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Ampliamento del termovalorizzatore di San Zeno, Caporali (Pd) ribadisce il no

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Ampliamento del termovalorizzatore di San Zeno, Caporali (Pd) ribadisce il no
Rifiuti cassonetti - Aisa

“Giunta Ghinelli, verde sì ma verde Lega. Serve una svolta ambientale e moderna”

Nell’estate del cambiamento climatico, ad Arezzo si parte dai continui allagamenti e si arriva al raddoppio dell’inceneritore. Soltanto qualche distratto non coglie il nesso della nostra impronta ambientale: da noi, dove la giunta incontra i ragazzi di Friday for future e si dichiara verde, raggiungiamo un livello di illusionismo con pochi pari in Italia.
Parliamo oggi del termovalorizzatore. Abbiamo già detto, ma repetita iuvant, che è un progetto nato vecchio di vent’anni. I dati confermano la diminuzione tendenziale della produzione totale dei rifiuti e abbiamo buoni motivi (dalla sensibilizzazione sugli imballaggi alla diffusione della plastica monouso) di ritenere possibile una diminuzione ancora maggiore, verso l’obiettivo del 70% di differenziata.
Poiché siamo stufi di essere etichettati come quelli del no, quando invece le proposte alternative non sono mai mancate, proviamo un’analisi di ritorno dell’investimento nei prossimi anni, che garantisca la sostenibilità dell’inceneritore.

Scenario 1
L’investimento è garantito se si raggiungono 75000 tonnellate da bruciare. Questa cifra è realizzabile se le richieste di smaltimento dei rifiuti per Aisa arriveranno anche da fuori Arezzo. Nonostante le smentite dell’assessore, nella richiesta di ampliamento dell’impianto di San Zeno, si fa semplicemente riferimento all’ambito territoriale, senza definire quale sia questo ambito. Serve chiarezza, senza giochini.
Scenario 2
Le 75000 tonnellate sono raggiunte se si brucia la plastica, con buona pace della differenziata: uno scenario da escludere senza se e senza ma, considerando che la plastica è materia altamente inquinante.
Scenario 3
Non si raggiungono le 75000 tonnellate: aumentano i costi di smaltimento rifiuti e, di conseguenza, aumentano le bollette.

Naturalmente non siamo d’accordo con nessuno di questi tre scenari, ma siamo disposti ad ascoltare e capire, purché obiettivi e scelte politiche vengano spiegati con chiarezza tecnica e non con opacità.
Di “vedremo” e “capiremo” non sappiamo più che farcene, visto anche l’investimento di quaranta milioni di euro che ricadrà sulle future generazioni, molto più sensibili dell’amministrazione comunale su questi temi. Oltre al danno ambientale che gli lasciate, volete aggiungere pure la beffa del conto economico? Anche no, convintamente.

Ma non ci fermiamo qui e presentiamo una controproposta. Qualcosa di più sostenibile e moderno: San Zeno come fabbrica di trasformazione della materia, basandosi sui dati certi dei flussi a disposizione e su un ritorno di investimento più sicuro. Questo è il piano:

1) Conferma della chiusura della discarica di Podere Rota; Differenziata al 70%, efficientamento e ammodernamento del trattamento termico di San Zeno (42000-55000 tonnellate l’anno); 2) Realizzazione di un unico biodigestore per la produzione di biogas fino a 60000 tonnellate l’anno (invece di farne due da 30000 tonnellate ad Arezzo e Terranuova) perché è dimostrato che più è grande e più è efficiente, basandosi sulle proiezioni della produzione di rifiuti umidi/organici; 3) Realizzazione di un impianto di recupero fanghi biologici fino a 15000 tonnellate l’anno, fanghi che se non trattati risultano inquinanti.

Il Comune di Arezzo con Aisa si faccia promotore di una svolta moderna, ambientale ed economicamente efficiente, rinunciando all’illusionismo e alle parole al vento. La faccia in maniera trasparente, con un consiglio comunale aperto: una presa di posizione giovane che dobbiamo a quelli che verranno. E vedrà che parecchi no si possono trasformare in sì.