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Replica aperta di Fausto Tenti al presidente di Aisa Impianti Giacomo Cherici

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Replica aperta di Fausto Tenti al presidente di Aisa Impianti Giacomo Cherici

“Cherici (che mi sta tra l’altro simpatico) dice “A San Zeno non si brucia la spazzatura…”
1^ imprecisione: in realtà a San Zeno si brucia proprio la “spazzatura”, cioè scarti/residui che lui sa benissimo – essendo troppo preparato ed intelligente per non esserne a conoscenza – che potrebbero essere ancora utilmente recuperati come materia, ma che conviene economicamente, ad Aisa Impianti, bruciare nel “termovalorizzatore”.

Cherici dice “Aisa Impianti ha un progetto di sviluppo che si ispira alle best available tecnologies (B.A.T.) nord europee…”
2^ inesattezza: non è il buon cuore di Aisa che la fa “ispirare” alle B.A.T., ma tutte le normative – europee, nazionali, regionale – che obbligano categoricamente a seguirle, essendo l’impianto di San Zeno, comunque, un’industria insalubre.

Cherici dice “il progetto di sviluppo di Aisa serve a garantire l’autosufficienza di trattamento rifiuti del territorio aretino…”
3° errore: in questo caso a smentirlo ci ha pensato direttamente Ghinelli, Presidente di ATO Rifiuti Toscana Sud, in sede di Commissione della Regione Toscana sul ciclo dei rifiuti. Egli, giusto qualche mese fa, ebbe a dire che il territorio dell’ATO Sud è nella sostanza in una situazione di ridondanza dal punto di vista impiantistico, essendo nelle condizioni di far fronte – senza difficoltà alcuna – alle esigenze che dovessero emergere da parte di altri AA.TT.OO. E ricorda, giustamente, non solo le oltre 100.000 t/a di rifiuti che sistematicamente e da diversi lustri l’ATO Toscana Centro conferisce negli impianti di quello Sud, soprattutto presso il Polo di Podere Rota a Terranuova B.ni, ma anche gli impegni, sempre sottoscritti da ATO Sud, alla ricezione di eventuali ulteriori esuberi di rifiuti provenienti dalle discariche chiuse dell’ATO Centro. Sulla base di dichiarazioni di questo tenore, si fa fatica – sinceramente – a comprendere le motivazioni, quelle vere, per le quali AISA Impianti SpA chiede il sostanziale raddoppio della potenzialità termovalorizzatrice di San Zeno, nel mentre Ghinelli afferma, appunto, che il nostro territorio è ridondante dal lato dell’impiantistica pesante. Sempre su questo “errore” grave, ci sarebbe da scrivere molto altro, ma non voglio così male ai lettori e quindi lo fornirò a richiesta…

Cherici dice “Chi sostiene che il progetto di Aisa è vecchio sbaglia perchè il progetto vecchio era quello del 2010, del piano industriale dell’ATO 7, presente nel bando di gara vinto da Sei Toscana, che prevedeva un inceneritore 4 volte più grande dell’attuale…”
4° sbaglio (anzi, una pletora di sbagli): nel 2010 l’ATO 7 non esisteva più (sostituito dalla Comunità di Ambito Toscana Sud a far data dal 20.11.2008); l’ATO 7, quando era in vita, non ha mai fatto un vero piano industriale; a gara fu messo nel 2010, appunto dall’ATO Sud, il “Piano Straordinario rifiuti per i primi affidamenti del servizio”; l’inceneritore previsto e messo a gara non era 4 volte più grande dell’attuale, ma solo 2 volte (75.000 t/a, come quello che vogliono fare adesso). Cherici si è “sbagliato” con il mega-inceneritore da oltre 120.000 t/a, che aveva in animo di costruire la Giunta Lucherini, che fu stoppato dal Sindaco Fanfani e che non è stato mai messo nella pianificazione…

Cherici dice “Chi sostiene che l’investimento è garantito se si raggiungono 75 mila tonnellate da bruciare sbaglia. Basta leggere il progetto per vedere che l’investimento è garantito da 15 mila tonnellate di scarti in più dell’attuale, ovvero a 60 mila…”
5^ imprecisione: quando si modula un impianto – con un pesante repowering, come quello in progetto – per arrivare a bruciare fino a 75.000 t/a di rifiuti, significa che il core business “è” – economicamente parlando -bruciare 75.000 t/a di rifiuti. Non si è mai visto il business plan di un “termovalorizzatore” che non ne preveda la saturazione.

