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A Tu per Tu con Roberto Sarno

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A Tu per Tu con Roberto Sarno

A TU PER TU

interviste a musicisti, artisti e protagonisti del mondo musicale

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Arezzo è la città dove ha sempre vissuto e dove ha iniziato le prime esperienze da chitarrista all’età di 16 anni, suonando con alcune band locali e cominciando a fare le prime esperienze dal vivo.
Lui è Roberto Sarno, classe 1967, musicista e cantautore.
Da bambino faceva finta di suonare una racchetta da tennis come se fosse una chitarra e si muoveva al suono dei dischi sparati a tutto volume in camera.
Oggi ama ancora profondamente la sua chitarra, anche se lo strumento che più lo affascina è la voce.
Il suo percorso artistico è stato cadenzato da diverse fasi, formazioni e anche sonorità.
Nel 1987 entra a far parte dei Dive pubblicando con loro su vinile un EP dal titolo Immersi, disco prodotto dall’etichetta Label Service che permette alla band di farsi conoscere nel panorama indipendente e di suonare in giro per l’Italia.
Suona poi il basso con i Baby Lemonade ma non si limita piu’ a suonare, canta e scrive canzoni.
Si occupa di alcune interessanti produzioni artistiche e torna a registrare nello studio di Modena dove aveva dato vita a Immersi, mollando poi tutto per dedicarsi alla famiglia e al lavoro.
Nel 2007 riparte con un nuovo progetto, Quigoh: un’idea orientata a fondere il proprio percorso musicale e di vita con le esperienze e le culture delle persone con le quali collabora.
Scrive nuove canzoni, consolida alcune scelte artistiche e intraprende nuove collaborazioni, tra le quali una che segna maggiormente questo nuovo percorso è con Cesare Petricich dei Negrita.
Scrive anche in inglese anche se la confidenza con la parola italiana, lo porta a scrivere nuove canzoni e registrare un album.
Nel 2012 la canzone I colori che tornano entra a far parte di una compilation di Goodfellas pubblicata per XL di Repubblica.
L’album Le tue parole viene pubblicato nel novembre 2012 accolto da positive recensione della critica.
Un disco che racchiude varie sfaccettature di una singola storia, come soltanto Roberto sa raccontare con penna matura e ispirata.
Nel corso degli anni Roberto si rinnova continuamente, evolvendo stile e collaborazioni.
Esplora l’elettronica e dal vivo propone show sia elettrici che acustici, sempre rivolti alla ricerca dell’emotività e dell’istinto.
Cambia per sopraggiunta necessità artistica, ma anche per il desiderio di esplorare nuove strade.
Il nuovo album Endorfina segna però un cambio epocale, con la scrittura di brani dallo spirito genuino e spontaneo, brani potenti che mettono a nudo Roberto che infatti decide di firmare il disco con il suo nome e cognome.
Canzoni ricche di contaminazioni e piene di colori e suggestioni.

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Prima di iniziare l’intervista alcune domande di carattere generale per conoscerti meglio? Qual è il tuo piatto preferito?
Sono un appassionato della buona cucina e del buon vino, sono molti i piatti della tradizione ai quali non resisto, ma non uno in particolare.
Tuttavia ho sempre avuto un debole per “pane e olio”, mi riporta a quando ero bambino e giocavo all’aperto.
Social Network su cui trascorri più tempo?
Sono dentro ad alcuni social, ma spesso mi sembrano una perdita di tempo e talvolta mi annoiano. Nonostante questo cerco di coglierne le potenzialità di espressione e di interazione che offrono.
Non saprei dire quale uso di più: “Linkedin” è un riferimento in ambito professionale, “Instagram” mi piace per l’immediatezza di espressione, su “Facebook” si trova di tutto e talvolta mi incuriosisce vedere emergere, nel bene o nel male, il pensiero delle persone, “YouTube” lo uso prevalentemente per la musica, sia per vedere come i miei artisti preferiti danno l’immagine ai loro suoni, sia per conoscere nuove strumentazioni per fare musica, infine “WhatsApp” lo trovo molto utile per la comunicazione a tutti i livelli.
Qual è l’aspetto più bello del web e quello più brutto?
Credo che il lato più bello del web sia la libertà e che il suo opposto sia per molti l’incapacità di gestirla.
Un libro che hai amato particolarmente?
Mio malgrado non sono un grande lettore di libri e individuarne uno che mi abbia segnato in modo particolare mi riporta molto indietro nel tempo. Uno tra i testi più immediati che ho letto quando ho approfondito lo studio delle arti marziali è stato “Lo Zen e il tiro con l’arco”, l’essenza di quel pensiero mi ha accompagnato per diverso tempo.
Il vero obiettivo non è l’obiettivo, ma l’azione che tende allo stesso. Abbandonare il proprio io e la consapevolezza di essere. Il bersaglio è colpito quando non ci si concentra su di lui.
Un film che hai amato particolarmente?
“Provaci ancora Sam”! Con alcuni dei miei amici più cari all’epoca del liceo lo guardavamo tutti i giorni…
L’autoironia di Woody Allen mi ha sempre affascinato. L’ironia sulle proprie debolezze, sulle frustrazioni che inducono a perdere le proprie identità.
La qualità imprescindibile che cerchi in un amico?
A me piace essere di riferimento per gli altri, essere la persona sulla quale si può contare, non essere accondiscendente. I miei amici veri sono così con me; la qualità imprescindibile per me è quella di potermi fidare.
Quale musica Ti piace ascoltare?
Ascolto un po’ di tutto, sono curioso e mi appassionano anche a cose molto diverse tra loro; da Battisti agli Alt-J, da Miles Davis ai Verdena… per citarne qualcuno.
Ma la musica che più amo è quella che avrei voluto inventare io. Tra i contemporanei un paio di nomi su tutti: “Radiohead” e “Bon Iver”. Ecco ad esempio quando sento loro mi arrabbio… avrei voluto avere io una testa così geniale!

