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Un portale per le antiche faggete italiane patrimonio dell’Umanità UNESCO

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Un portale per le antiche faggete italiane patrimonio dell’Umanità UNESCO
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Le antiche foreste continentali di faggio sono tutelate grazie all’istituzione del sito UNESCO seriale transnazionale “Foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”, composto da esempi in dodici paesi: Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Germania, Italia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Ucraina.

Il portale a loro dedicato, all’indirizzo www.faggeteunesco.it – innanzitutto un riferimento per diffondere la conoscenza di questo patrimonio e uno spazio in cui fornire spunti di riflessione e approfondimenti scientifici sul tema della conservazione delle foreste in Italia – è un’occasione per scoprire il valore, i segreti e le storie che solo faggi di oltre 500 anni possono raccontarci, veri protagonisti di ambienti dal valore inestimabile.

Il faggio (Fagus sylvatica) è storicamente legato allo sviluppo dei popoli europei. Il nome, in latino fagus, fa probabilmente riferimento alla radice indoeuropea (bhak-šati = mangiare). Questa pianta, con la sua ampia distribuzione, copre larga parte del territorio europeo ed è un ecosistema di spiccato valore simbolico per le politiche ambientali transnazionali.

I faggi sono testimoni di storie senza tempo, custodite fino ai nostri giorni in vere e proprie cattedrali della natura. Vuoi per l’estrema longevità, vuoi per la luce meravigliosa che le sue foglie traslucide conferiscono al sottobosco, questa specie forestale è un elemento ricorrente dell’immaginario e della religiosità occidentale.

Si tratta di foreste indispensabili per comprendere l’evoluzione del faggio, specie che si è diffusa in tutte le altitudini grazie alla sua caratteristica di adattabilità e tolleranza alle diverse condizioni climatiche, geografiche e fisiche, partendo dalle originarie aree glaciali dell’Europa sud-orientale.

L’obiettivo è inoltre anche quello di favorire forme di turismo sostenibile. Grazie alle mappe e alle informazioni escursionistiche sarà possibile programmare un viaggio alla ricerca delle faggete vetuste del nostro Appennino, da scoprire lungo i loro sentieri, consapevoli della fragilità di questi ecosistemi.

Per l’Italia i siti sono in tutto sei: oltre alla riserva naturale integrale di Sasso Fratino nel parco nazionale delle Foreste casentinesi, la foresta di Cozzo Ferriero nel parco nazionale del Pollino, la Foresta Umbra, la foresta vetusta di Monte Cimino in provincia di Viterbo, la foresta di Monte Raschio nel parco naturale regionale di Bracciano – Martignano, le faggete di Valle Cervara, Selva Moricento, Coppo del Morto, Coppo del Principe e Val Fondillo, nel parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Questi siti ospitano i faggi più vecchi d’Europa, con un patrimonio diffuso sul territorio nazionale di alberi vetusti che superano i 400-500 e talvolta anche i 600 anni di età. Il nostro Paese ospita le componenti più meridionali del sito seriale, in aree che hanno rappresentato uno dei più importanti rifugi glaciali d’Europa.

Le Foreste casentinesi, con i loro patriarchi naturali, non sono una risorsa energetica rinnovabile. Ci vogliono poche ore per ridurle in cenere e lunghi secoli pieni di incognite per riportarle allo stato attuale. La loro valorizzazione, come abbiamo dimostrato in modo inequivocabile in questi anni – dichiara Luca Santini, presidente del Parco – passa necessariamente attraverso il riconoscimento della loro unicità funzionale ed estetica nel panorama europeo, dei servizi ecosistemici primari di cui si prendono carico e al sempre più affermato ruolo di attrazione turistica che svolgono“.