Cherici dice “Sostenere oggi che una moderna impiantistica è alternativa alla raccolta differenziata è un errore. Il territorio servito, comune di Arezzo compreso, deve arrivare al 70% di raccolta differenziata e l’impianto serve proprio a questo. Senza potenziare il reparto di compostaggio possiamo scordarci il recupero dell’organico e quindi il 70% di raccolta differenziata…”.
6° errore (anzi, una furbata): nessuno mette in dubbio l’utilità del potenziamento del Compostaggio (ed anche la costruzione del Digestore Anaerobico previsto) ma si contesta l’inutile e ridondante raddoppio della potenzialità termovalorizzatrice di San Zeno: ribadisco, se prima progetti di bruciare fino a 75.000 t/a di rifiuti…dopo sei costretto – sotto tutti i punti di vista – a farlo.

Cherici dice “Zero Spreco non ha inventato nulla progettando tale modello virtuoso, ma ha preso esempio da città come Copenaghen e Vienna, note nel mondo per la loro attenzione all’ambiente…”
7^ inesattezza: in Danimarca, proprio a Copenaghen, la stampa locale sentenzia che “l’elefante sporco”, così come chiamano il “termovalorizzatore”, è costato tantissimi soldi – che i danesi dovranno ripagare con gli interessi – inquina così tanto da mettere a rischio gli obiettivi che si erano dati sul clima, ed infine blocca le loro strategie di riciclo…visto che – altrimenti – non saprebbero cosa buttarci dentro. Ovviamente lo dicono ora, lamentandosi di essere stati fregati dalle “false promesse” delle lobby. “Secondo alcuni membri del Consiglio Comunale di Copenaghen, il Ministro delle finanze Corydon iniziò a fare pressione sul Comune per accettare il prestito di quattro miliardi di corone. La pressione ha funzionato e il Consiglio Comunale di Copenaghen approvò il prestito nel settembre 2012”. Ancora, “Ora disponiamo di una struttura che – come previsto – non ha abbastanza rifiuti da bruciare e quindi ha un enorme deficit che i contribuenti di Copenaghen devono pagare…”.

Cherici dice “Chi porta ad esempio l’indagine epidemiologica Life+ evitando accuratamente di venire a prendere visione del progetto è rimasto indietro e non ha nemmeno letto lo studio che cita, perché altrimenti si sarebbe reso conto che da nessuna parte del voluminoso documento l’Impianto di San Zeno viene identificato come la causa di alcunché…”
8° errore (grave, da penna rossa): sul Life+, riporto – ovviamente virgolettato ed in corsivo – la sintesi dello studio, senza necessità alcuna di commentare…
“…Gli indicatori sotto riportati sono basati su quanto emerso dallo studio di HIA21, che è stato centrato sulle emissioni dell’inceneritore di San Zeno…A riguardo delle malattie tumorali è da ricordare che il periodo non breve di induzione-latenza ne limita l’impiego a fini di sorveglianza ambiente-salute. Ciò non toglie che alcuni tumori a latenza più breve, come è il caso di quelli del tessuto linfoemopeietico, possono essere inclusi nel sistema di osservazione, come effettuato anche in HIA21…”. E ancora (pagg. 22-23 di “AZIONE D5 – Studio di coorte residenziale nell’area di San Zeno, Arezzo)”:
“In sintesi si evidenziano ECCESSI di ospedalizzazione:
• per le malattie cardiovascolari per entrambi i sessi
• Malattie urinarie per entrambi i generi, più evidenti per le femmine
ECCESSI di mortalità per:
• Mortalità generale per i maschi
• Malattie cardiovascolari per i maschi
• Malattie ischemiche per entrambi i sessi
• Malattie respiratorie per le femmine in particolare per quelle acute
• leucemie per i soggetti esposti (media + alta esposizione)
Per gli eventi avversi della riproduzione si evidenziano ECCESSI per le nascite pretermine e per i nati piccoli per età gestazionale”.
Segnaliamo altresì come appare il riassunto finale del Progetto HIA21 nella prestigiosa rivista “e & p EPIDEMIOLOGIA E PREVENZIONE Rivista dell’Associazione italiana di epidemiologia-2016” a firma dei professionisti che hanno condotto principalmente tale progetto ad evidenza europea e da questa co-finanziato:
“CONCLUSIONI: Lo studio di coorte residenziale ha riscontrato un aumento del rischio di mortalità e ricovero ospedaliero associato alle emissioni dell’inceneritore. La sovrapposizione delle esposizioni ambientali non esclude un confondimento residuo e merita ulteriori indagini. Gli eccessi di malattie cardiovascolari e respiratorie rafforzano le limitate evidenze epidemiologiche preesistenti”.

Fausto Tenti