C’è una canzone che Ti piace ascoltare nei momenti tristi?
I momenti tristi possono essere tali per diversi motivi, pertanto non ho una canzone che si adatta a ogni momento, ma un immenso repertorio che si agita nella mia testa pronto ad emergere al bisogno.
Per fare un esempio quando ripenso alla morte di una persona a me molto cara riaffiora sempre “Exit Music…” dei Radiohead, sono le parole a farmela ricordare.

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Adesso iniziamo a parlare dei Tuoi progetti. Quando hai iniziato a fare musica?
Ho iniziato a suonare la chitarra da adolescente e a 20 anni ho pubblicato il mio primo disco con i DIVE. La prima epoca del mio percorso artistico l’ho vissuta da chitarrista, periodo che si è chiuso circa dieci anni dopo.
In seguito a una lunga pausa di alcuni anni, mi sono risvegliato e ho ricominciato scrivendo canzoni.
Con quali artisti di riferimento sei cresciuto?
All’inizio erano principalmente i Beatles, Bowie, i Clash… ma per l’interesse sullo strumento anche Robert Fripp, Andy Summers e Adrian Belew.
Dove trovi l’ispirazione per scrivere le Tue canzoni?
La maggiore parte delle parole le scrivo in viaggio, mi assento molto spesso per lavoro e durante le trasferte trovo più facilmente la possibilità di raccogliere le idee e scrivere.
Per la musica ho bisogno della strumentazione che ho a casa, ma sempre a causa dello stile di vita è la sera che riesco ad avere pace.
Quanto è difficile “lavorare” con la musica?
Quando ho scelto di mettere su famiglia ho accettato di occuparmi di altro per mantenerla. Non ho avuto tempo di provare fino in fondo a fare il musicista di professione, ho dovuto scegliere rapidamente. Quella scelta mi ha portato comunque a vivere una vita straordinaria e non ho rimpianti.
Oggi sono consapevole di non poter tornare indietro e vivo in equilibrio tra professione e arte come in un confine dove la mia persona realizza se stessa nella coerenza dell’essere.
Al contrario è molto difficile fare musica quando hai un altro lavoro, perché le idee scivolano e la realizzazione delle cose è terribilmente rallentata.
Come nascono le Tue canzoni?
Sono frammenti… pezzi di vita vissuta, particelle di vita immaginata o schegge di vita di altri. La memoria, la chitarra alla sera, le parole che si aggrovigliano a una melodia sopra degli accordi.
Il ricordo più bello che hai del Tuo ultimo anno da musicista / cantante / compositore?
Probabilmente è il ricordo più recente, ovvero la collaborazione con Cosima, una ragazza giovanissima che ho scoperto per caso grazie a mia figlia Elettra. È un vero portento e ho avuto il piacere, nell’arco dell’estate che è appena finita, di aiutarla a dare forma ad alcune delle sue canzoni. Tutto il lavoro che abbiamo fatto insieme si è concretizzato in occasione del concerto al Warehouse Decibel Fest.
È stata un’esperienza speciale; un progetto ambizioso sviluppare le potenzialità di un vero talento. Lei mi ha dato fiducia e io spero di averle lasciato qualcosa per il suo futuro.
Cosima adesso non è più in città, ha scelto di andare all’estero per studiare. Io sono convinto che se avrà la forza di seguire la sua stella ne sentiremo parlare.
Descrivi Roberto Sarno in tre pregi e tre difetti.
Incosciente, testardo e irrequieto. Percepirli come pregi o come difetti dipende dai punti di vista.
Quali progetti hai per il futuro?
Marco è un amico che suona con me da molto tempo, con lui abbiamo deciso di approcciare la composizione di un nuovo lavoro in maniera completamente diversa. Stiamo lasciando da parte gli strumenti tradizionali che ci hanno accompagnato in questi anni, prevalentemente la chitarra e il piano, per dare spazio all’elettronica, ad un universo solo parzialmente esplorato. Almeno nell’approccio compositivo, poi vedremo se e come reintegrare la tradizione.
Non so se riusciremo nell’intento, ma le prime idee ci hanno emozionato.
Il primo pensiero quando ti svegli la mattina?
Ultimamente mi chiedo perché mi sveglio sempre così presto!?!

Grazie Roberto ed in bocca al lupo per tutti i Tuoi molteplici progetti.

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