Home Attualità Al via IX congresso Cisal, tra riforme e ‘il lavoro che non c’è’

Al via IX congresso Cisal, tra riforme e ‘il lavoro che non c’è’

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Roma, 11 mag. (Labitalia) – Prende il via domani, a Rimini, e si terrà fino al 14 maggio, il IX congresso nazionale della Cisal – Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori, con lo slogan ‘Il Lavoro che non c’è’ (video).
All’evento prendono parte i componenti uscenti degli organi della Confederazione, i delegati eletti nei Congressi delle Unioni regionali e provinciali, nonché i rappresentanti eletti dalle rispettive Federazioni, per un totale di oltre 1.000 partecipanti.
“Il messaggio che vogliamo lanciare con questo congresso -spiega Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal, a Labitalia- è che le riforme non si annunciano, ma si concordano e si fanno. E i sindacati devono essere centrali, non è che senza sindacati le riforme si fanno meglio. Noi vogliamo essere propositivi, vogliamo partecipare al rilancio del Paese”.
La sessione plenaria si aprirà domani, alle 10, con la relazione congressuale illustrata dal segretario Cavallaro, e si chiuderà nella mattinata di giovedì 14.
I lavori del IX Congresso confederale vogliono, tra l’altro, lanciare l’ennesimo richiamo della Cisal al governo sull’assoluta priorità di una radicale riforma fiscale e di nuove relazioni industriali, perché vengano finalmente recuperate le risorse economiche indispensabili a dare credibilità e concretezza alle riforme e quindi alla crescita, all’occupazione e al “lavoro che non c’è”. “Si tratta di un Congresso particolarmente importante, considerato il momento delicato che sta vivendo il Paese”, precisa Cavallaro. “Discuteremo in particolare di riforme, forti della convinzione che non si possono attuare riforme efficaci senza risorse. E le risorse ci sono. Bisogna avere la volontà e il coraggio di portarle alla luce”, continua.
E Cavallaro ha ben chiaro dove è necessario intervenire subito. “Secondo noi, ciò che è più importante in questo momento -continua Cavallaro- per poter dare respiro agli italiani è la riforma del fisco. E noi, su questo punto, abbiamo fatto delle proposte ben precise. Abbiamo proposto una ‘Carta del contribuente'”. “Con la ‘Carta del contribuente’, i cittadini -spiega Cavallaro- possono andare da negozi e professionisti, e far ‘segnare’ tutto quello che si acquista. Dopodichè, gli acquisti fatti con la Carta si possono portare tutti o in parte nella dichiarazione dei redditi e per le detrazioni”.
“Così, nessuno -conclude Cavallaro- avrebbe interesse a pagare in nero ed evadere il fisco, e si potrebbero recuperare dei bei soldini da rimettere nel circuito delle riforme. Perchè riforme a costo zero non se ne possono fare”.
Il sindacato dice no a riforme fatte sulla ‘pelle’ dei lavoratori. “Noi diciamo: benissimo che si faccia la riforma della Pa, però bisogna vedere il risparmio che c’è e bisogna farla assieme. Se facciamo una riforma come quella fatta con le province, allora non va bene, perchè è un disastro, con circa 20mila lavoratori in esubero che non si sa dove collocare”.
“E tante province grazie a questa riforma -continua Cavallaro- stanno andando in dissesto finanziario. Non vogliamo che questo accada. Ma vogliamo che le riforme non solo si annuncino, ma anche che concretamente si discutano e poi si facciano. Siamo alla settima, ottava, forse decima, neanche lo ricordo, riforma della pubblica amministrazione: ogni governo, ogni ministro -continua Cavallaro- tenta di farne una, ma poi non sono andate sulle cose basilari”.
“Io dico una cosa molto semplice: vogliamo -si chiede Cavallaro- fare una riforma della pubblica amministrazione? Benissimo, sediamoci intorno a un tavolino la facciamo insieme. Ma non possiamo accettare che ci siano lavoratori della Pa in esubero quando poi dall’altra parte ci sono 360mila consulenti esterni che poi sono ‘doppioni’ di quanti già lavorano nella Pa. Vogliamo utilizzare -continua ancora Cavallaro- davvero le risorse interne per vedere davvero cosa succede? E poi tante leggi e normative vanno snellite, semplificate e rese comprensibili per i cittadini. Noi siamo per la riforma della pubblica amministrazione, l’importante è che a pagare non siano sempre i lavoratori”.
E sul Jobs Act Cavallaro sottolinea: “il Jobs Act non sarà quella riforma che permetterà all’Italia di uscire dalla crisi. Si parla -continua il dirigente sindacale- di 78mila assunzioni: benissimo, bisogna analizzarle bene perchè sono proprio la trasformazione da contratti a tempo determinato a contratti a tempo indeterminato, che non danno -conclude- nuova occupazione”.
Al sindacato, infine non va giù la riforma della scuola. “Io sono convinto -dice Cavallaro- che la ‘Buona Scuola’ non può essere soltanto mettere 100mila assunzioni dentro e poi dire ‘tutto bene, abbiamo chiuso la partita’. Non è così. ‘Buona scuola’ significa mettere in condizioni gli insegnanti di guadagnare bene per quello che fanno, in modo tale da incentivarli perchè non dobbiamo dimenticare che la scuola è l’istituto principale, quello che forma i nostri figli per un nuovo avvenire”.
“Non può essere -attacca ancora Cavallaro- una riforma quando a determinare le scelte di un istituto sia una sola persona. Ci vuole collegialità e discussione -conclude- per vedere come mandare avanti la scuola”.