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I criteri generali per la rioganizzazione del personale

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AREZZO – “Pietra angolare” sulla quale costruire la macchina comunale: così l’assessore al personale, Alessandro Caporali, ha presentato stamani in aula la pratica relativa ai criteri per l’organizzazione del personale. “È dal 1996 che il Consiglio comunale non adottava criteri generali per l’organizzazione degli uffici. Oggi il Consiglio è chiamato a esprimere gli indirizzi sui quali hanno lavorato non solo la Giunta ma anche la Commissione, i consiglieri, le rappresentanze sindacali”.
L’attuale pianta organica del Comune conta 900 posti ma quelli occupati a tempo indeterminato sono 736 ai quali si aggiungono dipendeti a tempo determinato. Diminuiti i dirigenti che sono passati da 22 a 17.
“Abbiamo la necessità di modernizzare la struttura comunale e non intendiamo limitarci alla forma ma puntiamo sulla sostanza della razionalizzazione”. Caporali ha poi citato i quattro obiettivi fondamentali dell’amministrazione: miglioramento del rapporto con i cittadini in termini di facilitazione di accesso ai servizi, recupero di efficienza per liberare risorse, miglioramento della qualità del lavoro, sviluppo della capacità della struttura e ovviamente della sua capacità di tradurre le indicazioni di Giunta e Consiglio.

Alfio Nicotra (Prc) ha dichiarato di apprezzare il coinvolgimento del Consiglio Comunale: “è l’ora delle decisioni condivise, della partecipazione, della trasparenza a tutti gli effetti. Il Consiglio può rafforzare l’amministrazione se non ci sono decisioni dall’alto in materia di organizzazione dei servizi”. Ha quindi presentato gli emendamenti che richiedono la rinuncia al Direttore generale e il ricorso a convenzioni esterne solo in caso di assenza di figure professionali interne. Quanto alle Segreterie degli assessori, ha proposto strutture collegiali.

Marco Manneschi (Città Aperta). Con la Bassanini, gran parte delle decisioni amministrative sono affidate ai dirigenti: la politica non ha ancora accettato questa indicazione. Il potere decisionale sostanziale è quindi rimasto al livello politico. Ha quindi evidenziato, annunciando il suo emendamento, che “ogni atto amministrativo, prima di essere adottato, dovrà essere comunque preventivamente valutato in base all’esigenza, che il Comune di Arezzo riconosce prioritaria, di facilitare l’accesso dei cittadini e delle imprese ai servizi, di semplificare e abbreviare i termini di conclusione dei procedimenti”.

Stefano Baldi (Fi) ha chiesto che l’Ente rinunci al Direttore generale e che non si faccia ricorso a nuovi dirigenti, eliminando, per questi ultimi, la “segretezza” su stipendi e premi.

Edi Bacci (Ds) ha ricordato che “abbiamo ricevuto una pesante eredità definita dalla Rsu ‘un disastro organizzativo’ con le aree passate da 3 a 15 e gli uffici da 32 a 53. Questa macchina va quindi rivista con un’analisi del livello di benessere che regna negli uffici. I dipendenti devono lavorare in un contesto che consenta la soddisfazione personale e professionale”. Con un suo emendamento ha sottolineato la competenza dell’esecutivo in materia di personale.

Per Marco Tulli (Verdi): “Occorre un procedimento il più partecipato possibile e una metodologia partecipativa”: da qui un emendamento al testo iniziale della discussione.

Alessio Mattesini (Fi) ha chiesto che la spesa del personale scenda al di sotto del 39% e questo senza avvalersi né del Direttore generale né di nuove figure dirigenziali.

Alberto Merelli (An) ha sottolineato come nel passaggio dalla stesura originaria del testo a quella definitiva, la delibera ha aumentato la sua “scarsa comprensibilità”. Ad esempio sul Segretario generale, figura che ha sempre svolto compiti di consulenza e direzione d’ufficio, “non si capisce perché viene cassata proprio questa sua seconda competenza”. Nella riduzione delle strutture, i dirigenti di secondo livello “si vedono elidere sfere importanti di autonomia”. In generale dal documento emerge un Comune che guarda molto a se stesso senza cogliere la sua vera essenza: quella di un ente che si qualifica per le attività che riverberano effetti all’esterno. Ulteriori incertezze si colgono sui parametri di retribuzione del personale e manca “una chiara percezione dei criteri organizzativi. La delibera è una dichiarazione di principi che manifestano l’assenza di un’idea di percorso amministrativo e di conseguenza della macchina che dovrebbe accompagnare questo percorso”.

Luigi Lucherini (Fi) non ha trovato traccia di riferimenti ai compiti istituzionali del Comune, in sostanza l’erogazione dei servizi. Il benessere non può quindi limitarsi ai dipendenti nel loro luogo di lavoro ma va esteso alla qualità del loro lavoro che si traduce a sua volta in benessere a vantaggio dei cittadini. “Ho nominato personalmente un Direttore generale perché una struttura apicale come il Comune necessita di una figura che unifichi la responsabilità finale dell’intera macchina amministrativa”.

Molti emendamenti sono stati inseriti nel corpo della delibera che è stato approvato a maggioranza.