Home Nazionale Fecondazione: sempre più bimbi in provetta, oltre 13.500 nel 2016

Fecondazione: sempre più bimbi in provetta, oltre 13.500 nel 2016

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Roma, 13 lug. (AdnKronos Salute) – In Italia nel 2016 sono nati grazie alla fecondazione assistita 13.582 bimbi. Nel particolare, si tratta di 2.125 bebè nati con fecondazione omologa e 1.457 con eterologa (cioè con donazione di gameti esterni alla coppia). Un numero che equivale al 2,9% del totale dei nati nel 2016 (secondo l’Istat 474.438). Dal 2015 al 2106, inoltre, aumentano le coppie trattate (da 74. 292 a 77.522), i cicli effettuati (da 95.110 a 97.656) e i anche i bebè nati vivi (da 12.836 ad, appunto, 13.582). Un aumento correlato all’implementazione della stessa fecondazione eterologa e delle tecniche omologhe con crioconservazione di gameti. E’ quanto emerge dalla Relazione annuale sullo stato di attuazione della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita, trasmessa al Parlamento dal ministero della Salute il 28 giugno scorso.
Si conferma la tendenza secondo cui il maggior numero dei trattamenti di fecondazione assistita viene effettuato nei centri pubblici e privati convenzionati. Infatti, pur se i centri Pma privati sono in numero superiore a quelli pubblici (101 rispetto a 64), in essi si effettuano meno cicli di trattamento; il 35% dei centri è pubblico ed esegue il 37,1% dei cicli; il 9,8% è privato convenzionato ed effettua il 28,8% dei cicli; il 55,2% è privato ed effettua il 34,1% dei cicli. Inoltre, un consistente numero di centri Pma presenti sul territorio nazionale svolge un numero ridotto di procedure nell’arco dell’anno: solo il 24,6% dei centri di II e III livello ha fatto più di 500 cicli, contro una media europea di centri che svolgono un’attività di più di 500 cicli del 41%.
Diminuiscono le gravidanze gemellari e anche le trigemine, queste ultime in linea con la media europea nonostante una persistente variabilità fra i centri. Rimane costante la percentuale di esiti negativi sulle gravidanze monitorate, per la fecondazione in vitro sia da fresco che da scongelamento.
Si conferma l’aumento progressivo delle donne con più di 40 anni che accedono a queste tecniche: sono il 35,2% nel 2016, erano il 20,7% nel 2005. Resta costante l’età media delle donne che si sottopongono a tecniche omologhe a fresco: 36,8 anni. Nella fecondazione eterologa l’età della donna è maggiore se la donazione è di ovociti (41,4 anni) e minore se la donazione è di seme (35,2). La maggiore età di chi accede alla ‘eterologa femminile’ (rispetto all’omologa) sembra indicare che questa tecnica sia scelta soprattutto per infertilità fisiologica, dovuta appunto all’età della donna, e non per patologie specifiche.
Le percentuali di successo delle tecniche omologhe restano sostanzialmente invariate: se si considera come indicatore la percentuale di gravidanze ottenute su cicli iniziati, per le tecniche di I livello si ha un valore del 10,9% (era 10,5% nel 2015), per le tecniche di II e III livello diminuisce la percentuale di gravidanze per ciclo a fresco (da 18,2% nel 2015 a 17,3% nel 2016), aumenta per le tecniche da scongelamento di embrioni (da 26,2% a 27,5%) mentre diminuisce per le tecniche da scongelamento di ovociti (da 16,6% a 16,3%). All’aumentare dell’età il rapporto tra gravidanze ottenute e cicli iniziati subisce una progressiva flessione mentre il rischio che la gravidanza ottenuta non esiti in un parto aumenta. Infatti i tassi di successo diminuiscono linearmente dal 23,9% per le pazienti con meno di 35 anni al 4,5% per quelle con più di 43 anni.