Un nemico è il miglior amico della propaganda

di Stefano Pezzola
Nella storia del cinema hollywoodiano, l’immagine dell’indiano d’America nei film western, sommaria e generalizzata, è sempre stata quella del pellerossa nemico, spesso invisibile e senza volto.
Un film come “Ombre rosse” di John Ford è sicuramente rappresentativo della tribù indiana che si configura come un pericolo costante e sempre in agguato per la diligenza su cui viaggiano i protagonisti.
Parimenti diventano un nemico implacabile per l’intera comunità in un altro film di Ford, “Il massacro di Fort Apache”.
Siamo davvero in una cornice di civiltà disastrosa.

La superficialità porta l’identità a fondarsi sul nemico.
Se non hai un nemico non riesci a caratterizzare te stesso!
Avere un nemico in questo disastrato Paese è fondamentale, non solo per definire la nostra identità ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell’affrontarlo, il nostro valore.
Umberto Eco ci ricorda che quando il nemico non c’è, siamo sempre stati bravissimi a costruirlo.
Quando i nemici sono costruiti, non sono loro che possono realmente minacciarci, quanto coloro che hanno interesse a rappresentarli minacciosi.
Per tenere i popoli a freno, di nemici bisogna sempre inventarne, e dipingerli in modo che suscitino paura e ripugnanza”.

Quello che mi stupisce ogni volta è l’assoluta incapacità di gran parte della popolazione di comprendere che molto spesso non esistono nemici reali e che tutto è frutto di costruzioni narrative da parte di coloro che hanno l’interesse di mantenere un clima di paura, sconforto e rassegnazione.
Gli indiani non erano cattivi e i cowboy buoni.
La Bibbia ci dice di amare il nostro prossimo, e anche di amare i nostri nemici probabilmente perché di solito si tratta delle stesse persone.
Sii educato con tutti; socievole con molti; intimo con pochi; amico con uno soltanto; nemico con nessuno” ci ricorda ancora Benjamin Franklin.
Gentile e comprensivo con tutti, pronto a comprendere ed approfondire, a sviluppare quel senso critico ormai merce davvero rara.
Onde per cui credete pure a tutti i nemici che Vi vengono presentati in televisione, ne avete tutto il diritto: prima c’era il Covid-19, adesso Vladimir Putin, perché l’uomo nero è sempre dietro la porta in agguato.

Io per il momento ho deciso di sedermi sulla riva del fiume ad aspettare.

Non smettendo però di leggere, informarmi, acquisendo dati, cercando indizi e prove che possano svelarmi chi abbia l’interesse di continuare ostinatamente con una narrazione vergognosa fatta di bastoni e carote, ricatti e aperture, cattivi e buoni.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/22536382/

Mi piacerebbe che il lettore curioso e in cerca di risposte più che di un nemico sul quale sfogare tutte le frustrazioni, potesse leggere con attenzione lo studio di cui al link sopra dal titolo “L’immunizzazione con i vaccini contro il coronavirus della SARS porta all’immunopatologia polmonare in sfida con il virus della SARS” pubblicato su PudMed il 20 aprile 2012.

La sindrome respiratoria acuta grave (SARS) è emersa in Cina nel 2002 e si è diffusa in altri paesi prima di essere messa sotto controllo.
A causa della preoccupazione per il riemergere o un rilascio deliberato del coronavirus SARS, è stato avviato lo sviluppo del vaccino.
Le valutazioni di un vaccino a virus intero inattivato in furetti e primati non umani e di un vaccino a particelle simili a virus nei topi hanno indotto protezione contro l’infezione, ma gli animali sfidati hanno mostrato una malattia polmonare di tipo immunopatologico.
Quattro vaccini candidati per l’uomo con o senza adiuvante allume sono stati valutati in un modello murino di SARS, un vaccino VLP, il vaccino somministrato a furetti e NHP, un altro vaccino a virus intero e una proteina S prodotta da rDNA.
Questi vaccini SARS-CoV hanno tutti indotto anticorpi e protezione contro l’infezione da SARS-CoV.

Tuttavia, la sfida dei topi trattati con uno qualsiasi dei vaccini, ha portato all’insorgenza di immunopatologia di tipo Th2 che suggerisce che è stata indotta ipersensibilità ai componenti SARS-CoV.
È indicata cautela nel procedere all’applicazione di un vaccino SARS-CoV nell’uomo.
Il piccolo chimico con i farmaci/vaccini mRNA va avanti da molti anni, alcune aziende, in particolare Pfizer, hanno investito molto denaro in esperimenti su animali e trial su umani.

https://www.nature.com/articles/s41467-021-24285-4
Adesso mi piacerebbe che il lettore attento e scrupoloso potesse leggere lo studio di cui al link sopra dal titolo “Risposte anticorpali indotte dal vaccino mRNA COVID-19 contro tre varianti di SARS-CoV-2” pubblicato su Nature il 28 giugno 2021.
Poiché SARS-CoV-2 circola da oltre due anni, dozzine di candidati vaccini sono ancora in fase di sviluppo o in uso clinico.
Il vaccino BNT162b2 mRNA COVID-19 è stato raccontato che induca anticorpi neutralizzanti specifici della proteina spike associati all’immunità protettiva.
L’emergere delle varianti B.1.1.7 e B.1.351 ha sollevato preoccupazioni di ridotta efficacia del vaccino e aumento dei tassi di reinfezione.
Dopo la seconda dose, i sieri degli operatori sanitari vaccinati BNT162b2 (n = 180) neutralizzano efficacemente la variante SARS-CoV-2 con la sostituzione D614G e la variante B.1.1.7, mentre la neutralizzazione della variante B.1.351 è cinque volte ridotta.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0168365921002376
Concludiamo con l’analisi dello studio di cui al link sopra dal titolo “Impatto della dimensione delle nanoparticelle lipidiche sull’immunogenicità del vaccino a mRNA” pubblicato su ScienceDirect il 21.5.2021.
Le nanoparticelle lipidiche (LNP) sono veicoli di consegna efficaci per l’RNA messaggero (mRNA) e hanno mostrato promesse per le applicazioni vaccinali.
Eppure non ci sono rapporti pubblicati che dettagliano come le proprietà biofisiche LNP possono influire sulle prestazioni e tossicità del vaccino.
Il più grande nemico è la realtà.
Un nemico è il miglior amico della propaganda.
Il nemico è buono come il pane.
Non è un ossimoro concettuale.
Il nemico serve, è necessario.
Il nemico piace, permette di concentrare la rabbia e la frustrazione di una società alla quale non si è capaci di dare risposte efficaci.
Permette di spostare i problemi ad un eterno dopo e di non parlare di temi scomodi come la recessione economica, l’insensatezza di tutte le iniziative draconiane in tema di sanità pubblica, la disoccupazione e l’incapacità del governo dei migliori.
Sono gli ingredienti di una vecchia ricetta.
Un piatto rancido, ma che al ristorante del globalismo si vende sempre con grande successo.

Sta a tutti noi, con consapevolezza e coscienza, comprendere appieno la realtà complessa attorno a noi, rifuggendo da una narrazione che ormai dovrebbe essere chiaro a tutti ha un fine non così nobile per i cittadini.

Andrà tutto bene ha lasciato spazio da moltissimi mesi a speriamo che non vada peggio di così.

Eppure è molto probabile che andrà molto peggio di così: da cittadini attivi a sudditi rimbecilliti dalla televisione il passo è brevissimo.
Siamo già sulla buona strada!

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