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La questione della Moschea di Via G. da Verrazzano

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AREZZO – "La seguente nota è in risposta all’articolo pubblicato a firma della segreteria di rifondazione comunista, partito di appartenenza dell’assessore all’integrazione del Comune di Arezzo, e coglie l’occasione attraverso la questione della moschea di Via G. da Verrazzano, per tentare di comprendere la politica condotta dall’attuale giunta sull’integrazione dei migranti.

Si ricorda che l’associazione bengalese si è installata nei locali di Via da Verrazzano in contrasto con il regolamento condominiale, senza autorizzazioni degli Uffici competenti (Usl, Vigili Urbani, Vigili del Fuoco) in locali con destinazione d’uso esclusivamente artigianale. All’interno del seminterrato (ca.90 mq) si riuniscono oltre 100-150 persone contemporaneamente innescando problemi di sicurezza sia per loro stessi che per i condomini dell’edificio, nonché problemi di ordine pubblico dovuti all’affollamento, allo stazionamento davanti ai locali ed all’occupazione dei parcheggi della zona.

Considerando che la situazione è di conoscenza delle autorità locali da oltre un mese e che al momento non è stato preso alcun provvedimento sostanziale al riguardo, se ne deduce con amarezza che in pratica l’amministrazione sta lasciando ai responsabili dell’associazione comunità bengalesi ed alla proprietà dei locali il diritto di non rispettare le leggi a cui dovrebbero essere soggetti tutti i cittadini italiani e non, nel nostro territorio, creando pertanto una situazione di illegalità oltre a non garantire la sicurezza per tutti i cittadini.

Estendendo lo sguardo al nostro quartiere di Saione si può verificare come siano aumentate con il passare degli anni le condizioni di degrado e proporzionalmente siano diminuiti gli interventi sostanziali di ogni genere da parte dell’amministrazione comunale ed in particolare in relazione alle questioni dell’integrazione. Il risultato è la diminuzione di residenti di origine aretina sia in numero che in percentuale. Tale quadro certifica la fallimentarità di questa tipo di politica, non comprendendo che è attraverso il rispetto della legalità da parte di tutti i cittadini che si può raggiungere l’integrazione reale, e non attraverso l’illegalità, l’inazione ed il non controllo della gestione del territorio. La considerazione finale è che non si capisce se questa politica sia frutto di una precisa strategia o, come credo, dovuta alle modeste capacità dei nostri amministratori timorosi e riluttanti nell’affrontare in maniera seria tematiche di questo tipo. In ambedue i casi la situazione è comunque per noi cittadini particolarmente difficile (per usare un eufemismo), il che ci dovrebbe, anzi ci deve imporre una maggiore attenzione e partecipazione.

Il non firmare l’articolo da parte della segreteria di rifondazione con nome e cognome denota scarsa responsabilità e poco coraggio. Si ricorda la definizione di ordine pubblico dal dizionario De Mauro: ”tranquillità ed equilibrio basato sul rispetto delle legge e delle norme che la regolano”, pertanto il riferimento fatto sul nostro precedente articolo ci sembra pienamente centrato alla situazione, al contrario del riferimento particolare e restrittivo che ne ha fatto l’articolo della segreteria di rifondazione. La demagogia “sul luogo dove si incontrano famiglie” gli scriventi se la potevano risparmiare in quanto in oltre un mese non si è mai visto una donna o bambina nei pressi o all’interno della moschea. Inoltre l’articolo richiama a sentimenti di odio razziale che non hanno niente a che vedere con questa vicenda se non al bisogno di rifondazione comunista, direi di tipo ontologico, di inventarsi un nemico senza affrontare il problema nella sua essenza e cercare di risolverlo."

A nome della maggioranza dei condomini
di Via G. da Verrazzano, 19 Arezzo
Dott. Senesi Dario

Articlolo scritto da: Dott. Senesi Dario