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Torna su Raidue ‘La Stagione dei delitti 2’

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Sei nuovi casi per la sezione Omicidi di Torino. Crimini dettati dalla passione, dall’avidita’ e dalle ossessioni. Barbara De Rossi e Cristina Moglia tornano su Raidue con la seconda serie della fiction poliziesca in onda il venerdi, dal 16 marzo in prima serata.
LA STORIA
Prima puntata: “Sciarada per un assassino” – L’azione ruota attorno all’equivoco negozio della periferia postindustriale dove si affittano e vendono videogiochi di ultima generazione. Prima uno dei più assidui clienti, quindi la moglie del titolare, vengono uccisi. C’è un filo rosso che lega i due delitti, avvenuti nel giro di meno di ventiquattrore. Intanto l’arma: la stessa pistola dotata di silenziatore. Poi, in entrambi i casi, un colpo solo, mortale, sparato da molto vicino, in una sorta di agguato. La ricostruzione della vita delle due vittime suggerisce la pista dell’omicidio passionale, l’ambiente in cui si muovevano piuttosto quella di crimini maturati nell’universo esasperato del consumo e dello spaccio di droga. Ma si profila anche uno scenario ben più assurdo e inquietante. Una serie di messaggi trovati sui luoghi dei delitti fa pensare a una mente contorta con l’ossessione dei videogiochi nei quali, è noto, quando i livelli di difficoltà salgono, in progressione geometrica aumenta il livello di violenza e il numero delle vittime. Lo sconosciuto omicida potrebbe uccidere di nuovo quindi. E al centro del mirino sembra esserci una giovane donna, inconsapevole oggetto di un’ossessione mortale…

Seconda puntata: “L’ombra del passato” – Un agente di polizia, un “falco della notte”, viene ritrovato cadavere nei pressi della sua abitazione, al rientro dal turno di lavoro. Il compagno di pattuglia, i colleghi, la famiglia, al centro di un’indagine serrata, non sembrano offrire elementi utili. E nulla, nella routine delle notti che hanno preceduto la morte violenta dell’agente, contribuisce a individuare un possibile scenario. Ma qualcosa nello stile di vita del “gemello” – il compagno di pattuglia – della vittima preoccupa i nostri investigatori. Cene, viaggi, arredamento di lusso, e un vecchio rapporto su un arresto eccellente avvenuto apparentemente per caso… Ogni chiarimento diretto risulta però impossibile perché anche lui viene ucciso. Identico scenario, identiche modalità. Dolore, rabbia e sgomento serpeggiano fra gli agenti e in tutta la Questura. Purtroppo sembra prendere corpo proprio l’ipotesi di una ritorsione da parte della criminalità organizzata, tragico esito degli ambigui rapporti che l’agente più anziano manteneva con quell’ambiente. Ma sullo sfondo di un’indagine che si fa sempre più complessa e delicata, si delinea man mano l’inferno della città notturna in cui operavano le due vittime, gli spettri che vi si aggirano, e gli incontri inconsapevoli e fatali che vi si possono fare…

Terza puntata: “Film nero” – Due giovani prostitute dell’est vengono bruciate vive all’interno di un’auto di lusso. Una di esse muore ma l’altra riesce a sopravvivere seppure le sue condizioni appaiano gravissime. Il racket della prostituzione è messo sotto assedio: vengono in primo piano i nuovi protagonisti e le loro atrocità, le torture, le ritorsioni efferate, il rischio mortale che affronta chi prova a ribellarsi. E la spietatezza, l’astuzia, le connivenze dei nuovi aguzzini che i nostri non riescono ad inchiodare malgrado pesanti indizi e prove testimoniali. Possono solo arrestarli e farli rinviare a giudizio per crimini ormai trascorsi. Per quell’ultimo tragico evento, l’unica speranza è il racconto della ragazza sopravvissuta e ormai uscita dal coma farmacologico. Proprio il suo drammatico resoconto apre però tutt’altro scenario. L’identikit dell’assassino mostra una “faccia d’angelo” che corrisponde a qualche viso noto della gioventù “bene” cittadina dedita a perversioni voyeuristiche ed avventure estreme. Insospettabili rampolli che, dopo un momento di arrogante omertà, si accusano a vicenda. Rivelando il proprio vuoto mortale, la fragilità estrema. Tutti, tranne il regista del gruppo, che continua ad accettare e a rilanciare la sfida degli inquirenti…

