Home Nazionale Viaggi da incubo per i pendolari. Le 10 linee ferroviarie peggiori d’Italia

Viaggi da incubo per i pendolari. Le 10 linee ferroviarie peggiori d’Italia

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Roma, 11 dic. – (AdnKronos) – La Roma-Lido, la Circumvesuviana, la Reggio Calabria-Taranto, la Verona-Rovigo, la Brescia-Casalmaggiore-Parma, l’Agrigento-Palermo, la Settimo Torinese-Pont Canavese, la Campobasso-Roma, la Genova-Savona-Ventimiglia, la Bari-Corato-Barletta. Sono, nell’ordine, le dieci linee ferroviarie peggiori d’Italia, quelle che rendono, ogni giorno, la vita difficile a circa tre milioni di persone che le utilizzano per spostarsi per lavoro o per studio. A stilare la top ten dei viaggi da incubo è Legambiente nel dossier Pendolaria 2017.
Con l’entrata in vigore dell’orario ferroviario invernale aumenta, ancora una volta, l’offerta di treni ad alta velocità ma sono poche le novità sul resto della rete: 7 anni fa, prima dei tagli, circolava il 6,5% di treni regionali in più e il 20% di treni Intercity. Il nuovo orario invernale fotografa al contrario un boom di collegamenti veloci, come per esempio le 50 corse al giorno di Frecciarossa e le 25 di Italo da Roma a Milano, per un aumento dell’offerta del 78,5% dei treni in circolazione in 7 anni, con un treno ogni 10 minuti negli orari di punta.
Eppure i viaggiatori che beneficiano dei servizi ad alta velocità sono 170.000 contro i tre milioni circa di pendolari che si spostano ogni giorno sulle linee ordinarie dove la situazione non vede miglioramenti. Rispetto al 2009 le risorse a disposizione per il servizio ferroviario regionale sono diminuite del 29,5%.
Ma vediamo la classifica delle dieci tratte peggiori, realizzata mettendo insieme le proteste degli utenti per ritardi e tagli e situazioni oggettive come la tipologia dei treni sia per capienza sia per età, la carenza di orari adatti per l’utenza pendolare, la frequenza dei convogli, la condizione delle stazioni.
Tra continui guasti e problemi tecnici, corse che saltano in assenza di informazione, ritardi e sovraffollamento dei treni, al primo posto si piazza la Roma-Lido, linea che registra un afflusso giornaliero di 55.000 tra studenti e lavoratori contro i circa 100.000 stimati fino a pochi anni fa, con un calo del 45%.
L’età media dei 23 convogli (erano 24 nel 2015) sfiora i 20 anni; le corse effettuate nel 2016 sono state il 7,2% in meno rispetto a quelle programmate; le biglietterie sono presenti solo in meno di un quarto delle stazioni, mentre nel 78% non vi è personale ferroviario (o è saltuaria); nell’85% dei casi i tabelloni elettronici degli orari non funziona.
Al secondo posto, la Circumvesuviana che collega un’area metropolitana di circa due milioni di abitanti e si estende per circa 142 km distribuiti su 6 linee e 96 stazioni. Oltre alle denunce di pendolari, il disastro del servizio nel 2016 è stato confermato pubblicamente dall’Ente Autonomo Volturno (la holding, con la Regione Campania come socio unico, dove nel 2013 sono confluite Circumvesuviana, Cumana, Circumflegrea e Metrocampania NordEst): aumento delle soppressioni (4.252 treni), aumento dei ritardi oltre i 15 minuti (26.533 nel 2016), quasi assenza di treni a composizione tripla, nonostante le maggiori risorse finanziarie disponibili rispetto al 2015.
E non è andata meglio nel 2017. Dal 2010, quando i treni in circolazione erano 94, è stata infatti una parabola discendente; salvo guasti, oggi viaggiano 56 treni, ma ne servirebbero almeno 70 per garantire un servizio dignitoso ai pendolari, costretti a viaggiare ammassati, nonostante il crollo del numero dei viaggiatori che ben rispecchia la crisi in cui versa l’azienda. Rispetto al 2012, i passeggeri ogni giorno sulla Circumvesuviana si sono ridotti del 22%, con 27mila passeggeri in meno sulla linea.
Sul terzo gradino del triste podio troviamo la Reggio Calabria-Taranto: 472 km che collegano tre regioni e tanti centri portuali e turistici e che ha visto negli ultimi anni un peggioramento drastico del servizio. Da Reggio a Taranto sono sei i collegamenti giornalieri; il treno più veloce impiega 6 ore e 15 minuti, con tre cambi a Paola, Castiglione Cosentino e Sibari da dove però il treno finisce e si prosegue in pullman.
I tagli al servizio sono stati pari al 20% rispetto al 2010, con la cancellazione di 4 intercity notte, 5 treni espresso, 7 treni espresso cuccetta, 2 treni interregionali. Per i pendolari la speranza che questa situazione cambi sono davvero pochissime. Per cambiare questa situazione ci sarebbe bisogno di investimenti per completare l’elettrificazione e l’inserimento di nuovi treni più veloci.
Quarta, la Verona-Rovigo: poche corse, mezzi obsoleti, ritardi e abbandono delle piccole stazioni su una tratta ferroviaria di 96,6 km che collega due capoluoghi di provincia e uno snodo importante come quello di Legnago. Il servizio passeggeri è effettuato da Sistemi Territoriali, azienda controllata dalla Regione Veneto. La linea è a binario unico se non per due piccoli tratti, in tutto 15 km. I treni circolanti sono degli anni ’70 e hanno dei tempi di percorrenza medi di 55 km/h. Quindici anni fa, il treno più veloce ci metteva 1 ora e 25 minuti, oggi impiega 16 minuti in più.
