Impunito è chi crede di farla franca

di Stefano Pezzola

La tendenza molto pericolosa della nostra società, rispetto alla quale dobbiamo opporci e resistere, è stata bene descritta dal sociologo e antropologo statunitense David Graeber che ci ricorda: “si può ben dire che gli ultimi trent’anni hanno visto la costruzione di un vasto apparato per la creazione e il mantenimento della disperazione. Un gigantesco macchinario designato prima di tutto e soprattutto a distruggere qualunque senso di possibili alternative future”.

Come spesso mi capita con la musica che risuona nelle mie orecchie per settimane, ci sono parole che entrano nella mia testa per giorni, costringendomi alla fine di essere prese in seria considerazione.

La parola che mi gira adesso in mente l’ho letta in un bellissimo scritto del filosofo, poeta e scrittore Marco Guzzi.

La parola è impunito.

Scrive Guzzi che “impunito è chi crede di farla sempre franca. L’impunito è un presuntuoso, qualcuno che se ne frega dei danni che produce, e che è convinto o di essere del tutto innocente, oppure che comunque non pagherà mai pegno, resterà appunto sempre e comunque impunito. L’impunito è quindi cieco, immerso in una profonda illusione”.

Parole Sante, perchè in realtà nulla, ma proprio nulla resta mai impunito.

A meno che non ci pentiamo profondamente del male compiuto, ponendovi rimedio.

E continua Guzzi “nel nostro mondo, sempre più dominato da un ininterrotto spettacolo osceno e volgare, e quindi da una penosa galleria di maschere, pagliacci, e ipocriti di bassissimo rango umano, essere un impunito sembra offrire molti vantaggi. Ha ragione chi se la prende con questa galleria di impuniti che infesta i talk show televisivi, dove alcuni ospiti in particolare con la bava alla bocca diffondono l’onda nera dell’odio nelle case degli italiani”.

Purtroppo c’è e c’è stato di molto peggio.

Marco Guzzi però ci invita a trovare dentro di noi quella straordinaria forza che risuona dentro di noi e che ci può spingere quasi avere un senso di pietà verso gli impuniti.

Perchè questi impuniti, e tutti quelli che hanno violato e violentato la fragilità degli esseri umani, in centomila modi diversi – afferma Guzzi – si illudono che non pagheranno lo scotto delle loro azioni micidiali. Loro e tutti noi, quando operiamo per il male, servi della menzogna e del nostro miserrimo egouccio da quattro soldi, tutti siamo dentro un gioco molto preciso: ma qui nessuno resta impunito! se lo mettano bene in mente”.

Il tempo si dice sia galantuomo.

Tutto circola, è il cerchio della vita e tutto torna: ciò che fai riceverai indietro, probabilmente con gli interessi.

Poveracci questi impuniti! – aggiunge il poeta e filosofo – sembrano bambini stupidi a volte, tanto sono grossolani e superficiali nei loro pensieri. Fanno pena, e quindi in realtà meritano solo compianto e anche qualche preghiera”.

Vi sono uomini che non hanno mai ucciso, eppure sono mille volte più cattivi di chi ha assassinato sei persone.

Non lo affermo io ma lo scriveva Fedor Dostoevski.

Nella tradizione cristiana Gesù ripete tante volte che gli empi, e gli impuniti di tutti i tempi sperimenteranno pianto e stridore di denti, incontreranno cioè nella loro carne, in un modo o nell’altro, i tormenti che hanno diffuso per il mondo.

Marco Guzzi ci ricorda che “nelle tradizioni hindù e buddhista la legge di causa ed effetto, detta anche karman, assegna ad ogni atto la sua risonanza esistenziale, concreta, il suo precisissimo contrappasso, come nella Commedia di Dante”.

Eppure sappiamo bene che il denaro è soltanto l’equivalente universale, un mezzo che, se idolatrato, si trasforma nell’unico scopo della nostra esistenza.

Per uscire da questa condizione non possiamo semplicemente condannare i mezzi, ma è fondamentale ritrovare i fini.

E allora consoliamoci, tutti, perchè abbiamo la possibilità concreta di ritrovare i nostri fini nella certezza che gli impuniti saranno puniti, anzi sono già puniti nell’essere come sono: dementi, ipocriti, pupazzi nelle mani dei loro padroni.

E’ questa fede che illumina i nostri giorni – concluse Guzzi – che dona a tutte le vittime di tutti i tempi la certezza di una giustizia che va ben oltre i parametri ciechi che regolano questo mondo. E godiamo fin da ora di questa certezza, evitando che gli impuniti possano avvelenare i nostri cuori con le loro lingue biforcute”.

Ricerchiamo in ogni istante quell’Eternità in cui trovare riposo, ristoro, e la giusta misura delle nostre azioni.

La cultura dominante ci sottopone ogni giorno ad un sottile ricatto ideologico: è colpa tua e dei tuoi comportamenti se il mondo è ingiusto, se vi sono disuguaglianze, se siamo prossimi al disastro ecologico e adesso se un virus circola liberamente.

Ma tutto ciò è soltanto un subdolo modo per distogliere l’attenzione dai cambiamenti strutturali, dai problemi sociali, insomma da ogni possibile contestazione a questo sistema di impuniti che produce soltanto ingiustizie sociali, odio e violenza.

Non facciamoci quindi ingannare, non cediamo a questo ricatto ideologico.

Perchè come ci ricorda Guzzi in una sua bellissima poesia “la tristezza è una montagna di detriti: scavali, scartali, facci dentro un tunnel, e poi da lì prendi il volo”.

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