Quarta puntata: “Roulette russa” – Una coppia è stata brutalmente assassinata nel cuore della notte nella propria casa. Le crudeli modalità del duplice omicidio suggeriscono l’ipotesi di un’esecuzione punitiva. I due coniugi gestivano una sala da biliardo, in realtà un locale di copertura, come tanti altri. Il gioco d’azzardo, le bische clandestine, e i mille traffici che vi ruotano attorno sono il contesto in cui sembra essere maturato il delitto. L’inchiesta si addentra in quell’ambiente, vecchie e nuove conoscenze dei poliziotti vengono interrogate. L’assassinio del gestore di un’altra sala cittadina, peraltro ex-socio delle prime due vittime, arriva a confondere ulteriormente il quadro dell’indagine proprio quando sembrava che un grosso debito fra i due uomini potesse rappresentare un movente credibile. L’inquietante ipotesi che si fa strada è quella di una nascente guerra fra bande che controllano il settore, magari scatenata intenzionalmente da un “emergente” che sta prendendo il potere. Ma quel mondo è anche popolato di frustrazioni, sconfitte e di sogni infranti che generano rabbia, rancore, desiderio di rivalsa e di riscatto. Di uomini e donne emarginati irretiti da miraggi di ricchezza e felicità impossibili. Quelli che hanno armato la mano del vero assassino.

Quinta puntata: “L’ultimo valzer” – Donne sole, al di là della mezza età, alla malinconica ricerca di amore, tenerezza, affetto. Donne espulse dal mito di una giovinezza e bellezza eterne… Donne che riversano il calore che ancora saprebbero dare nella cura degli animali. Donne che s’incontrano durante i week-end in un dancing di periferia dove il desiderio si ammanta di nostalgia. Donne che non sanno morire. Donne vittime di una violenza brutale. Prede troppo facili per uomini in fondo soli e disperati come loro. Si indaga negli ambienti che le vittime frequentavano, la sede della protezione animali, i giardini del cimitero comunale, il dancing. Sfilano i sospetti, esseri timidi, banali, in cerca della loro dose di avventura, di evasione, o anche semplicemente di felicità. Uno ha pesanti precedenti. Ma il suo alibi sembra inattaccabile. Chiunque fra loro può essere l’assassino, quello che ha iniziato ad ucciderle, una dopo l’altra… Oppure un figlio, che diventa nemico per avidità, per rabbia, o soltanto perché non ha saputo perdonare.

Sesta puntata: “Seduzione fatale” – Un caso “freddo” e tre delitti insoluti: i primi due appaiono come l’opera di un serial killer che uccide le coppiette in cerca di intimità e ne profana i corpi. Gli altri, sembrano omicidi tradizionali con un probabile movente economico. Ma la pistola, introvabile, è la stessa. Una pistola fantasma ma che arriva a colpire fin nel cuore della sezione omicidi… E’ questo il caso che per tutta la serie ha ossessionato la squadra e soprattutto Eva Renzi. E ancora una volta è pronta a mettere in gioco se stessa, la sua carriera, le persone che le sono più vicine, per seguire le sue ossessioni, il suo sofferto, angoscioso intuito del male e per salvare la donna che considera la prossima vittima del “mostro”… Un altro caso “impossibile” , sul quale gli unici squarci di luce sembrano essere le analisi dello psichiatra forense/profiler dottor Davide Toscano, che Eva ha coinvolto nelle indagini. Ma il profilo dell’assassino e dei suoi probabili complici non sembra mai corrispondere agli indagati che, come in un gioco di scacchi, cadono uno dopo l’altro per opera della stessa pistola… Una pistola che viene infine ritrovata e sembra inchiodare l’ultimo sospetto, un brillante pittore, da tempo affetto da disturbi psichici. Fino alla sconvolgente rivelazione finale.


