Vaccini: non c’è due senza tre

Lo scorso lunedì, la puntata di Report condotta da Sigfrido Ranucci ha scatenato varie polemiche. Molto ricorrente è stata l’accusa di promuovere tesi No vax e No Green pass.

di Stefano Pezzola

«Sono vaccinato come tutta la redazione di Report, ma come giornalista devo essere libero di raccontare delle criticità. Quali sarebbero i contenuti No vax? Credo che i parlamentari non abbiano visto il servizio».

ll conduttore Sigfrido Ranucci si difende così dalle accuse che lo hanno assalito in seguito alla puntata di lunedì scorso, definita da una folta schiera di politici come “un lungo compendio delle più irresponsabili tesi No vax e No Green pass”. Dal canto suo, il giornalista si è giustificato sostenendo che ha ritenuto suo dovere portare alla luce degli errori che, sulla base di testimonianze emerse nel corso dell’inchiesta, sarebbero stati commessi. Non si tratta di minare l’importanza del vaccino, che nessuno ha messo in discussione, ma semplicemente di sollevare interrogativi sulla lungimiranza di alcuni comportamenti o decisioni adottati nelle sedi opportune.

Tra i punti salienti si annovera, innanzitutto, lo scarso monitoraggio a cui sono sottoposti gli infermieri, alcuni dei quali hanno sottolineato la cadenza saltuaria con cui effettuano il tampone, alimentando così, nella peggiore delle ipotesi, casi di focolaio all’interno delle strutture sanitarie.

Un’altra questione, poi, riguarda la necessità di uno studio (seppur annunciato dall’Iss circa un anno fa, ma mai intrapreso) sul comportamento degli anticorpi, volto alla prevenzione. Comprendere per quanto tempo una persona che ha già superato l’infezione possa considerarsi protetta è una priorità e con l’avvio delle vaccinazioni contro Covid-19 questa domanda ha acquisito grande rilevanza.

LA PUNTATA COMPLETA DI REPORT

Infine, l’errore di comunicazione di Aifa e ministero della Salute sulla quantità di vaccino Moderna da somministrare come terza dose nei mesi di settembre e ottobre.

Perché il 9 settembre Aifa si è sbagliata a scegliere con troppa fretta di iniettare il vaccino Moderna a dose intera, quando la stessa azienda Moderna sei giorni prima aveva raccomandato metà dose? Il riferimento, dunque, è alle incongruenze della decisione di Aifa rispetto alle raccomandazioni di Moderna, avvenute a sei giorni di distanza l’una dall’altra, con alcuni migliaia di anziani che ormai hanno ricevuto il dosaggio intero incuranti dei rischi a cui, probabilmente, sono stati esposti.

L’aspetto che, forse, può suscitare maggiore perplessità è il taglio scarsamente scientifico con cui sono state adottate le varie decisioni, come quella di prolungare il Green pass.

Nessuno mette in dubbio che la vaccinazione rappresenta una delle più importanti scoperte scientifiche nella storia della medicina, che ha contribuito in modo fondamentale ad incrementare la speranza di vita delle popolazioni.

Al contempo, però, ci si aspetta che le scelte prese finora si fondino inderogabilmente su dati meramente scientifici, essendovi al centro di tutto la salute delle persone. L’unica cosa che conta davvero.

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