa tendenza perché minor suolo agricolo significa meno agricoltura e tipicità locali, ma anche un ambiente più fragile dal punto di vista idrogeologico e una superficie “irrecuperabile” sempre più vasta”, avverte.
Coldiretti Padova “è consapevole che alcune opere e infrastrutture erano già programmate da tempo e ormai non si possono fermare. Ma non possiamo lasciar correre accampando sempre delle scuse – aggiunge Miotto – perché va cambiata l’idea di sviluppo alla quale siamo ancora ancorati. Una concezione per la quale le uniche opportunità vengono proprio dalle nuove opere e infrastrutture che in un quadro economico e sociale profondamente mutato non sono più così indispensabili. Pensiamo ai centri commerciali tradizionali che oltre a svuotare i nostri centri storici sono ormai superati anche dal boom del commercio on line e dalla riscoperta dei consumatori dei mercati di quartiere e della vendita diretta. Ma anche le grandi infrastrutture possono rivelarsi un’arma a doppio taglio e una pesante ipoteca sul territorio”.