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Mezzogiorno in recessione, 700mila in fuga

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Roma – Il divario tra Nord e Sud non accenna a colmarsi e il Mezzogiorno resta il regno della disoccupazione e dello scoraggiamento, terra di emigrazione, dove la crisi economica ha colpito più duramente che altrove. E' la situazione che emerge dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno, nel quale si parla senza mezzi termini di ''recessione''. Tanto che sono ben 700 coloro che negli ultimi dieci anni hanno scelto la via dell'emigrazione. Un quadro da cambiare al più presto, come ha sottolineato il Capo dello Stato Giorgio Napolitano nel suo messaggio al presidente dell'Associazione per lo Sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno, Nino Novacco. ''Deve crescere nelle istituzioni, così come nella società, la coscienza che il divario tra Nord e Sud deve essere corretto'', ha scritto infatti il Presidente della Repubblica.

Il Rapporto sottolinea la gravità degli effetti della crisi economica al Sud: calo del pil del 3,8% nel settore industriale mentre le produzioni manifatturiere scendono oltre il 6%. Nel 2008 il pil al sud ha registrato un calo dell'1,1%, con una minima percentuale di differenza rispetto al centro nord (-1%). Sempre secondo dati della Svimez, in poco più di dieci anni, tra il 1997 e il 2008, circa 700 mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno, mentre 95 mila persone in più nel 2008 entrano nella categoria dei disoccupati e scoraggiati.

Va ancora peggio se si va indietro nel tempo: ''dal 2004 al 2008 i disoccupati impliciti e gli scoraggiati sono aumentati di 424 mila unità''. ''Considerando anche questa componente, il tasso di disoccupazione effettivo del sud salirebbe a oltre il 22% – si legge nel Rapporto- Nel 2008 i disoccupati sono aumentati più al centro-nord (+15,3%) che al sud (+9,8%). Il tasso di occupazione nel Meridione è sceso al 46,1%: gli occupati sono cresciuti al centro-nord di 217 mila unità, mentre sono scesi di 34 mila nel Mezzogiorno. Tra i giovani dai 15 ai 24 anni la disoccupazione è arrivata al 14,5% al centro nord e al 33,6% al sud, dove sono cresciuti anche i disoccupati di lunga durata (sono il 6,4% del totale, erano il 5,9% nel 2007). All'Italia spetta il non invidiabile primato del tasso di disoccupazione giovanile più alto in Europa, di cui è responsabile soprattutto il Mezzogiorno. Nel 2008 solo il 17% dei giovani meridionali tra i 15 e i 24 anni lavorava contro il 30% del centro-nord.

Dal 2007 al 2008, poi, il tasso di crescita annua dei prestiti alle imprese è crollato al sud dal 14,9% al 7,9% contro un calo più contenuto a livello nazionale che va dal 12,4% al 10,2%. E tra il 1990 e il 2001 il numero di banche presenti al sud si è ridotto del 46% contro il 20% del centro-nord. Il numero di banche meridionali indipendenti è crollato da cento del 1990 a 16 del 2004 e negli stessi anni le banche di credito cooperativo si sono più che dimezzate passando da 213 a 111.

Molto negativi anche i dati sull'emigrazione: tra il 1997 e il 2008 circa 700mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno. Nel solo 2008 sono oltre 122mila i residenti delle regioni meridionali partiti verso il Centro-Nord a fronte di un rientro di circa 60 mila persone. Secondo Svimez, ''il Paese è spaccato in due sul fronte migratorio: a un Centro-Nord che attira e smista flussi al suo interno, corrisponde un Sud che espelle giovani e manodopera senza rimpiazzarla con pensionati, stranieri o individui provenienti da altre regioni''. Oltre l'87% delle partenze ha origine in tre regioni: Campania (-25 mila), Puglia (-12,2 mila), Sicilia (-11,6 mila).

L'emigrazione sembra inoltre interessare maggiormente la fascia teoricamente più dinamica del Sud, visto che in crescita sono le partenze dei laureati 'eccellenti': nel 2004 partiva il 25% dei laureati meridionali con il massimo dei voti; tre anni più tardi la percentuale è balzata a quasi il 38%. Inoltre, sempre secondo il Rapporto Svimez, i laureati meridionali che si spostano al Centro-Nord vanno incontro a contratti meno stabili rispetto a chi rimane, ma ottengono stipendi più alti. Un altro fenomeno di rilievo è quello dei pendolari ''di lungo raggio'', che vivono al Sud e lavorano al Centro-Nord o all'estero, rientrando a casa nel weekend o un paio di volte al mese. Nel 2008, dice il Rapporto, sono stati 173mila gli occupati residenti nel Mezzogiorno ma con un posto di lavoro altrove, 23mila in più del 2007 (+15,3%). Si tratta di giovani con un livello di studio medio-alto: l'80% ha meno di 45 anni, quasi il 50% svolge professioni di livello elevato e il 24% è laureato. Le regioni che attraggono maggiormente i pendolari sono la Lombardia, l'Emilia Romagna e il Lazio.

Il Capo dello Stato, nel suo messaggio, esorta a operare per cambiare questo stato di cose, anche facendo tesoro dei dati contenuti nel Rapporto Svimez. ''I rapporti della Svimez sull'economia del Mezzogiorno -scrive Napolitano- offrono, ogni anno, un quadro accurato di informazioni e valutazioni che fornisce la base per una analisi critica degli andamenti recenti, aperta ad una riflessione sulle prospettive dell'economia meridionale nei suoi rapporti con l'economia nazionale ed internazionale. Nell'attuale situazione di crisi economica e finanziaria, che spinge a dare priorità agli interventi che possono mitigarne gli effetti sulle famiglie e sulle imprese, il lavoro della SVIMEZ ci aiuta anche a comprendere la necessita' di una analisi non limitata all'immediato''.

''La crisi economica – prosegue – rafforza il convincimento che una prospettiva di stabile ripresa del processo di sviluppo debba essere fondata sul superamento degli squilibri territoriali, necessario per utilizzare pienamente tutte le potenzialita' del nostro Paese. Il fatto che le politiche di riequilibrio territoriale messe in atto in passato abbiano conseguito risultati insufficienti rende certamente indispensabile un forte impegno di efficienza e di innovazione da parte delle istituzioni meridionali; ma questo impegno non sarebbe sufficiente senza il supporto di una strategia di politica economica nazionale mirata al superamento dei divari in termini di dotazione di infrastrutture, di investimento in capitale umano, di rendimento delle amministrazioni pubbliche e di qualita' dei servizi pubblici''.

''In un contesto nel quale la crisi economica rende piu' difficile il bilanciamento tra i diversi obbiettivi, cresce l'incertezza sulle risorse disponibili, e insieme con essa, l'incertezza del quadro di riferimento delle politiche per il Mezzogiorno. Occorre reagire accrescendo la consapevolezza, nelle Istituzioni ed in tutta la societa' italiana, del carattere prioritario e della portata strategica dell'obiettivo del superamento dei divari tra Nord e Sud. Il lavoro della Svimez – conclude Napolitano – offre un contributo importante allo sviluppo di un confronto nazionale, aperto ed approfondito, su questi temi; confronto che la stessa Svimez ed altre istituzioni culturali meridionalistiche ritengono, fondatamente, indispensabile''.

Articlolo scritto da: Adnkronos