Home Arezzo L’economia aretina, luci e ombre dalla battuta di arresto del Covid alla ripartenza

L’economia aretina, luci e ombre dalla battuta di arresto del Covid alla ripartenza

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Massimo Guasconi
Massimo Guasconi
Massimo Guasconi

Si è tenuta questa mattina in Camera di Commercio, alla presenza (fisica o in collegamento telematico) delle autorità cittadine e dei rappresentanti delle associazioni economiche e sindacali, la diciottesima Giornata dell’Economia.

All’iniziativa ha collaborato anche la Banca d’Italia che ha partecipato con il Direttore della sede di Arezzo, Arturo Marletta e con Silvia Del Prete della sede di Firenze che ha presentato uno studio sull’andamento del credito alle imprese nella attuale crisi.

Per la Camera di Commercio sono intervenuti il Presidente Massimo Guasconi  ed  il Segretario Generale  Marco Randellini  che hanno presentato una dettagliata analisi sulle  pesanti ripercussioni economiche causate dall’emergenza Covid 19 che hanno radicalmente ridisegnato le prospettive di sviluppo economico definite ad inizio anno ed introdotto problematiche impensabili fino a pochi mesi fa.

“L’emergenza Covid 19 – ha evidenziato il Presidente della Camera di Commercio di Arezzo-Siena – ha prodotto un radicale mutamento del quadro economico che ha fortemente inciso anche sulla realtà sociale .In questo contesto lo sforzo che viene richiesto al sistema delle imprese è davvero enorme: una riorganizzazione strutturale,   nuove strategie di mercato, interventi prioritari sul versante dell’innovazione per un cammino che comunque non si prospetta né facile né esente da ulteriori rischi derivanti da ritorni della pandemia e dai contesti internazionali Per sostenere l’abnorme sforzo del sistema imprenditoriale la  Camera di Commercio ha messo  a  disposizione per quest’anno tra risorse straordinarie ed interventi ordinari quasi 4 milioni di risorse, cifre importanti che abbiamo già iniziato a distribuire  attraverso   specifici bandi. Come Camera di Commercio mettiamo a disposizione delle imprese e delle istituzioni le informazioni necessarie per cercare di comprendere ed anticipare, per quanto è possibile, le dinamiche economiche nazionali ed internazionali.”

“Già nel 2019 – ricorda Massimo Guasconi – l’economia italiana  ha mostrato evidenti segnali di stagnazione, chiudendo l’anno con un incremento del PIL dello 0,3% da attribuire al contributo positivo delle esportazioni (+1,2%). La domanda interna, dopo un buon 2018, ha fatto un deciso passo indietro (-0,2%) a causa dello stop subito dalla spesa pubblica (-0,4%). Sono invece cresciuti i consumi delle famiglie (+0,4%) e sopratutto gli investimenti (+1,4%). Tutte decisamente negative le stime per il 2020, con la sola eccezione della spesa pubblica: per il PIL si stima una perdita del’8,3% che coinvolge sia la componente estera (importazioni -14,4%, esportazioni 13,9%) che quella della domanda interna (8,3%), sopratutto nella componente degli investimenti (12,5%). Per il 2021 si dovrebbe avere un parziale “rimbalzo” che, però, resta lontano dal recuperare quanto lasciato sul terreno nell’anno precedente. Il valore aggiunto provinciale nei dieci anni dal 2009 al 2019 è cresciuto del 14,4%: il 2020 rischia però di vanificare buona parte dei progressi. Prometeia prevede infatti per il 2020 una caduta del valore aggiunto provinciale pari a -6,9%. “

“Ma è soprattutto l’export- prosegue Guasconi – componente essenziale dell’economia provinciale, a destare le maggiori preoccupazioni. La chiusura completa delle attività nei mesi di marzo-aprile e la difficile ripresa delle attività nei mesi successivi incideranno purtroppo negativamente sul risultato finale del 2020 dopo un 2019 che aveva visto  oltre 9,1 miliardi di Euro di prodotti esportati, con una crescita del 34,8% rispetto al 2018. Si tratta di preoccupazioni confermate dagli enti di ricerca economica.  Secondo l’istituto di previsione Oxford Economics nel 2020 il commercio internazionale di beni subirà infatti un calo superiore al 9% in volume e per quanto concerne l’Italia, le stime di SACE-SIMEST indicano una contrazione delle esportazioni nazionali di circa il 10%. Ma l’elemento che maggiormente ci preoccupa è la mancanza di liquidità del nostro sistema imprenditoriale mente, nello stesso periodo, è  cresciuto in maniera rilevantissima il risparmio delle famiglie. La sfida che ci troviamo di fronte è riuscire a rimettere in circolo una parte importante di queste risorse sia per i consumi che per gli investimenti. Solo così potremmo realmente far ripartire la nostra economia e limitare il già cospicuo  indebitamento nazionale. Lo dobbiamo alle nostre imprese e soprattutto alle future generazioni.