Al quinto posto c’è la Brescia-Casalmaggiore-Parma: 92 km, percorsi a 46 km/h di media su cui i pendolari riscontrano quotidiani disagi e condizioni non degne di un collegamento tra centri urbani importanti e tra due delle regioni ricche e a maggiore domanda di pendolarismo in Italia. La linea vede meno di 30 treni giornalieri (neppure un treno l’ora durante l’arco della giornata), è palesemente sottoutilizzata e versa da diversi anni in una condizione di abbandono.
Il materiale rotabile ha un’età media superiore ai 30 anni e rispetto al 2009 il treno più veloce impiega 20 minuti in più. Nell’ultimo anno si è verificata una serie di gravi guasti alla linea che hanno messo a repentaglio la salute e la sicurezza di molti pendolari. Tra le 25 linee lombarde, è quella che ha avuto gli indici di affidabilità più bassi.
Sesto posto per la Agrigento-Palermo: il tempo di percorrenza è di poco più di 2 ore, la velocità media di 67 km/h, e sono 12 le coppie di treni che quotidianamente percorrono la linea lunga 137 km ed elettrificata dagli anni ’90. Malgrado la domanda di spostamento tra le due città sia molto rilevante, solo una percentuale bassa si sposta in treno. E la ragione sta nel fatto che i treni sono pochi e risultano molto spesso in ritardo. Il comitato pendolari Palermo-Agrigento ha denunciato il disagio, treni sporchi e sovraffollati.
Settimo posto per la linea Settimo Torinese-Pont Canavese: 40 km gestiti da GTT, dalla fine del 2012 rappresenta parte della linea 1 del Sistema Ferroviario Metropolitano di Torino. Pendolari sul piede di guerra per i disagi provocati da treni cancellati senza preavviso, frequenze inadeguate, convogli sovraffollati e con un’età che sfiora i 30 anni, corse composte da una sola carrozza e ritardi ormai cronici che, nelle ore di punta, non scendono quasi mai sotto i venti minuti, su una tratta che, in condizioni normali, è percorsa in 1 ora a una velocità media di 40 km/h. Molti treni si fermano a Rivarolo, costringendo chi continua per Pont Canavese a dover prendere un autobus.
All’ottavo posto della classifica c’è la Campobasso-Roma: è frequentata da molti pendolari ma dal 2010 a oggi ha visto una diminuzione del numero di treni del 42,8%, passando dalle 10 coppie giornaliere di treni diretti alle 7 attuali per un viaggio di oltre 3 ore e 10 minuti. La linea è complessivamente di 244 km ma i problemi riguardano in particolare i 75 km sulla tratta tra Campobasso e Roccaravindola che sono ancora a binario unico non elettrificato.
E’ infatti qui che si registrano i maggiori problemi di lentezza e inadeguatezza del servizio: 53 minuti nella tratta tra Campobasso ed Isernia con una velocità media di nemmeno 55 km/h su una linea sostanzialmente vuota. I pendolari lamentano nel corso dell’ultimo anno ripetuti episodi di gravi ritardi e di malfunzionamento dei convogli: treni costretti a frequenti soste in varie stazioni perché il gabinetto non funziona, aria condizionata guasta in estate, sovraffollamenti e ritardi che sono arrivati a superare in alcuni casi un’ora.
Al nono posto Genova-Savona-Ventimiglia: per chi frequenta i 147 km di questa linea ferroviaria il 2017 è stato un anno caratterizzato da criticità e proteste. Il materiale rotabile non risulta assolutamente in grado di soddisfare le richieste dei pendolari e dei turisti. La Liguria è l’unica Regione del Nord Italia dove i treni hanno un’età media superiore ai 19 anni. Anche sulla puntualità piovono lamentele, ma i pendolari denunciano soprattutto convogli vecchi, sedili rattoppati, bagni sporchi e maleodoranti specialmente in estate, mentre d’inverno si gela perché il riscaldamento spesso è guasto.
Ultimo posto per la Bari-Corato-Barletta: linea ferroviaria di 70 km che attraversa un bacino di utenza di circa 700.000 abitanti e che era fino a due anni fa un esempio di successo nel trasporto ferroviario pendolare. La linea è diventata purtroppo famosa il 12 luglio 2016 quando uno scontro frontale tra due treni, avvenuto nel tratto a binario unico tra Andria e Corato, ha causato la morte di 23 persone e oltre 50 feriti.
A seguito dell’incidente la linea è stata chiusa tra Andria e Corato e sono partiti i lavori per il raddoppio di una tratta di 10 km. Ad oggi, la riapertura della tratta ferroviaria Corato-Ruvo è stata posticipata e continuano ad operare gli autobus sostitutivi (servizio che dipende direttamente dalla Regione) con i relativi disagi per studenti e lavoratori, specialmente nelle ore di punta in cui il servizio sostitutivo è carente.
“Manca una strategia di potenziamento complessivo, al di fuori dell’Alta Velocità – commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – che permetta di migliorare l’offerta a partire dalle grandi città e dalle situazioni più difficili sulle linee secondarie, in particolare del Sud. Chiediamo al governo Gentiloni di individuare subito risorse nella legge di Stabilità in corso di approvazione per rilanciare la cura del ferro che serve al Paese nelle città”.
Serve poi “intervenire con urgenza nelle situazioni più gravi e insopportabili, come quella che vivono ogni giorno centinaia di migliaia di pendolari, in particolare a Roma e a Napoli, dove il numero dei passeggeri su treno è diminuito del 30% in questi anni”.