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E ora sotto con la nuova legge sulle pensioni

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E ora sotto con la nuova legge sulle pensioni

Come previsto quest’anno nella legge di Bilancio approvata in extremis il 30 dicembre 2021 nelle poche cose che conteneva, solo due aspetti riguardavano la materia previdenziale. La riproposizione anche per l’anno 2021 di Opzione Donna e dell’Ape Sociale. Per il resto nulla. Era molto probabile che con la pandemia che sta devastando sia dal punto di vista sanitario che da quello economico il “bel paese” non ci fosse molto da sperare all’interno della legge di bilancio, ma che fossero state prorogate solamente queste due misure è veramente poca cosa.

Comunque l’anno 2021 sarà per forza l’anno in cui nascerà una nuova legge previdenziale.

Questo perché il 31/12/2021 scade il triennio della oramai famosissima e per certi versi contestata quota 100 ed il governo per bocca del Presidente Conte ha già affermato in diverse circostanze che questo istituto non verrà ripresentato.

Allo stesso modo se non si interviene in qualche modo continua, in quanto mai abolita, la contestatissima legge Fornero la quale prevede che l’età da raggiungere per poter andare in pensione sia di 67 anni. Ora, se non si vuole creare uno scalone addirittura di cinque anni in una sola notte dal 31/12/2021 al 1/1/2022 cioè dai 62 anni di quota 100 ai 67 anni della legge Fornero, bisogna intervenire in questo 2021 in modo che gli effetti della nuova legge previdenziale decorrano dal 1/1/2022.

Fin qui tutto facile. Il difficile comincia adesso. Siamo in piena pandemia con oltre 2.000.000 di contagiati e oltre 73.000 decessi. Abbiamo perso oltre 700.000 posti di lavoro, un PIL che è decresciuto di circa il 10% ed inoltre abbiamo un rapporto deficit/PIL che è schizzato al 160%.

Appare evidente che fare una buona legge previdenziale in queste condizioni sarà difficilissimo. E questo per vari motivi. Ovviamente la pandemia che assorbirà gran parte dei fondi disponibili la farà da padrone. Solamente per concludere la vaccinazione che comincia in questi giorni per raggiungere la famosa ”immunità di gregge” si impiegheranno almeno nove mesi.

E penso proprio che fino all’estate del 2021 non si parlerà di materia previdenziale. Poi arriverà la bella stagione in cui tutti, se la pandemia sarà in diminuzione, cercheranno dopo un anno e mezzo di sofferenze di rilassarsi un minimo. Poi finita l’estate, se tutto andrà bene, ci si soffermerà sulla legge delle pensioni. Sempre che di mezzo non ci si metta anche una crisi politica con relative elezioni ed un nuovo governo.

Ebbene sarà già tardi.

Con pochi denari e poco tempo temo che si prepari una legge raffazzonata, che non darà le necessarie attenzioni ai vari problemi sul tappeto. Però su alcuni punti bisognerà per forza intervenire.

Quindi eliminare definitivamente ed una volta per tutte le migliaia di persone che risultano esodate. Persone, lo ricordo ancora, rimaste senza stipendio e senza pensione a causa della stortura della legge Fornero.

Rendere opzione donna e ape sociale strutturali e non finanziabili di anno in anno.

In più io proporrei di scendere a 41,5 anni per uomini e donne per la pensione di anzianità. Stabilirei che l’età della pensione di vecchiaia fosse portata da 67 a 66 anni. E per neutralizzare lo scalone di quattro anni che si verrebbe a creare da 62 a 66 anni introdurrei una flessibilità in uscita a partire dai 63 anni di età. Questa flessibilità avrebbe una riduzione del 2% per ogni anno di anticipo a partire dai 63 anni. Per intendersi a 63 anni la penalizzazione sarebbe del 6%, a 64 anni la penalizzazione scenderebbe al 4% e a 65 anni si ridurrebbe al 2%.

Bisognerebbe poi considerare i lavori gravosi, i lavori usuranti e i casi particolari di malattia e invalidità.

Eliminerei inoltre per sempre l’aumento derivante dall’aspettativa di vita e le finestre che posticipano di tre mesi l’uscita effettiva dal mondo del lavoro.

Infine, darei un forte impulso alla previdenza integrativa operando sgravi fiscali molto significativi in modo che i giovani un domani abbiano pensioni dignitose.

Bisognerebbe fare, insomma, degli interventi in modo che la legge previdenziale una volta approvata rimanga tale per molti anni facendo sì che i cittadini abbiamo regole chiare, semplici e durature per organizzare serenamente la propria vita.

 

Mauro Marino

nato a Peschiera del Garda

esperto di economia

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