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Macrì sulla sentenza delle Cave di Quarata

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Macrì sulla sentenza delle Cave di Quarata

Arezzo – Finalmente sulle Cave di Quarata una sentenza del TAR che scava su di una lampante verità che rileva la scorrettezza giuridica posta in atto dal governo Fanfani, quel governo che ha fatto della legalità una battaglia, e che nel corso dei 5 anni di sua amministrazione è stata più volte, e su più casi, violata.

Macrì fa presente che il 10 Dicembre 2010 il T.A.R. si è pronunciato con sentenza, depositata il 24 marzo 2011, accogliendo un ricorso. Per i fatti che seguono feci interpellanza al Consiglio Comunale. Questa vicenda, malgrado la mia “denuncia” e qualche articolo di stampa andò velocemente nel dimenticatoio, ma dette origine ad un ricorso al T.A.R della Toscana da parte di privati cittadini.

Riporto di seguito uno stralcio della sentenza.
“(…) Questo profilo porta, inoltre, a concludere per la fondatezza anche della doglianza di sviamento, dedotta con il terzo motivo, perché l’avere la P.A. in sede di risposta alle osservazioni, quantomeno trascurato, se non ignorato, le criticità di ordine geologico e geomorfologico evidenziate nell’osservazione in questione per l’area “Cà Nuova – podere Ortali”, costituisce, ad avviso del Collegio, elemento sintomatico dello sviamento che vizia la deliberazione di approvazione del PAERP; al riguardo il Collegio considera, infatti, tutt’altro che irrilevante la circostanza per cui una porzione (la metà) di detta area è di proprietà di un’azienda pubblica, come niente affatto irrilevante è la circostanza che propria per l’area de qua – e non per altre – non è stato riconosciuto valore vincolante alle prescrizioni del Piano Regionale.

Vi è quindi il fondato sospetto, non confutato adeguatamente dalle parti resistenti e contro interessate, dello SVIAMENTO inteso nel suo significato canonico dell’utilizzo di una potestà amministrativa per finalità diverse e distinte da quelle, in funzione delle quali il potere pubblico è stato attribuito dalla legge (…).

Si tratta di un esempio chiaro della cattiva amministrazione Fanfani dal punto di vista precisamente giuridico. Per usare un eufemismo si potrebbe parlare di superficialità, o di ignoranza, ma se si volesse pensar male ci sarebbe da dire di peggio, molto peggio. Speriamo che il Comune non debba nel prossimo futuro far fronte a questo “errore” dovendo risarcire una eventuale richiesta di risarcimento danni da parte dei ricorrenti.

Macrì tiene a precisare i fatti ed il suo intervento a denuncia in Consiglio Comunale e che il governo Fanfani ha soffocato, ma che la giustizia del TAR ha portato alla luce.

Nell’aprile del 2009 presentai una interrogazione che riguardava il PRAER regionale (Piano delle Attività Estrattive).

La Giunta Comunale, senza informarne il Consiglio Comunale, indicava (delibera Giunta 618 del 23 sett.2008) una unica area che avrebbero accettato nel PAERP provinciale ed alla quale avrebbero dato attuazione. L’area è denominata Ortali/Ca’Nuova. Il tutto stravolgendo l’impianto del PRAER regionale elaborato in oltre 10 anni, al solo fine di favorire la suddetta area che è di proprietà, per meno della metà della Fraternita dei Laici e per il resto di un unico cavatore che tra l’altro possiede altri 10/15 ettari limitrofi e che pertanto avrebbe avuto come ulteriore vantaggio quello di sbaragliare la concorrenza poiché evidentemente anche gli altri ettari sarebbero diventati scavabili una volta aperto il fronte della cava.

Per quanto riguarda l’area posseduta dalla Fraternità dei Laici, furono effettuate le analisi del suddetto terreno e fu richiesto il suo inserimento nella carta dei giacimenti del Prae della regione la quale rifiutò la richiesta, inserendolo solo nella Carta delle Risorse.

Tale terreno infatti ha pochissimo materiale (circa 4 metri di banco) sotto una crosta di terra e melme di circa 15 metri che avrebbe dovuto essere smaltita, il tutto al confine della Chiana quindi in zona limitrofa a quella ad alto rischio idrogeologico dove vi sono pozzi profondi non più di 5/8 metri intorno che è indicativo di quanto una escavazione danneggerebbe la falda.

L’area ulteriore indicata dal Comune e approvata dalla Provincia , limitrofa a quella della Fraternità appartiene ad un privato.

Ma qual è il valore degli interessi di cui stiamo parlando?
Il prezzo di listino della Camera di commercio di Arezzo per ghiaia, sabbia, rena ecc è di circa 13 euro a tonnellata, cioè 24 euro a metro cubo che moltiplicato per 10 metri scavabili per sei ettari ci da la modica cifra di circa 15 milioni di euro. Se poi consideriamo che lo stesso cavatore possiede altri 10/15 ettari limitrofi che a quel punto diventerebbero giocoforza scavabili si arriva a circa 45/50 milioni di euro!!

Per rendere meno evidente tale dubbio comportamento il Sindaco Fanfani e la sua Giunta avevano agito sulla Provincia la quale ebbe a recepire pedissequamente le loro indicazioni, ed è probabile che gli stessi cercheranno di addossare solo alla Provincia o peggio ancora ai funzionari tecnici le responsabilità di una scelta che invece è solo ed esclusivamente del Sindaco Fanfani e della Giunta del Comune di Arezzo.

Di tale comportamento assolutamente contrario alle più elementari regole di tutela dell’interesse pubblico si era resa conto una parte della maggioranza stessa, estranea a questi piani, che ha aveva cercato con un emendamento in fase di approvazione definitiva del Paerp provinciale (emendamento Bianchi, Tulli e Paolucci) di rimuoverlo chiedendo di estromettere l’area e rimandare alla Provincia l’indicazione di aree all’interno di quelle già indicate da Regione Toscana. Su tale emendamento il Comune ha rischiato di cadere ma grazie al voto decisivo del sindaco Fanfani – una delle poche volte in cui si è assunto la responsabilità diretta di ciò che fa il Comune – l’emendamento non è passato e il piano del Sindaco è potuto proseguire.

Dati i contrasti interni alla maggioranza fu poi presentato un escamotage tecnico: un emendamento che conteneva tre articoli relativi alle attività estrattive che consentirebbero alla Giunta di aggirare il percorso della variante, e quindi di sfuggire al controllo del Consiglio Comunale introducendo la possibilità di un’autorizzazione all’escavazione senza alcuna delibera ma automatica sulle aree indicate con il codice AE (chiaramente tra tali aree c’è quella della Fraternità e quella del cavatore).

Tali articoli non solo di fatto davano una delega in bianco alla Giunta per disporre autorizzazioni all’escavazione temporanea anche in aree già scavate più volte ma addirittura avrebbero consentito di dare possibilità edificatorie (si parla di “altre e diverse destinazioni ” rispetto alla destinazione agricola, in aree del triangolo delle cave in cambio della fantomatica “Cittadella del tempo libero”). Questo mi chiedevo e chiedevo in Consiglio, ribadisce Macrì ed aggiungevo un’ultima riflessione: “…secondo voi un regolamento urbanistico che ha necessitato di ANNI per essere redatto avrebbe bisogno di emendamenti il giorno prima dell’adozione per introdurre norme che ci si erano dimenticate? Oppure tutto ciò serve per aggirare gli effetti di eventuali ricorsi alla giustizia contro i suddetti atti amministrativi?”

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