Home Cultura e Eventi Cultura Enrico Savelli: ‘Al Centro dell’Essere’

Enrico Savelli: ‘Al Centro dell’Essere’

0

Enrico Savelli, artista toscano capace di misurarsi con il linguaggio colto e essenziale dell’arte sacra, racconta il proprio mondo interiore nella bella mostra Al centro dell’essere, dal 14 Settembre al 15 Ottobre 2006 in una Serra della Botanica di Sotto del giardino di Boboli.

E’ una mostra di forte valenza spirituale, in cui la creatività diviene elemento cardine di una ricerca sui grandi temi dell’esistenza. La materia grezza prende forma umana, il marmo si plasma in figure possenti a dimensione naturale, incavate e assottigliate all’altezza del petto, per lasciar trasparire la luce, quasi un riflesso della creazione e della forza vitale che anima il mondo.

“Come la pittura di Piero della Francesca”, scrive nella brochure dell’esposizione lo storico dell’arte Thimoty Verdon, “Savelli restituisce alla materia il cuore luminoso avuto dal dio della luce. Un’arte di luce e silenzio che arde nelle figure dell’artista, come se questi uomini solenni celebrassero un rito che desta amore immenso”.

Curata dalla Soprintendenza al Polo Museale Fiorentino e dalla direttrice di Boboli, Litta Medri, la mostra accoglie il visitatore all’esterno della serra con una scultura in vetroresina raffigurante l’Agnello mistico, tema ricorrente nell’opera di Savelli, quasi una griffe. Emerge da due sottili lastre di marmo come da un sepolcro spezzato, alzandosi per 6,5 metri al centro del giardino degli agrumi. Simbolo storico di pace e resurrezione, secondo Verdon “fa pensare a una porta del percorso, una freccia che orienta lo spettatore, invitandolo ad avventurasi all’interno dell’edificio”.

L’allestimento non segue alcun criterio particolare. L’intento, semmai, è lasciare che ogni visitatore cerchi un proprio percorso, “esattamente”, ricorda Savelli, “come accade nella vita”. Disposte sotto la vetrata della serra, per meglio catturare l’essenza della luce, le tredici sculture si presentano come altrettanti tabernacoli dello spirito. Spiccano sei inediti: l’Evangelista (ne esiste un precedente in bronzo del 1983), La barca, Damasco, Forgiarsi, Il Rematore e Anime Gemelle. Inedita anche una tela quadrata di 1,5 metri, dipinta a olio, intitolata Il Risorto.

Tra le altre opere in mostra, Il tempio (scultura in marmo alta 1,8 metri, realizzata nel 2002 e da allora rappresentativa dello stile minimalista e rigoroso dell’artista) e il grande tondo in legno La Meridiana (1,5 metri di diametro), che echeggia la ciclicità del tempo e la sfericità del globo. E’ un olio su tavola e oro zecchino, che ripropone i colori della terra. Dal centro si innalza un ennesimo agnello, stavolta metafora del tempo, sorta di orologio solare punto di riferimento al cammino dell’uomo.
Ancora alla terra e ai suoi toni caldi e profondi è dedicata una serie di quindici dipinti su carta che hanno nel Blu di Prussia e nell’Oltremare i tratti coloristici dominanti. Proprio come per il grande tondo, queste improvvisazioni cromatiche vedono schiudersi il blu al centro e cangiare in un giallo oro intenso. “Un vero esercizio pittorico”, spiega Savelli, “L’energia che così si libera si trasferisce subito dopo nelle sculture”.
L’impronta artistica di Savelli, scrive Antonio Paolucci, soprintendente al Polo Museale di Firenze, è il risultato della combinazione di forme antiche e contemporanee, ritratti che suggeriscono una lettura malinconica, eppure di speranza.: “Savelli”, aggiunge, “arriva alla poesia in figura attraverso un percorso operativo difficile e doloroso, che non saprei definire che ascetico. Intendo per ascetico un modo di fare arte fondato sulla sapienza del cuore, sul rigore intellettuale e sulla strenua vigilantissima disciplina artistica”.

