Home Attualità La Poti Pictures: l’unica casa cinematografica di produzione sociale al mondo

La Poti Pictures: l’unica casa cinematografica di produzione sociale al mondo

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Una serata all’auditorium di Arezzo Fiere e Congressi per presentarsi alla città

Quindici anni fa, per gioco, nell’ambito dei soggiorni estivi organizzati a Poti dalla cooperativa Il Cenacolo, Daniele Bonarini cominciò con una cinepresa a filmare le attività dei ragazzi disabili che vi partecipavano. Da questi primi esperimenti, è nata la Poti Pictures, una casa cinematografica che con il tempo è diventata una realtà professionalmente solida, i cui lavori hanno cominciato a girare nel circuito dei festival internazionali ricevendo diversi riconoscimenti, dall’Italia al Giappone, da Bagdad a New York. 

Stiamo parlando di cortometraggi, videoclip, documentari e lungometraggi, accomunati da un tratto distintivo che accompagna la Poti Pictures dalla nascita: la forte vocazione sociale, considerate le caratteristiche degli attori protagonisti.

“Presentare Poti Pictures alla città – ha sottolineato uno dei suoi membri, Sergio Staderini – è l’occasione per un racconto a 360 gradi su una realtà cinematografica unica al mondo. E lo dico senza timore di essere smentito visto che a settembre, sono pervenute 49 pagine da Bruxelles che ci hanno insignito della certificazione europea di ‘casa cinematografica di produzione sociale’. Una qualifica che non esiste per nessun altro soggetto che fa cinema. Ulteriore soddisfazione, alla fine dello scorso anno, è stata quella di essere ricevuti da due ministri della Repubblica: Lorenzo Fontana e Alberto Bonisoli”.

Appuntamento all’auditorium di Arezzo Fiere e Congressi alle 21 di venerdì 12 aprile. La Poti Pictures, oltre a farsi conoscere al pubblico dell’evento e agli aretini, presenta, in anteprima ad Arezzo, il cortometraggio “Uonted”. No, non è una traslitterazione forzata dall’inglese ma proprio il titolo originale. Girato a Cinecittà, ha una durata di circa 13 minuti. Stavolta i ragazzi si trovano a Roma e a un certo punto, proprio nella capitale, vivranno il loro personalissimo far west. Alla serata parteciperà Dario D’Ambrosi, attore, regista teatrale e direttore del Teatro Patologico di Roma, la struttura leader a livello mondiale di teatro integrato per la disabilità.

“Sono stato tra i primi – ha dichiarato il sindaco Alessandro Ghinelli – a conoscere la Poti Pictures, a cui fin da subito ho assicurato il sostegno del Comune. L’amministrazione si è impegnata sia nel far sì che prendessero avvio e si concretizzassero i rapporti istituzionali, sia nel sostegno economico all’iniziativa, con un contributo senza il quale sarebbe stato difficile dare inizio a questo straordinario progetto. Un progetto che riesce a essere trasversale, con il quale Arezzo si identifica come città capace di liberare le politiche sociali dagli usuali confini riconoscendo loro anche un valore culturale e di promozione. Perché la disabilità non è un mondo a parte, ma parte del mondo”.

“Questo evento – ha aggiunto il direttore della Fondazione Guido d’Arezzo Roberto Barbetti – oltre a essere qualcosa di folgorante, costituisce un’esperienza in grado di rafforzare ilbrand Arezzo in tutti gli ambiti culturali con cui abbiamo intenzione di confrontarci”.

L’assessore Marcello Comanducci: “io spenderei due parole sul regista Daniele Bonarini, dinanzi alla carica incredibile che trasmette non potevamo esimerci, come amministrazione, dal dare sostegno. Contiamo che la Poti Pictures diventi un progetto sempre più stabile, una Accademy arricchita da valori sociali che sarebbe possibile trovare solo ad Arezzo”.

“Il concetto di Accademy che abbiamo in mente – hanno dichiarato Daniele Bonarini e Andrea Dalla Verde – significa pensare a tutte le potenzialità del cinema, dal regista allo sceneggiatore, a servizio della persona. Questa follia, o utopia, ci spinge da 15 anni. Poti è, sì, la montagna di Arezzo ma possiamo vederla anche come la metafora della vetta che desideriamo raggiungere: Hollywood”.

“Siamo dinanzi – ha aggiunto l’assessore alle politiche sociali Lucia Tanti – a un progetto straordinario per due ragioni: la prima è perché la disabilità è trattata senza buonismo ma valorizzandone gli infiniti aspetti di potenzialità, la seconda è che questo approccio non si riduce a essere un’eccellenza unica ma si candida, attraverso l’Accademy, a diventare un progetto nazionale. Se esiste un’iniziativa che rende l’idea di cosa intendiamo quando diciamo che Arezzo è una città davvero coesa e che ha disegnato un modello nuovo nelle politiche sociali, questa è certamente rappresentata dal lavoro della Poti Pictures”.

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