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Arezzo Raro Festival: un investimento per la città

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Arezzo Raro Festival: un investimento per la città

Ghinelli: “Abbiamo posto una base importante per un progetto prezioso, ambizioso e destinato a crescere ancora” 

“Il bilancio che traggo da Arezzo Raro Festival è assolutamente positivo in termini qualitativi e per come è stato accolto dai cittadini. Al netto delle polemiche, che non nascono da competenze artistiche ma sono solo legate alla politica e che non fanno un buon servizio alla città ostacolando l’obiettivo di farla conoscere nel mondo, abbiamo posto una base importante per un progetto prezioso, ambizioso e destinato a crescere ancora. La proposta del Raro è stata considerata elitaria e si è parlato molto sull’opportunità di investire in iniziative ed eventi di diversa natura: ma una cosa è la cultura, altra cosa è l’intrattenimento, entrambi validi ma sostanzialmente differenti e non paragonabili e entrambi comunque materia di lavoro per la Fondazione. Sono contento di come la città ha reagito e di come si sono entusiasmati nel costruire questo festival il maestro Donato Renzetti, il regista Paolo Gavazzeni e il presidente di Classica HD Piero Maranghi, persone che vivono di arte e di musica.  Arezzo Raro Festival è un investimento per la crescita di questa comunità e non avrebbe senso se non continuasse nel tempo. Quindi pensiamo al futuro”.

Così esordisce il sindaco di Arezzo e presidente della Fondazione Guido d’Arezzo Alessandro Ghinelli, nella conferenza stampa con cui si traccia un bilancio sul Raro Festival che si è appena concluso.

Alle sue parole fanno eco quelle del direttore artistico Donato Renzetti, che ha partecipato inviando una lettera (che alleghiamo) nella quale sottolinea la validità del progetto e scrive: “La musica classica è di tutti. Il Raro Festival si pone come obiettivo quello di far conoscere un mondo musicale che ci è appartenuto e di cui l’Italia va fiera. Mi hanno informato di alcune polemiche riguardanti il costo dell’operazione; credo che vi sia una mancanza di conoscenza sui costi di un Festival: quello del Raro è di un quinto rispetto a tutti i Festival, nazionali e non. Qui tutti sono venuti a costi minimi e il sottoscritto non ha preteso onorari, né per le prestazioni da Direttore d’Orchestra e né come Direzione Artistica.”

“Arezzo Raro Festival nasce con un concept artistico e progettuale ben determinato – ha commentato Roberto Barbetti direttore della Fondazione Guido d’Arezzo- voluto affinché apparisse chiaro il valore di investimento che la Fondazione ha fatto sull’evoluzione culturale e sul codice identitario della città. Al contempo volevamo che il festival potesse funzionare come attrattore e moltiplicatore economico nel senso più stretto del termine. Possiamo dire che Arezzo Raro Festival è un investimento che si misura su vari aspetti, alcuni più immediati altri meno, a partire dalla fruizione del pubblico che peraltro è stato sempre presente agli appuntamenti, per continuare sulla ricaduta economica che un evento del genere ha avuto sulla città e infine, aspetto che è più difficile da calcolare, il progressivo innalzamento del livello culturale della città, monitorabile sicuramente in un periodo di medio lungo termine”.