Info: tel. 0572. 616065 Ingresso: 8 euro (con prenotazione + € 4)
Orario: Settembre-Ottobre: 9 – 18,30. Chiuso 1° e ultimo lunedì del mese.

BIOGRAFIA

Enrico Savelli è un artista sostanzialmente autodidatta. Ha 51 anni e vive e lavora a Casore del Monte, borgo di origine medioevale sull’Appennino pistoiese. Nasce però in città, a Pistoia dove spende buona parte della giovinezza, a lungo indeciso se darsi all’arte tout court o all’arte della medicina.
C’è che viene da una famiglia di radicate tradizioni artigiane. I bisnonni paterni furono abili scalpellini e decoratori, quelli materni addirittura proprietari di una fonderia d’arte. E poiché il sangue, come noto, non è acqua, fin da bambino Savelli si diverte a plasmare la materia usando pietra e argilla.

In quegli anni a Pistoia, in particolare nel quartiere delle Fornaci, si respira ancora quanto resta della vivace atmosfera intellettuale ereditata grazie alla presenza di numerosi circoli letterari e di maestri del calibro di Giovanni Michelucci e Marino Marini. Savelli sa farne tesoro, così come fa tesoro della vicinanza (di casa) con lo scultore toscano Valerio Gelli, che ha la possibilità di osservare con attenzione anche mentre lavora.
La famiglia stessa lo stimola, tanto che il giovane apprendista non può fare a meno di avventurarsi sulla strada della pittura a olio, come testimonia un Cristo in croce, dipinto su tela realizzato in occasione di una saggio didattico. Risultato: Savelli, ormai maggiorenne, ma tenace nell’indecisione, si iscrive alla facoltà di Medicina.

Poteva essere la morte di una vocazione, di un fuoco sacro che continua però a covare sotto la cenere degli studi universitari. Di fatto, dopo quattro faticosi anni di anatomia e di ospedali Savelli abbandona per darsi completamente all’arte.
La sua produzione importante inizia con gli anni Ottanta. Si ispira alle teorie antroposofiche del filosofo austriaco Rudolf Steiner (l’arte come forma d'espressione che può mettere l'uomo in contatto con le forze e le verità più profonde dell’universo) e nel 1983 realizza in argilla un volto essenziale e ieratico, fuso poi nel bronzo, di San Giovanni Evangelista, tema forte e sentito che anticipa e alimenta la ricerca attuale.

La materia preferita resta il marmo bianco di Carrara e Savelli, ormai in piena fase creativa, ne ricava una galleria di busti dedicati a scrittori, pittori e musicisti colti nello stesso atteggiamento pensoso e contemplativo in cui egli stesso si riconosce: Mario Luzi, Giorgio De Chirico e altri, più o meno noti. Per gli Animali dell’Apocalisse aggiunge al marmo bronzo e legno. Si tratta di una serie di sculture d’ispirazione biblica che si ricollegano al messaggio profetico dell’Evangelista. Messaggio che solo di recente trova una sintesi estrema nell’Agnello Mistico, immagine salvifica diventata marchio dei lavori di Savelli.

Lo stile semplice, unito a una forza visionaria, lo porta a esporre in luoghi ricchi di carica spirituale. La prima personale risale al 1987 al Castello della Magione Templare di Poggibonsi. Tra l’88 e il ’91 è in mostra nel Chiostro della Chiesa di San Domenico a Siena e ai Palazzi Pretori di Sesto Fiorentino e Prato. L’esposizione più importante è del 1996 alla Galleria Via Larga di Firenze, mentre nel 2000 la nativa Pistoia gli apre le porte del Battistero per un allestimento dal titolo E’ qui. Il principio dalla Fine. L’Agnello mistico.
Partecipa anche a numerose collettive. L’ultima, quest’anno, a Firenze, Palazzo Panciatichi. Titolo: Il cavallo di De Chirico. Assoli d’autore in Toscana.