Home Attualità Consiglio Comunale, gli interventi di urgenza a seguito delle piogge di fine luglio

Consiglio Comunale, gli interventi di urgenza a seguito delle piogge di fine luglio

0
Consiglio Comunale, gli interventi di urgenza a seguito delle piogge di fine luglio

A seguito delle piogge violente di sabato 27 luglio, si è verificata per l’amministrazione comunale la necessità di numerosi interventi di ripristino e manutenzione che hanno comportato una spesa complessiva di è 483.000. euro.
“Di questi – ha precisato il vicesindaco Gianfrancesco Gamurrini – 152.000 sono stati reperiti attingendo ai capitoli di bilancio dell’ente, il resto dal fondo di riserva. In virtù della normativa nazionale, il prelevamento dal fondo suddetto va configurato come un debito fuori bilancio, che va quindi approvato dal Consiglio Comunale”.
Donato Caporali ha invitato a fare una riflessione sulle cause di quanto accaduto e sulla necessità di una buona gestione del territorio pedemontano: “sarebbe auspicabile che la Giunta predisponesse progetti idonei a limitare o impedire conseguenze gravi. Dal 2004, la zona del Bagnoro – Santa Firmina – via Romana è stata colpita per la terza volta, quindi è noto che ci sono criticità importanti: perché si lasciano i cittadini in balia degli eventi atmosferici? Presenterò la richiesta di una commissione consiliare d’inchiesta su quanto accaduto, organo istituito dopo alluvioni importanti in altre città come Livorno, Senigallia e Aulla”.
“La consiliatura è agli sgoccioli – ha aggiunto Francesco Romizi – per cui spero che la commissione sia istituita in tempi rapidi per rispondere alle esigenze di conoscenza che provengono dai cittadini delle cause del disastro. Che fine hanno fatto i progetti di casse di espansione sul Valtina che sembrano morti e sepolti? E i ponti su quel torrente? Quattro anni e mezzo fa erano pronti e finanziati ma non sono partiti. In questo senso, la commissione consiliare sarà chiamata a valutare anche eventuali responsabilità politiche e amministrative. Magari era utile investire qualche soldo in meno su roboanti e poco frequentate manifestazioni estive e qualche soldo in più sulla sicurezza del territorio”.
È stato Alessandro Caneschi a notare l’assenza “su una pratica finanziaria dell’assessore Alberto Merelli. A scorrere inoltre il computo metrico allegato mi è parso di notare che sono stati compresi interventi poco pertinenti con il 27 luglio. I problemi alle fognature e ai fossi sono noti, è dunque doveroso effettuare una mappatura delle fogne per capire quali sono quelle ancora idonee e quelle che non lo sono. La precedente amministrazione ha investito risorse per la realizzazione di una cassa di espansione sul Castro e non a caso questo bacino non ha generato problemi. Presenterò la richiesta di un Consiglio Comunale aperto da tenersi nella zona di San Marco o Tortaia per dimostrare che l’amministrazione comunale è davvero presente”.
Egiziano Andreani: “un Consiglio Comunale aperto sarebbe importante per dimostrare quanto l’amministrazione sia vicina ai cittadini. Non solo quelli che abitano in città, perché le frazioni sono state colpite ugualmente. L’abbandono dei territori montani e collinari sta proseguendo ininterrotto, è un fenomeno che genera il dissesto che oggi lamentiamo. Occorrerebbero politiche regionali e nazionali incisive per rendere appetibili economicamente queste zone impedendone lo spopolamento”.
Federico Scapecchi: “ascoltare i cittadini è sempre una soluzione auspicabile. Non è che l’amministrazione in questi anni non ha fatto alcunché sul rischio idraulico: penso a via Buonconte da Montefeltro – viale Santa Margherita che con le ultime piogge non hanno per fortuna subito conseguenze. A questo Consiglio Comunale aperto sarebbe importante trovare tutti i soggetti competenti, penso a enti e istituzioni con potere decisionale in materia che parlino con cognizione di causa di soluzioni reali”.
Luigina Bidini: “non vorrei dimenticare la zona Giotto, soprattutto quella compresa tra la rotonda e la strada per il Bagnoro, dove sono stati allagati scantinati e garage. Via Giotto, inoltre, è fiancheggiata dai pini, che contribuiscono ad accentuare il mancato deflusso delle acque”.
Paolo Sisi: “diciamo che più che per l’azione dell’amministrazione, in alcune zone è andata bene, tipo la Catona e i Cappuccini, perché lì ha piovuto meno”.
Marco Casucci: “il problema è la prevenzione delle cause. Il territorio va conosciuto e devo dire che a livello politico nazionale e regionale non c’è la reale percezione della delicatezza del rischio idrogeologico. Ma se dobbiamo attenerci all’oggetto della pratica, va riconosciuto che il Comune ha fatto il suo, fronteggiando le spese di prima necessità con un debito fuori bilancio. Siamo qui perché sia riconosciuto. Spero che altri livelli di governo adesso facciamo la loro parte”.
