Nuove drammaturgie: una rassegna dedicata a scritture sceniche originali

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Nuove drammaturgie: una rassegna dedicata a scritture sceniche originali
GabbiaNO

Si conclude il cartellone della Rassegna Teatri d’Autore organizzata dalla Rete Teatrale Aretina, in collaborazione con il Comune di Arezzo – Assessorato alla Cultura –  al Teatro Pietro Aretino (Ar) giovedì 24 aprile alle ore 21.15 con lo spettacolo premio ARGOT 2013 “GabbiaNo, ovvero “De l’amar per noia”. Una farsaccia tragicomico-familiare su gente in vacanza da Anton Cechov per un dis-adattamento di Woody Neri con Marta Pizzigallo, Woody Neri, Massimo Boncompagni, Gioia Salvatori, Liliana Laera, Stefania Medri, Mimmo Padrone, Loris Dogana. Una produzione Compagnia Vanaclù e Teatro Stabile di Anghiari.

GabbiaNo è una riscrittura del testo di Anton Cechov. Né un’attualizzazione, né una riduzione, ma una revisione critica dello stesso Gabbiano. Il numero dei personaggi è ridotto a otto e sono omessi nomi di persone e luoghi per decontestualizzare l’azione in un tempo/luogo astratto. Tuttavia il plot del testo cechoviano è mantenuto intatto, così come è mantenuta la dinamica relazionale tra i personaggi che tale plot subiscono. Si amplifica la claustrofobia del testo originale: l’impianto scenico ruota intorno ad una piscina gonfiabile, reminiscenza di fanciullesche vacanze da cortile, a simboleggiare un lago. Un luogo che tutti descrivono come incantevole, ma che appare più come uno scantinato industriale, un rifugio antiatomico, una prigione (una Gabbia, appunto), dove i detenuti/personaggi trascorrono la loro personale ora d’aria, la loro vacanza, girando in tondo, a vuoto, nell’impossibilità mentale e fisica di evadere. Condannati ad una vita che si limita all’esistere, l’unica possibilità di trovarsi un senso è elevare l’inutile ad essenziale, la chiacchiera a filosofia, l’infatuazione ad amore, il ridicolo a tragedia.

Compagnia VANACLU’ è un progetto artistico composto da attori e che la figura dell’attore pone al centro della sua ricerca espressiva e poetica. Attore in quanto persona, essere fragile e trafitto, in bilico fra il reale e l’immaginario. Uomini e donne che fanno dei propri corpi e anime lo strumento d’indagine per il corpo e l’anima dell’Uomo. Lo stupore, la meraviglia, la magia, il dolore e il miracolo di esistere. Ridere e piangere, all’unisono, di ciò che ci rende umani e del disumano che ci rende angeli e diavoli.

La drammaturgia (che sia nuova, vecchia, adattata o riscritta) è sempre scrittura di e per la scena. La parola si piega al corpo di chi la parola pronuncia e vive, e sono corpi vivi quelli che appaiono di fronte ai vivi corpi di chi osserva, ascolta, partecipa. Il Teatro torna ad essere il luogo in cui l’uomo si commuove e ride di se stesso, perché è se stesso ciò che si trova di fronte. Un rito, blasfemo perché sacro. Tragico perché ridicolo.

Il Teatro siamo noi, colti nel fragrante reato di esserci.