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Cura choc per tagliare liste e tempi di attesa

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Cura choc per tagliare liste e tempi di attesa

Piano straordinario della Asl. Intervento a tutto campo con oltre 450mila € investiti da qui alla fine dell’anno. Subito prestazioni aggiuntive da parte del personale dipendente ed eventuale ricorso alle strutture private accreditate. Maggiore programmazione dell’offerta sanitaria e appropriatezza delle prescrizioni per il futuro.

AREZZO – Una cura choc per abbattere le liste di attesa. Un’operazione da compiere in pochi mesi e poi mettere a regime in un sistema in grado di mantenere un equilibrio costante tra domanda ed offerta, con una garanzia di equo accesso, appropriato  alle reali esigenze di ogni cittadino e non ad un immotivato ed a volte dannoso, “consumismo” delle prestazioni.

La questione, nel suo insieme è nazionale, e addirittura travalica i confini del Paese, ma questa non è ne una consolazione ne una giustificazione perchè  ognuno sente i problemi di casa propria e li vuol vedere risolti.

Tutte le aziende sanitarie della Toscana sono state chiamate dalla Regione ad un impegno straordinario finalizzato all’abbattimento delle liste di attesa. Una richiesta supportata da un investimento straordinario (10 milioni di euro in tre anni) commisurato alla specifica situazione di ogni Asl.

 

Ed ecco allora il piano della Asl 8. Un piano da circa 450mila euro (di cui 305.000 di provenienza regionale), descritto analiticamente nella delibera approvata in questi giorni dalla direzione aziendale ed ora al vaglio della Regione Toscana e delle organizzazioni sindacali.

Un piano straordinario articolato in due fasi: una immediata, in grado di far sentire i suoi effetti positivi da qui al 31 dicembre, massimo i primissimi mesi del nuovo anno; una seconda fase, a medio/lungo termine in grado di mettere a regime l’annosa questione delle liste di attesa, assicurando un adeguato equilibrio tra domanda ed offerta di prestazioni sanitarie.

Un piano che, richiamandosi ad un vecchio adagio cinese – “non basta dare del pesce, ma bisogna anche insegnare a pescare per sfamare il popolo” –  agisce su due fronti: nell’immediato si “toglierà la fame” alle liste di attesa troppo lunghe, nel medio termine si adotteranno criteri più efficaci, efficienti e congrui per evitare che le liste di attesa rappresentino una “non risposta” alle esigenze sanitarie della popolazione.

 

La prima fase
Se la dichiarazione di intenti e le importanti risorse messe in campo possono far pensare ad un facile successo, dalla Asl invitano fortemente ad evitare trionfalismi e a restare con i piedi per terra sapendo che sarà una azione difficile e piena di oggettive difficoltà operative.

 

La prima fase punta ad assicurare certezza al rispetto dei tempi previsti dalla regione per l’accesso alle prestazioni specialistiche ambulatoriali (in tempi brevi e differibili), e cioè: 15/30 giorni per le visite specialistiche; 30/60 giorni per la specialistica ambulatoriale. Da sottolineare  – affermano alla Asl – che contrariamente al passato l’obiettivo aziendale, per certi aspetti ambizioso, non è quello di assicurare questi tempi in un solo punto di erogazione della provincia come indicato dalla regione, ma almeno in ognuna delle cinque zone sanitarie.
Per il raggiungimento di questo obiettivo il principale strumento individuato si chiama “prestazioni aggiuntive”, che tradotto significa più prestazioni erogate dai dipendenti dell’azienda sanitaria. E se non bastano, ove risulti congruente ed economico, non è escluso un maggiore ricorso anche alle strutture private accreditate. Insomma, in un modo o nell’altro la direzione aziendale è determinata ad azzerare liste e tempi di attesa e, possibilmente, vuole farlo in termini brevi, tre, quattro mesi al massimo.

Un traguardo ambizioso ma possibile – sostengono alla Asl – facendo ricorso come sempre alla collaborazione e all’impegno di tutto il personale.

 

I settori critici ed i dati di attività
Quattrocentoventimila. Tante sono state nel 2013 le visite specialistiche effettuate negli ambulatori della Asl. Sicuramente tante, ma non a sufficienza stando ai tempi di attesa che si registrano ad oggi per alcune discipline (principalmente oculistica, dermatologia, ortopedia e ginecologia per citarne le maggiori sofferenze). Per questo settore, il piano aziendale prevede di “richiamare”, anticipando la prenotazione già fatta, oltre 7mila persone oggi in lista di attesa.
Cosa un po’ più complessa, invece, per la diagnostica ambulatoriale, che complessivamente ha fatto registrare una mole di oltre 190mila prestazioni nel 2013. Su questo versante le persone da “richiamare” sono molte di più, oltre 20mila. Ed è per questo settore che molto probabilmente sarà gioco forza andare un po oltre il 31 dicembre per completare il lavoro, in considerazione dell’elevato numero di persone interessate. Le specialistiche maggiormente interessate allo sfoltimento delle liste di attesa in questo ambito sono le ecografie (6.000), gli ecocolordoppler (5.000) le mammografie (4.000). Contrariamente a quanto si possa pensare va molto meglio per la diagnostica pesante, Tac e Risonanze magnetiche. Poco più di un migliaio le persone interessate ad ognuna delle due discipline. Frutto del lavoro già avviato da mesi dalla Asl con l’introduzione delle classi di priorità.

 

La seconda fase
La seconda fase del piano straordinario, invece, si pone l’obiettivo di evitare la formazione di nuove code, mantenendo nel tempo un costante equilibrio tra domanda ed offerta di prestazioni sanitarie attraverso il monitoraggio degli andamenti, l’introduzione di meccanismi di appropriatezza delle prescrizioni, classi di priorità e percorsi specifici per particolari patologie (ad esempio cronicità). A questo proposito, per alcune patologie croniche saranno messe a disposizione dei medici di famiglia delle disponibilità (sia cliniche che diagnostiche), sotto forma di agende di prenotazione.

A disposizione dei medici di famiglia anche il telefono di reparto, da utilizzare per consulenze rapide e favorire processi comunicativi bidirezionali con gli specialisti ospedalieri.

In ultimo, ma non certo per importanza, nel prossimo futuro “chi prescrive prenota”. Saranno gli stessi medici, di famiglia o specialisti, che prescrivono una prestazione a doverla poi prenotare accedendo direttamente alle agende cup, nei tempi e modi adeguati al quadro clinico del paziente.