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Hikikomori: quando la vita si svolge interamente in una stanza

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Hikikomori: quando la vita si svolge interamente in una stanza

Hikikomori è un termine giapponese che significa letteralmente stare in disparte e viene utilizzato generalmente per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi – da alcuni mesi fino a diversi anni – rinchiudendosi nella propria camera da letto, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno.
Giovani e meno giovani che non lasciano la propria stanza per anni e vivono solo attraverso il web.
Un fenomeno nato in Giappone ma ormai dilagato anche in Europa e in Italia.

Il fenomeno è ancora poco conosciuto e spesso diagnosticato come depressione.
Ma è proprio il fondatore dell’associazione italiana Hikikomori Italia, Marco Crepaldi, a chiarire affermando che negli ultimi anni abbiamo assistito ad un esponenziale aumento delle richieste di aiuto da parte di genitori di ragazzi con problemi di isolamento sociale.
È un fenomeno che riguarda principalmente giovani tra i 14 e i 30 anni e di sesso maschile, anche se il numero delle ragazze isolate potrebbe essere sottostimato dai sondaggi effettuati fino ad oggi.

Alcuni studiosi sostengono che si tratterebbe di un processo che si innesca in risposta a contesti familiari particolarmente rigidi o in cui i genitori sono troppo esigenti.
Può derivare, però, anche dalla pressione sociale, imposta dalla società, in senso più ampio ovvero l’esigenza di prendere dei buoni voti a scuola, di ottenere una carriere di successo e di avere una vita sociale attiva.
Stimoli che generano tensione, ansia e paura del fallimento, portando di conseguenza a un tentativo di fuga attraverso l’isolamento sociale, specialmente nel caso di giovani dal carattere più introverso.
In Italia sarebbero stati registrati oltre 100 mila casi di isolamento.
La dipendenza dal web viene a volte presentata come la principale causa di questo fenomeno sociale, invece spesso questa rappresenta soltanto una diretta conseguenza dell’isolamento, un effetto e non una causa insomma.
Un disagio che viene troppo spesso confuso con l’inettitudine e la mancanza di iniziativa delle nuove generazioni.

Anche dal punto di vista medico l’hikikomori soffre di una classificazione nebulosa.
Nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM), la “Bibbia” della psichiatria, è ancora iscritto come sindrome culturale giapponese.
L’ambiente scolastico è un luogo vissuto con particolare sofferenza dagli hikikomori, non a caso la maggior parte di loro propende per l’isolamento forzato proprio durante gli anni delle medie e delle superiori.
E’ in questo periodo che di solito si verifica il cosiddetto “fattore precipitante”, ovvero l’evento chiave che dà il via al graduale allontanamento da amici e familiari.
Può essere un episodio di bullismo o un brutto voto a scuola, ad esempio.
E’ fondamentale intervenire proprio in questo primo stadio del disturbo, quando si manifestano i primi campanelli di allarme.
In questa fase i genitori e gli insegnanti rivestono un ruolo cruciale in chiave prevenzione.

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