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Carte e bancomat: e Tu sei pronto a dire addio al contante?

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Carte e bancomat: e Tu sei pronto a dire addio al contante?

Un italiano su due non si sente pronto ad abbandonare l’uso del denaro contante.

E’ il risultato di un’indagine realizzata il giorno seguente la decisione del governo di favorire gli strumenti di pagamento elettronici.

Alla richiesta ha infatti risposto sì il 49,9% degli intervistati contro il no del 50,1%.

L’indagine ha cercato di individuare gli strumenti che potrebbero far cambiare idea ai reticenti.

La motivazione  ritenuta più efficace è senza dubbio quella degli sconti.

Il 58,5% degli intervistati infatti afferma di essere disposto a dire addio alle banconote se ci saranno riduzioni sulla spesa.

Minori i consensi sugli sgravi fiscali: questa misura viene ritenuta efficace solo dal 47,2%.

Non fa presa la riduzione dell’evasione fiscale, ragione principale della decisione del governo: solo un italiano su tre la indica come leva efficace per cambiare comportamento nei pagamenti.

Ma esiste davvero un sistema efficiente per ridurre l’evasione fiscale, la corruzione, il lavoro in nero, l’economia sommersa, le rapine e più in generale tutte le attività illegali e pertanto aumentare il benessere dei cittadini e ridurre il deficit pubblico?

E la risposta può essere una cashless economy?

Esiste un’ampia evidenza empirica circa i benefici di un’economia in cui il contante non è più utilizzato quale mezzo di pagamento, mentre i potenziali costi in termini privacy e controllo da parte della Banca centrale dell’emissione di moneta possono essere ridotti se non eliminati.
Non pare altresì esistere ancora una tecnologia per raggiungere questo obiettivo.

Tra gli strumenti più utilizzati (carte, mobile payment, instant payment) il vantaggio relativo sembra dipendere da chi parte per primo (first-mover) che conquista il mercato. Tuttavia, l’intervento pubblico può giocare un ruolo fondamentale sia nell’indirizzare le scelte degli operatori sia nell’accelerare il processo.

L’applicazione per smartphone, in cui il numero di telefono è collegato al conto bancario, in poco tempo è stata usata da oltre metà della popolazione negli Stati Uniti.

In Cina, invece, si è preferito investire su una tecnologia più semplice ed economica: il Qr code che contiene una serie di informazioni, quali Iban, il numero del conto, scansionabili con una fotocamera del cellulare.

L’Italia parte da una posizione estremamente arretrata visto che l’86% delle transazioni in termini di volume e il 68% in termini di valore avviene in contanti, mentre il rapporto circolante/Pil è in continua ascesa.

Negli ultimi anni qualche segno di cambiamento c’è stato: i pagamenti digitali sono notevolmente aumentati così come i Mobile proximity payment, e le banche si stanno attivando.

Tra i paesi che hanno sperimentato l’abolizione del denaro contante troviamo l’India dove nel 2016, il primo ministro Narendra Modi annunciò che le banconote da 500 rupie (circa 8 dollari) e 1.000 rupie sarebbero diventate “pezzi di carta senza valore” a mezzanotte, non più riconosciuti come moneta a corso legale.

Obiettivo dichiarato del suo piano era di catturare i criminali.

L’idea del governo indiano – nella speranza di favorire l’uso di carte di credito e transazioni digitali – era che tutti, dai trafficanti di esseri umani ai truffatori fiscali, avrebbero dovuto presentarsi alle banche con ingenti somme di denaro e confessare i loro peccati o altrimenti avrebbero perso il valore delle loro disponibilità liquide.

L’esperimento indiano è stato un fallimento e si sta ripresentando la medesima situazione con bancomat presi d’assalto come nel 2006 e una nuova crisi di liquidità da fronteggiare.

Alcuni economisti affermano che “vietare i contanti dalla circolazione, anche se può contribuire a rendere più difficile la ricettazione di oggetti rubati, allo stesso tempo impedisce a persone che non sono criminali di effettuare operazioni di denaro che sono a tutti gli effetti legittime“.

Abolire del tutto il denaro contante potrebbe significare costringere le persone a rivolgersi alle banche e ad altri istituti finanziari o usare monete alternative, dando maggiore potere alle banche centrali.

La guerra ai contanti scatenerà certamente le proteste di legislatori, economisti, di organizzazioni a difesa dei diritti civili e di taluni consumatori.

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