Home Nazionale Scuola: oggi XX Giornata mondiale insegnanti, in Italia sono 626mila

Scuola: oggi XX Giornata mondiale insegnanti, in Italia sono 626mila

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Roma, 5 ott. (AdnKronos) – Si svolge oggi la XX Giornata Mondiale degli Insegnanti. “Quest’anno in Italia – spiega l’Anief – su indicazione della Campagna Globale per l’Educazione (Cge-It), la celebrazione si soffermerà sulle ‘crisi di apprendimento’, derivanti dal fatto che non sempre tutti i bambini hanno insegnanti preparati, motivati, in grado di identificare e supportare gli studenti più deboli e in numero sufficiente perché la carenza di insegnanti si traduce spesso in classi troppo numerose per garantire un apprendimento di qualità”.
“Secondo i dati forniti in queste ore dall’Istat, attraverso il rapporto annuale ‘Italia in cifre 2014’ – prosegue l’Anief – l’organico degli insegnanti italiani si compone in tutto di 626.067 unità. La maggior parte è in servizio nella scuola media superiore (in 204.242 su 126.056 classi) e nella primaria (201.226 suddivisi su 146.403 classi). Nelle scuole medie sono impegnanti 139.247 insegnanti per 82.565 classi. La scuola d’infanzia, infine, si avvale di 81.352 maestri operanti in 72.793 classi. Il fabbisogno ufficiale di classi è però sottostimato: basta dire che quest’anno in Italia si è registrato un incremento di circa 33.000 alunni, circa 90mila nell’ultimo triennio, ma ciò non è bastato per far incrementare l’organico dei docenti”.
“Anziché creare 4mila nuove classi, si è fatto finta di nulla – aggiunge l’Anief – ‘spalmando’ gli iscritti in più nei raggruppamenti scolastici già esistenti, giustificando il tutto sempre con l’intoccabilità degli organici dei docenti. Che continua a rimanere orfana dei 200mila posti, di cui 150mila docenti, tagliati a partire dal 2008 con la fantomatica Legge 133”.
“Il risultato di questa politica è che si sono raggiunti casi limite di classi composte fino ad oltre 40 alunni – prosegue l’Anief – a volte anche con 4 alunni disabili e con lo Stato risultato inadempiente tre volte: realtà scolastiche da terzo mondo, sdoppiate alla fine dagli uffici scolastici del Miur ma solo ad anno scolastico iniziato e a seguito di denunce pubbliche e circostanziate”.
“E non bisogna farsi ingannare dagli ultimi dati ufficiali – aggiunge l’Anief – pubblicati sempre dall’Istat, che collocano la media nazionale di alunni per insegnante tra i 12,3 (scuola media) e i 14,6 (scuola dell’infanzia): se ci ritroviamo, seppure ormai di poco, ancora sotto la medie Ocse è solo per la folta presenza, tutta italiana, di insegnanti di sostegno (110mila, a fronte di oltre 220mila alunni con handicap pari a 2,5% del totale), e degli insegnanti di religione (30mila)”.
“Se si scorporassero queste due tipologie di docenti – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – saremmo ora a commentare tutt’altri dati. Non a caso, solo poche settimane fa il primo rapporto internazionale sull’Efficienza della spesa per l’educazione, condotto da Peter Dolton, esperto mondiale di economia dell’educazione della London School of Economics, riportava che l’Italia potrebbe ottenere risultati Pisa ai livelli ragguardevoli della Finlandia, se riducesse il rapporto insegnante-allievo da 10,8 a 8,2 (-24,4%). Ma anche se si aumentasse la busta paga dei docenti dalla media attuale di 31.460 dollari a 34.760 dollari (+10,5%)”.
“Quella dell’esperto mondiale di economia dell’educazione – continua Pacifico – è stata una disanima sulla nostra istruzione a dir poco lucida: del resto, la qualità dell’istruzione è inversamente proporzionale al numero di alunni per classe. E anche la politica tutta italiana del far quadrare i bilanci dello Stato sulla pelle del personale si è reputata a dir poco fallimentare. Il recente rapporto ‘Sguardo sull’educazione’ dell’Ocde – Direzione dell’educazione e delle competenze, ha rilevato che i nostri insegnanti percepiscono quasi la metà dello stipendio di un collega tedesco, e rispetto alla media Ocde il 30% in meno”.
“Ora, se passerà la riforma della scuola italiana, proposta con le linee guida pubblicate da alcuni giorni, i nostri docenti si ritroveranno senza aumenti stipendiali fino al 2018. Per il 34% di quelli di ruolo, reputati poco meritevoli, la condanna allo stipendio congelato, oltre 4 punti sotto l’inflazione e in media 8mila euro l’anno in meno degli altri Paesi, si allungherà addirittura fino al 2021. Tutto ciò, a fronte di un orario di insegnamento annuale pressappoco uguale: in Italia 770 ore nella primaria – Ocse 790; 630/709 nella secondaria di primo grado, 630/664 nella secondaria di secondo grado. Come si fa a parlare di riconoscimento sociale della professione in queste condizioni?”, chiede Pacifico.