Andrea Modeo: “non sarei così sicuro che il Comune abbia fatto il suo. Magari in questa occasione sì, ma solo per rispondere a un’emergenza. Ma negli anni passati? E quanto è stato coltivato il dialogo con le altre istituzioni tanto richiamate per ottenere risorse utili a intervenire sul campo della prevenzione”?
“Sono 80.000 – ha replicato il vicesindaco Gianfrancesco Gamurrini – gli euro spesi ogni anno per le caditoie rispetto ai 10.000 euro del passato. Non sono sufficienti ma costituiscono un bell’incremento. Molto è stato fatto a nord, dalla Catona ad Antria, tutto con risorse comunali. I ponti sul Valtina sono indietro non per causa nostra ma per mancanza di intervento ai sotto-servizi esistenti da parte di un altro soggetto che stiamo sollecitando”.
“Vista l’eccezionalità degli eventi – ha aggiunto l’assessore Marco Sacchetti – il rischio non si azzera, anche se realizzassimo tutte le casse di espansione del mondo. Un secondo aspetto da tenere presente è il territorio aretino, che ha una morfologia molto particolare, a prevalenza collinare con un reticolo idrografico importante che scende in una piana fortemente antropizzata. E in alcune zone, interventi strutturali non si possono realizzare senza spostare strade, fiumi o addirittura case. Terzo aspetto: le risorse. Ne necessiterebbero di ingenti ma siccome non è così, occorre agire con una scala di priorità e una priorità è certamente via Romana. E allora quali sono stati gli interventi che hanno aperto la strada? Quelli necessari alla messa in sicurezza del centro: Castro, Bicchieraia e Covole. Le problematiche sono poi numerosissime: tecniche, burocratiche, di responsabilità. Le competenze, ad esempio, sui corsi d’acqua principali sono della Regione che li delega, in alcuni casi, al Consorzio di Bonifica. Sul Valtina, dunque, stiamo aspettando i progetti. È poi impensabile realizzare un intervento strutturale in tempi brevi: dobbiamo ragionare su un orizzonte temporale che va da 6 a 10 anni. Solo ad Antria ne sono serviti due. Venendo al Sellina, su un tratto è intervenuta la Provincia, sul resto esiste un progetto di casse di espansione che però occorrere aggiornare anche con uno studio complessivo sul torrente, da monte a valle. Su via Romana necessitano più interventi. Il problema del sistema fognario è uno: esiste il quadro conoscitivo di via Romana, lo ha redatto Nuove Acque. A seguito dell’evento di luglio, credo che le fogne abbiano subito un intasamento che ha riverberato ulteriori effetti in occasione della pioggia di fine agosto. Nuove Acque è all’opera su quel tratto di fognatura per ripulirla, adottare ogni azione per deviare il flusso delle acque e attivare una progettualità per alleggerire il carico idraulico sulla rete”.
Il sindaco Alessandro Ghinelli: “la sensibilità nei confronti dell’ambiente è cresciuta di recente ma era purtroppo assente negli anni Sessanta, quando è avvenuto il cambiamento radicale del paesaggio e delle campagne a seguito di una rivoluzione nei sistemi di coltivazione. La manomissione proviene dunque da lontano e adesso scontiamo una fase di rincorsa, necessaria a colmare le criticità accumulatesi. Come farlo? Intanto sollecitando una riflessione approfondita sui molti soggetti competenti che ingenerano inevitabili ritardi. In secondo luogo, con politiche di lungo respiro utili ad anticipare gli effetti dei cambiamenti climatici. Ricordo che sono il primo firmatario italiano, fra centinaia di sindaci europei, di un documento che abbiamo avanzato al Parlamento di Strasburgo affinché affronti questo tema di grande portata. In merito alla commissione di inchiesta, non sono contrario, risaliremo così a responsabilità politiche diluite nel tempo, perché i problemi legati alla fragilità del territorio si stanno trasmettendo di amministrazione in amministrazione. Ma non sovrapponiamo le cose: prima chiudiamo i lavori della commissione e poi facciamo il Consiglio Comunale aperto. È il risultato della prima che va portato in quest’ultima sede. Rivendico l’operato del Comune di Arezzo. In merito cito solo un aspetto: che la più antica pieve della provincia, quella del Bagnoro, coinvolta pesantemente dagli eventi, è tornata rapidamente praticabile. Credo infine che l’ultimo appello vada fatto a tutti coloro che intervengono nella discussione: i toni sono da tenere il più pacati possibile”.
Luciano Ralli: “c’è tutto un lavoro che va fatto ogni anno e che, lo dico da abitante limitrofo al torrente Sellina, non vedo. Questa seduta cade a ricordo di un giorno non banale, stiamo parlando di un evento luttuoso oltre che atmosferico. Noto con rammarico l’assenza dei dirigenti a questa discussione. E non accetto che si parli del metodo politico dell’opposizione solo come un modo per gettare discredito sull’amministrazione comunale”.
La delibera ha ottenuto 19 voti favorevoli 19 e 7 astenuti.