L’impennata dei prezzi della benzina diventa la nuova normalità?

di Stefano Pezzola

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia dal 24 febbraio ha visto i prezzi globali del petrolio salire tra le preoccupazioni per l’affidabilità delle forniture.
Il prezzo al barile del greggio Brent – il modo più comune per misurare il prezzo del petrolio del Regno Unito – ha raggiunto $ 139 dollari lunedì, il più alto in 14 anni.

In Europa i problemi sono gli stessi un pò per tutti i paese con qualche eccezione.
Nel nostro Paese numerose aziende ad alta intensità energetica hanno rallentato la loro produzione a causa dell’aumento sproporzionato dei costi energetici.

È evidente che come sempre accade i costi più alti, purtroppo, arriveranno al consumatore che ne troverà un doppio aumento vertiginoso: il carburante e i prezzi degli alimenti sugli scaffali.
La Russia è il più grande esportatore di petrolio, inviando più di sette milioni di barili di petrolio greggio a paesi di tutto il mondo, tra cui la Germania e altri paesi dell’UE.
I suoi più importanti partner di esportazione di petrolio sono Cina, Paesi Bassi, Germania, Corea del Sud e Polonia, mentre la dipendenza del Regno Unito e degli Stati Uniti dal petrolio russo era meno pronunciata anche prima dell’invasione.

La domanda ora è fino a che punto le sanzioni economiche ostacoleranno le ambizioni di Putin, seminando anche caos nei mercati dell’energia?

E si ferma lunedì 14 marzo l’autotrasporto italiano a causa dell’esplosione dei costi del carburante.
A comunicarlo l’Associazione nazionale degli autotrasportatori.
Intervenire al più presto per mitigare i prezzi di diesel e benzina, lo chiedono a gran voce gli autotrasportatori.
Le tabelle inserite riportano i costi del carburante in Europa alla data del 10 marzo 2022.
Le iniziative promosse dal Governo nel Decreto Legge Energia, con misure aggiuntive di 84 milioni di euro destinate al settore dell’autotrasporto e l’istituzione di un tavolo delle regole per lavorare su una nuova regolamentazione, alla luce degli ultimi avvenimenti, rischiano di non essere sufficienti per il comparto che non riescono a farsi riconoscere dalla committenza i maggiori costi dovuti agli stessi aumenti.

Mentre la benzina nel nostro Paese supera abbondantemente i 2 euro al litro, anche i pescatori incrociano le braccia.
Una protesta contro il caro benzina, ma soprattutto contro le accise, che gonfiano i prezzi del carburante e che costituiscono quasi il 60% della spesa per ogni rifornimento.
Ma è possibile tagliarle?

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