Home Cultura e Eventi Cultura ‘Annullarsi in un continuo Divenire…’

‘Annullarsi in un continuo Divenire…’

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AREZZO – Martedì 15 luglio, alle 21.30, la cornice dell’Anfiteatro romano di Arezzo ospiterà un inno all'esistenza, un viaggio emozionante fra suoni e atmosfere che arrivano dritti all'anima. Ludovico Einaudi, uomo dalla poetica dolcissima e un po' introversa, sottile fin quasi ai limiti dell'impalpabilità; uno che lascia volentieri agli altri la più ampia interpretazione di ciò che racconta, sarà ad Arezzo per la seconda edizione de Il Giardino Profondo, il Festival estivo diretto da Giulia Ambrosio, che l’Ente Filarmonico Italiano organizza in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Arezzo.

Einaudi porta ad Arezzo il suo Divenire ”quell’energia che ti spinge ad assaporare il mondo fino ad annullartici dentro, in continuo divenire”. Il divenire, l'eterno movimento, la continua trasformazione, è il fulcro attorno al quale ruota la natura, l'uomo, ma anche le stupende musiche di questo concerto. Recentemente il “Divenire Tour” ha toccato l'India, gli Stati Uniti, il Giappone, fino al memorabile concerto alla Royal Albert Hall di Londra. Apprezzato dalla critica, l’album “Divenire” è prova del grande consenso che Einaudi si è ritagliato: per 22 settimane ininterrottamente presente nella classifica Nielsen dei 100 cd più venduti sul territorio italiano, ha ricevuto il Disco D'Oro ed ha avuto la nomination ai Classic Brit Awards 2008 tra i dieci migliori album di musica classica; un traguardo di rilievo per un artista che più di ogni altro ha saputo fondere differenti forme musicali creando un linguaggio inconfondibile, personale e suggestivo.

“La musica è un modo per raccontare in modo sincero il mio mondo interiore, è la via per esprimere la mia visione etica – racconta in una recente intervista – Il pianoforte, poi, ha sempre toccato le corde del sentimento e io sono stato il primo ad utilizzarlo in questo modo, quando non era di moda farlo”.

Nel concerto per Il Giardino Profondo, in esclusiva per la Toscana, accanto al pianoforte emergono nuove soluzioni come la potenza ascensionale del Sestetto d'Archi di Marco Decimo e il rapporto tra melodia classica con il loop e i suoni affettati dei manipolatori elettronici Robert e Ronald Lippok. “Forse sarebbe bene puntualizzare che chiunque si aspetta un normale concerto di pianoforte è totalmente fuori strada”. Premessa ovvia, ma doverosa del compositore e pianista piemontese, che si imbarca in una nuova avventura verso l’ignoto musicale. Dopo avere interagito con il virtuoso del duduk armeno Djivan Gasparijan, i grandi solisti della kora maliana Toumani Diabate e Ballaké Sissoko e il turco Mercan Dede, è ora la volta dei fratelli Lippok, Robert e Ronald, ovvero 2/3 dei To Rococo Rot, gruppo faro di quella nuova generazione di musicisti tedeschi che nell’ultimo decennio ha saputo mettere a punto una creatura sonora fatta di elettronica minimale e d’avanguardia, post-rock e jazz. “Li ho visti dal vivo e sono rimasto affascinato dal loro suono così tedesco e austero – spiega Einaudi, ideatore di questo nuovo progetto dalle caratteristiche per forza di cose «molto sperimentali». Una sfida intrigante basata sullo scambio sistematico: “Vorrei far «viaggiare» i suoni prodotti in tempo reale da me e da loro attraverso un gioco di rimandi e di trasformazioni continue”. Ma che cosa succederà sul palcoscenico? “Sarà una sorpresa. Anche per me. Di certo «collegheremo» il mio pianoforte con la console di Robert Lippok. Stabilito il contatto, partiremo verso l’ignoto: una frase al piano, un loop di risposta che innesca lo spunto per una mia reazione con un altro accordo, l’aggiunta di un delay, e così via…”.