Home Attualità L’anziano di oggi, l’anziano di domani

L’anziano di oggi, l’anziano di domani

0

?Nel 2050 gli anziani rappresenteranno circa il 35% della popolazione italiana. Ci deve essere un nuovo atteggiamento ed una nuova cultura che valorizzi le vitalità mai sopite ed i segnali di nuova centralità nelle relazioni sociali. La FNAP-CNA Federazione Nazionale degli Artigiani Pensionati ha affidato all?A.A.Ster uno studio sulle aspettative dei suoi soci ? ricorda Leo Milanesi responsabile provinciale FNAP-CNA. Un?indagine a livello nazionale che ha evidenziato alcuni elementi interessanti?.
L?anziano è preoccupato, nel 58,6% dei casi, del declino fisico e nel 39,5%, del benessere dei figli. Divisione netta dei giudizi sulla vita lavorativa e su quella in pensione: il 51% dichiara di non avere percepito alcun cambiamento sostanziale mentre il 44,7% ammette che il pensionamento gli ha peggiorato la vita. Il 44,5% è soddisfatto della propria situazione economica. Il 56,9% continua a frequentare amici ed avere relazioni sociali e ben il 70,4% afferma che la famiglia è il fulcro di queste relazioni. Interessante la valutazione sul servizio sanitario nazionale: il 28,8% lo valuta positivamente, il 26% incompleto ed il 24,9% costoso.
?L?indagine ? commenta Milanesi di CNA Arezzo ? ci segnala un campo di impegno prioritario: favorire la socialità degli anziani. Non solo con altri anziani ma anche con persone di altre generazioni. E non solo per conversare sulle cose passate e sui ricordi di ciascuno ma, forse soprattutto, per fare nuove esperienze di vita che aprano a un futuro sempre possibile. La solitudine infatti costituisce la principale paura che gli anziani avvertono: non poter più contare sulle reti consuetudinarie di aiuto, riconoscimento reciproco, solidarietà. Agire su questo versante significa fare i conti con il declino delle tradizionali forme di relazione, a partire da quella della famiglia. Ciò che prima costituiva l?insieme ?naturale? dei rapporti sociali su cui sviluppare identificazione e appartenenza oggi è in gran parte venuto meno?.
Ma non siamo in presenza di una totale dissoluzione del legame sociale: c?è, semmai, un complesso di fattori che da un lato impoverisce le relazioni ma dall?altro ?ricostruisce? nuovi ambiti.
Sono infatti in fase di sviluppo le forme di relazioni ?costruite?, quelle cioè consapevolmente praticate e volute da chi vi appartiene.
?Operare per far fronte alla solitudine significa, perciò, mettere gli anziani nelle condizioni di ?praticare? e di ?volere? nuovi contesti comunitari. Intervenire in questa direzione vuol dire aprire spazi di ampio respiro e di lungo periodo ? conclude Leo Milanesi . Il fatto di ospitare iniziative di socializzazione degli anziani non è, infatti, solo un problema di reperimento dei luoghi più appropriati ma diventa un problema di organizzazione del territorio, cioè di fruibilità di spazi sicuri, sufficientemente protetti, facilmente raggiungibili. E? solo un esempio, il cui senso è, però, chiaro: considerare l?ambiente come non più naturalmente dato, ma come contesto ?socialmente costruito?.
E? questa una sfida cui sono chiamati a far fronte tutti: enti pubblici, associazioni del terzo settore, organizzazioni di rappresentanza degli anziani. FNAP-CNA è tra queste?.

Articlolo scritto da: CNA Arezzo