Home Attualità ACI: la mobilità dev’essere equa oltre che sostenibile

ACI: la mobilità dev’essere equa oltre che sostenibile

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VENEZIA – "La mobilità non è un concetto astratto, ma un fattore che interviene nella nostra vita quotidiana e incide profondamente sulla sua qualità". Il presidente di ACI, Franco Lucchesi, nella sua veste di presidente di Mo.Ve, ha aperto così i lavori della prima sessione del Forum quest'anno dedicato al rapporto tra mobilità urbana ed equità sociale.

Franco Lucchesi ha voluto sottolineare l'importante cambiamento nell'approccio generale alle politiche di mobilità che si sta finalmente realizzando: "Di fatto – ha detto – oggi la mobilità è un problema della nostra quotidianità e lo sarà per molti anni ancora".

Lucchesi nel suo intervento introduttivo ha poi sottolineato che i risultati scientifici della task force approntata da Mo.Ve e il lavoro della Decima Esposizione Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, dedicata al futuro delle grandi città del mondo e che si conclude domani, sono in sintonia nell'indicare la necessità di un ritorno al primato del territorio nelle politiche sociali e urbanistiche. "Occorre ormai agire con decisione – ha concluso Lucchesi – per garantire il diritto alla mobilità ed evitare fenomeni di esclusione sociale".

Serge Wachter (membro del Comitato scientifico Mo.Ve. e figura chiave del Ministero francese dei trasporti) ha quindi illustrato i risultati della Ricerca condotta da Mo.Ve su cinque città (Barcellona, Bologna, La Coruna, Lione, Vienna) scelte come campione per comprendere la complessa relazione tra accessibilità alla mobilità urbana ed equità sociale, dalla quale emerge che la proporzione della popolazione attiva che lavora a più di 40 km da casa è raddoppiata nel giro di 15 anni e nello stesso periodo i chilometri percorsi sono aumentati di un terzo.

Negli ultimi dieci anni i posti di lavoro periferici crescono a un ritmo più rapido di quelli centrali, perché le aree periferiche urbane hanno registrato l'aumento demografico più elevato.

Secondo la ricerca di Mo.Ve, i percorsi di mobilità sono oggi molto più complessi con più chilometri percorsi. In media le distanze case-lavoro sono aumentate del 50 per cento in 15 anni.

La domanda di mobilità è in progressivo aumento in tutte le città: in 20 anni nelle grandi città europee la mobilità è aumentata del quattro percento l'anno, addirittura con un ritmo superiore alla crescita economica. Questa dinamica richiede una sempre maggiore flessibilità del "sistema trasporti" – che trova spesso la sola risposta nel mezzo privato: in sei anni la motorizzazione è cresciuta dell'11 per cento. Tale tendenza è più forte nelle aree periferiche (dove l'85 per cento della popolazione è costretta a far uso dell'automobile) che sono però anche le aree socialmente più "deboli".

La mobilità degli operai in Francia è aumentata del 30 per cento e quella dei quadri solo del sei.
A Lione risulta che i poveri sono dieci volte più poveri dei ricchi, ma sono solo tre volte meno motorizzati, perché in tutte le agglomerazioni negli ultimi 20 anni il possesso di automobili si è democratizzato. L'automobile – soprattutto in periferia – è considerata un bene di prima necessità.

Ma le disparità rimangono molto forti per quanto riguarda l'uso e le caratteristiche dei veicoli. Per i più poveri i veicoli sono più vecchi e in cattivo stato e inquinanti. Per i più poveri il 25 per cento del bilancio va in riparazioni del mezzo e nelle famiglie a reddito modesto, il 25-30 per cento del reddito va in spese di trasporto.