“Dai dati della demografia di impresa – sottolinea Marco Randellini, Segretario Generale dell’Ente – si può evidenziare come i primi cinque mesi dell’anno si chiudano  con un saldo fra iscrizioni e cessazioni ampiamente negativo (-215 imprese) che, però, non è una diretta conseguenza della emergenza Covid: infatti il bilancio del bimestre aprile maggio è positivo per 15 imprese. Molto probabilmente le effettive ricadute della crisi in termini di mortalità d’impresa saranno valutabili solo nella seconda metà dell’anno, quando potrebbero manifestarsi a pieno le conseguenze del rallentamento produttivo e delle difficoltà finanziarie. L’emergenza Covid avrà però un impatto sicuro su gli indicatori occupazionali, nonostante il largo ricorso alla Cassa Integrazione ed al blocco dei licenziamenti. L’ISTAT ha stimato una flessione del 9,3% delle unità di lavoro equivalenti (ULA) che potrebbe mettere a rischio nel 2020 un numero di occupati che può variare da 1 a 1,5 milioni di occupati. Le ultime previsioni danno per il 2020 un tasso di disoccupazione del 7,8% che cresce al 23,5% fra i giovani. Si prevede poi una crescita da marzo a maggio di 880 mila inattivi”

“Una situazione difficile sul versante occupazionale -prosegue Marco Randellini– confermata anche dai dati delle ore di Cassa Integrazione Guadagni autorizzate: nel solo bimestre aprile maggio sono arrivate a circa 6,5 milioni in provincia di Arezzo, livelli di intervento superiori a quelli della gran parte delle concessioni complessive degli ultimi anni. Peraltro si tratta di dati incompleti in quanto non comprendenti gli interventi di sostegno effettuati per mezzo dei Fondi di solidarietà che, a livello regionale, sono quantificati per i primi cinque mesi dell’anno in quasi 35 milioni di ore. Per quanto concerne l’andamento dei settori, destano  particolare preoccupazione il commercio, il turismo, i servizi alle imprese e i servizi alla persona  che costituiscono quasi il 60% dell’intero tessuto imprenditoriale extragricolo. In provincia di Arezzo , per il 2020,  è a rischio il 15% del valore aggiunto complessivo del terziario (800 milioni di perdita) , sono in bilico 5 mila posti di lavoro nel commercio ( 65.000 a livello regionale) e potrebbero sparire tra le 1.500 e le 2.500 imprese. Per tornare allo scenario macroeconomico, lo studio elaborato da Cerved per il sistema camerale ha  delineato una serie di scenari possibili per il 2020: quello più penalizzante ipotizza, per il 2020 una riduzione del Pil del -12%, una riduzione dei consumi del -12,3  ed un tasso di disoccupazione che balza sopra al 12 %. Quello con le prospettive più positive prevede una riduzione del Pil del -8,2 %, una riduzione dei consumi del -7,8 ed un tasso di disoccupazione del 10,6%. Ovviamente l’auspicio è che siano questi i dati finali del 2020.”

“Questa drammatica crisi – conclude Randellini – ha comunque dato luogo a dinamiche positive come  ad esempio la spinta alla trasformazione digitale di imprese e PA, la sperimentazione di nuove modalità operative (smart vorking, video conferencing..). In alcuni casi l’emergenza ha portato ad uno straordinario aumento dell’attività aziendale come nel settore farmaceutico, dei dispositivi di sicurezza ed in quello informatico ed ha fornito un formidabile impulso al commercio elettronico, migliorando sensibilmente i risultati dei player già sul mercato e spingendo altre aziende verso questa modalità di vendita Nel campo della formazione sono state attivate in poche settimane nuove modalità di insegnamento che in condizioni diverse avrebbero richiesto anni. Infine i fondi europei potrebbero permettere un piano straordinario di investimenti in infrastrutture fisiche e tecnologiche in grado di ridare dinamicità ad un sistema economico già stagnante prima del Covid 19”

 

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