NOTE DI SCENEGGIATURA
Sei nuovi casi per i nostri poliziotti: crimini dettati dalla passione, dall’avidità, dalle ossessioni, storie di ordinaria follia o di quotidiana disperazione Sei nuovi casi che continuano a testimoniare in modo “estremo” il disagio, sei casi più neri che gialli, che Eva e i suoi colleghi affrontano con professionalità ed impegno. Persino Anita Sciortino sembra oggi travolta dal disagio di vivere. La ritroviamo appena promossa, praticamente il braccio destro del Questore. Una promozione molto ambita che la premia per tutto il lavoro svolto in tanti anni alla Mobile di Torino e le offre la possibilità di una vita più tranquilla, più normale ma che lascia la Omicidi priva della sua leader. Così, Anita decide di non abbandonare la sua squadra, rinunciando al nuovo ruolo e provocando la crisi profonda del suo rapporto coniugale. I nostri poliziotti quindi non sono felici, non sono particolarmente allegri, sono soli, a volte disperati, ognuno con il proprio scheletro nell’armadio. Sono individualisti, caparbi, aggressivi. E difficilmente cambiano. Più spesso restano attaccati al loro nucleo più profondo, quel disagio esistenziale di cui essi sono oggi ad un tempo portatori, testimoni, vittime. Del resto, hanno a che fare costantemente con la morte, di cui subiscono inevitabilmente la contaminazione, la fascinazione. E nei cui confronti, in ultima istanza, c’è un solo atteggiamento possibile: la pietà. Quella che ispira la battuta di Eva Renzi quando dice: “Loro (gli assassini, n.d.a.) spersonalizzano le vittime e noi umanizziamo gli assassini: per questo abbiamo la speranza di trovarli.”

GLI UOMINI DELLA SQUADRA
L’ispettore capo Michele Mangano, 35/40 anni, sposato e divorziato, con un figlio adolescente, proviene dalla “mobile” romana, e ha grande esperienza di indagini “sul campo”. Un certo sarcastico disincanto è la sua principale difesa dalle delusioni e dal dolore. E’ un uomo diretto, asciutto, a volte rude, con un’intelligenza pratica. Tutte caratteristiche che lo pongono inizialmente in conflitto con le attitudini intuitive e la preparazione teorica della collega Eva Renzi. Ma è proprio “in azione” che imparerà a rispettarla e stimarla.

Il sovrintendente Ciro Cuomo, quarantenne, meridionale, ha una famiglia numerosa che gli toglie qualsiasi grillo dalla testa. Ironico e fantasioso ma pieno di un ancestrale buon senso, senza troppi dubbi e senza chiedersi tanti perché, tiene la distanza giusta, che ha naturale, istintiva, con il criminale o il sospettato. Ogni tanto gli ritorna il giovanile desiderio di fare casino e allungare qualche salutare schiaffone. Cuomo riesce sempre bene con gli informatori, nelle indagini in strada, sul campo. Forse proprio perché anche lui fino a sedici anni girava con i motorini senza targa e portava caffé e sigarette ai boss del quartiere, gli è sempre stato tutto chiaro.

La “recluta” il vicesovrintendente Stefano Radice, è un giovane di buona famiglia, figlio unico, ansioso di liberarsi della tutela parentale e di affermarsi. Ma tutto questo lo tiene ben nascosto, protetto da un’innata timidezza che vela anche le sue indubbie qualità. Si intuisce che il suo animo è pieno di ideali, e la sua testa di regolamenti, così come lo sarà presto il suo cuore del sentimento che prova per Eva. Senza troppo successo

IL CONSULENTE
Il professor Davide Toscano, quarantenne, psichiatra e terapeuta, studioso, consulente dei nostri poliziotti, di antica famiglia nobile torinese, ha perso il padre, noto docente e psichiatra anche lui, quando era ancora un bambino ed è attaccatissimo alla madre, donna di grande personalità. Conosciuto e stimato negli ambienti che contano, è uomo di grande fascino e carisma, partner ideale dell’inquieta intelligenza di Eva che ne è fortemente attratta. Da lui emanano il sereno distacco, il grande senso di sicurezza di chi è da sempre abituato al potere, non solo intellettuale. Un potere che esercita prima di tutto su se stesso e il proprio inconscio, nascondendolo accuratamente agli altri. Solo con Eva, che sente così vicina, sembra provare il desiderio di lasciarsi andare, la tentazione di rivelarsi.